La gamma colori Citroen: questione di estetica, ma anche di sicurezza

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07 agosto 2020, 16.06
2cv
Per André Citroën, il colore della carrozzeria delle
sue automobili non era solo un elemento distintivo ma serviva anche ad
aumentarne la sicurezza. Diverse tinte per la carrozzeria, infatti, erano
disponibili su numerosi modelli, già a partire dalla 10HP Type A.
I colori delle vetture Citroën aumentarono negli anni: dalle
verniciature in due o più toni, disponibili sulle 8/10/15 HP e poi sulle C4 e
C6, passando alle tinte vivaci della 2CV e della Méhari.
Oggi, la gamma moderna offre un’ampia possibilità di
personalizzazione, come dimostrano le 97 diverse combinazioni per gli
esterni di Nuova Citroën C3
, per un’auto che riflette il proprio stile.
Il primo a pensarci fu proprio André Citroën, quando iniziò
a colorare le sue 5HP di giallo vivo, rendendole così popolari che il nome di
5HP Type C fu presto rimpiazzato da “Petit citron” (limoncino), tanto
risaltavano nel traffico parigino dell’epoca.
Era il 1922 e la scelta del Patron avvenne per due precise
ragioni: rendere inconfondibili le sue automobili e aumentarne la sicurezza,
grazie alla loro immediata visibilità nel panorama circostante. Un’auto
colorata (gialla, rossa, verde vivo, azzurro…) è molto più facile da
individuare sia per le strade della Ville Lumière
, dove all’epoca
circolavano vetture prevalentemente di colore blu, nero o grigio, che nel verde
del panorama della campagna francese.
Per André Citroën questo fu un discreto sforzo industriale.
Lui che aveva portato in Europa la catena di montaggio della Ford Model T
americana, modificò radicalmente una delle peculiarità di questa celebre
vettura: il colore nero della carrozzeria, unico disponibile a catalogo.
La ragione per cui le vetture americane fossero
esclusivamente di colore nero, non era strettamente legata ad una semplice
preferenza cromatica ma era dovuta al fatto che questa era la tinta che seccava
più rapidamente: bastavano infatti poche ore rispetto alle intere giornate
necessarie agli altri colori. La catena di montaggio doveva girare a ritmi
vorticosi e non c’era tempo di attendere l’asciugatura.
Dopo un periodo di colori più tradizionali per la Traction
Avant
(dove il nero la fece da padrone per tutto il periodo di produzione),
con l’arrivo della 2CV nel 1948 Citroën tornò al colore, ma non subito: infatti
la prima 2CV era grigia, un grigio “industriale”, molto simile a quello del
furgone Type H che l’aveva preceduta un anno prima.
Fu il 1955 l’anno della svolta: al Salone di Parigi apparve
la DS19 che in un orizzonte di vetture grigie, nere e blu, si presentava sullo
stand Citroën, d’emblée, in uno scioccante verde mela abbinato a tetto
bianco
, in giallo champagne con tetto melanzana (o l’inverso) con interni
coloratissimi, che qualche anno dopo divennero disponibili con tessuti
“leopardati” denominati Helanca Mordorée (oggi ambitissimi dagli appassionati)
dai colori sempre sgargianti.
Gli anni ‘80 furono invece marcati da tinte più sobrie, ma
con la costante presenza nelle Concessionarie della Marca delle serie speciali
di Dyane e 2CV, come la gamma delle Charleston disponibili bordeaux e nere,
gialle e nere ed in due elegantissimi toni di grigio. Poi, negli anni ’90,
arrivarono i colori metallizzati di Xantia e XM: Rouge Mandarin, Vert
Vega, Bleu Mauritius per arrivare negli anni 2000 alle tinte di C3 e di C3
Pluriel
, queste ultime palesemente ispirate a quelle degli anni ‘70, come i
tre colori di lancio: azzurro, arancio e verde che richiamavano il Bleu
Platiné, l’Orange Tenere ed il Vert Argenté.
Oggi, Citroën offre ai suoi clienti un’ampia possibilità di
personalizzazione della propria vettura e diversi modelli della gamma attuale
propongono una vasta scelta, resa possibile da numerose tinte per la
carrozzeria da abbinare al tetto bicolore a cui si aggiungono tocchi di colore
a contrasto che contraddistinguono elementi specifici degli esterni e che
sottolineano il carattere delle vetture.
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