I dazi non servono: la Cina è sempre più protagonista del mercato europeo (e lo fa con le ibride)

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25 giugno 2025, 10.56
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Nonostante l’introduzione dei dazi europei sulle auto elettriche cinesi, il mercato automobilistico del Vecchio Continente sta vivendo una trasformazione silenziosa ma dirompente. A maggio 2025, mentre le immatricolazioni complessive nell’Unione Europea sono aumentate appena dell’1,3% rispetto all’anno precedente, i costruttori cinesi hanno registrato un vero e proprio balzo in avanti: +85% in un solo anno, portando la loro quota di mercato al 5,4%. Il dato è storico, e conferma come i dazi stiano facendo ben poco per frenare l’avanzata di marchi come MG, BYD, Chery e Xpeng.

L’offensiva cinese: numeri che ridisegnano il mercato

Nel mese di maggio sono state oltre 60.000 le vetture cinesi immatricolate in Europa. MG si conferma il marchio più forte con 26.855 unità (+27% su base annua), spinte in particolare dalla MG 3, una piccola berlina ibrida particolarmente apprezzata nei mercati occidentali. Da gennaio a maggio, MG ha già venduto più di 126.000 auto.
BYD, specialista in elettrico e ibrido plug-in, ha messo a segno la crescita più rapida: +388% in un anno con 13.580 unità vendute a maggio. Il merito va soprattutto alla Seal U DM-i, il SUV ibrido ricaricabile che ha conquistato oltre 7.000 clienti nel solo mese, superando modelli europei come Volkswagen Tiguan e Volvo XC60.
Chery, invece, ha moltiplicato per dieci le sue vendite rispetto a maggio 2024, arrivando a 7.963 immatricolazioni (+900%). Il risultato è trainato dalle nuove linee Omoda e Jaecoo, brand nati per il mercato europeo. Anche Xpeng continua a crescere con numeri incoraggianti: 1.589 immatricolazioni a maggio contro le 353 dell’anno precedente.

Strategia flessibile e adattamento normativo

Il successo cinese non è frutto del caso. Da quando l’Unione Europea ha introdotto dazi aggiuntivi sulle auto elettriche provenienti dalla Cina (a novembre 2024), i costruttori asiatici hanno saputo reagire rapidamente, riposizionando la propria offerta verso modelli ibridi plug-in (PHEV) e, in parte, termici.
I numeri parlano chiaro: la quota di elettriche pure (BEV) tra le auto cinesi vendute in Europa è scesa al 29% (17.530 unità) contro il 41% di un anno prima. Al contrario, le ibride plug-in sono cresciute del +874%, con 13.040 unità vendute. Le ibride non ricaricabili (HEV) sono passate da meno di 1.000 a 9.560 immatricolazioni (+991%), mentre le termiche tradizionali tengono quota ma perdono peso relativo, scendendo dal 45% al 29%.
MG, da sola, rappresenta i due terzi delle vendite ibride cinesi in Europa, mentre BYD punta a consolidare la sua presenza con una fabbrica europea in Ungheria pronta a partire nel 2026. Un investimento che rafforzerà ulteriormente la capacità di penetrazione del marchio nel mercato europeo.

Un cambiamento che mette in discussione le regole

Dietro l’apparente normalità dei dati mensili, si cela una rivoluzione industriale che rischia di cogliere impreparata l’industria automobilistica europea. I dazi, pensati per proteggere i produttori locali, non sembrano ostacolare l’avanzata cinese. Al contrario, potrebbero favorire una diversificazione dell’offerta asiatica, rendendola ancora più attraente per il consumatore europeo.
Con le vendite in costante crescita e investimenti diretti sul suolo europeo, i costruttori cinesi non sono più solo “outsider” competitivi sul prezzo, ma veri protagonisti della nuova era della mobilità. Il rischio per l’industria europea è evidente: non affrontare con decisione la concorrenza potrebbe tradursi in una perdita strutturale di quote di mercato, innovazione e capacità produttiva.
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