Mentre si discute dell'
aumento dei limiti di velocità in autostrada, il 1° gennaio porta con sé una costante ormai familiare per
milioni di automobilisti:
l’aumento dei pedaggi autostradali. Al casello,
insieme agli auguri di buon anno, arriva infatti l’adeguamento tariffario
previsto da un decreto interministeriale firmato dal Ministero dell’Economia e
da quello delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Gli incrementi non sono una novità improvvisa né una
decisione estemporanea. Sono, al contrario, il risultato di meccanismi
stabiliti da tempo nei contratti di concessione sottoscritti anni fa dalle
società che gestiscono la rete autostradale – prima fra tutte Autostrade per
l’Italia. Nei documenti di gara, nero su bianco, è previsto che le tariffe vengano aggiornate periodicamente sulla base di alcuni parametri, tra cui
l’andamento dell’inflazione.
Per il 2026 l’adeguamento medio è fissato all’1,5%, valore
che coincide con l’indice di inflazione di riferimento. A confermare la
legittimità di questo meccanismo sono intervenute sia la Corte Costituzionale
sia l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art). Proprio quest’ultima ha
determinato l’entità dell’aumento, rendendo di fatto inevitabile
l’aggiornamento delle tariffe.
Il parere del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti
La decisione è stata accolta dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti con evidente disagio. In una nota ufficiale, il
Mit ha spiegato di non avere margini di intervento, sottolineando come la
sentenza della Corte Costituzionale abbia impedito il tentativo del ministro
Matteo Salvini e del governo di congelare i pedaggi in attesa della definizione
dei nuovi Piani economico-finanziari (Pef). Una presa di posizione che, però,
non chiarisce del tutto un quadro normativo e amministrativo più articolato.
Ma cosa sono, esattamente, questi Pef? I Piani
economico-finanziari sono documenti che ogni anno le concessionarie
autostradali presentano al Ministero delle Infrastrutture, generalmente in
autunno. In essi vengono indicate le richieste di adeguamento tariffario,
basate su variabili come l’andamento dei prezzi, le previsioni di traffico e
gli investimenti realizzati sulle tratte, al netto dei costi di manutenzione
ordinaria e straordinaria. La valutazione spetta formalmente al Mit, ma il
ruolo decisivo nella determinazione finale delle tariffe resta in capo al
Ministero dell’Economia. Del resto, nei contratti di concessione l’aumento dei
pedaggi è un elemento strutturale: bloccarlo espone lo Stato al rischio di
contenziosi, molti dei quali sono già da anni all’esame dei tribunali
amministrativi.
Gli aumenti più corposi sulla Salerno-Pompei-Napoli
Venendo ai numeri, l’incremento percentuale più elevato
riguarda l’autostrada Salerno–Pompei–Napoli, con un +1,923%. La maggior parte
delle concessioni si colloca però sulla soglia standard dell’1,5%. In questa
fascia rientrano, tra le altre, Autostrade per l’Italia, Brescia–Padova,
Autovia Padana, Salt–Tronco Autocisa, il Consorzio Autostrade Siciliane, Milano
Serravalle, la Tangenziale di Napoli, Rav, Sat, Satap A4, Sav, Sitaf,
Fiori–Tronco A6, Cav e Asti–Cuneo. Lo stesso aumento interessa anche le tratte
gestite da CAL, come Pedemontana Lombarda, Teem e Brebemi. Poco sotto la media
si colloca l’autostrada del Brennero, con un adeguamento dell’1,46%, mentre
restano escluse dagli aumenti l’Autostrada Alto Adriatico e Strada dei Parchi.
Sul piano politico, la questione ha immediatamente acceso lo
scontro. Duro l’attacco del Partito Democratico, che accusa il ministro Salvini
di voler scaricare sulla magistratura costituzionale le responsabilità dei
rincari. «I comunicati del Mit certificano il fallimento del ministro dei
Trasporti – dichiarano Andrea Casu e Marco Simiani, vicepresidente e capogruppo
Pd nelle commissioni competenti –. Mentre i cittadini pagheranno di più dal
primo gennaio, si infligge un’ulteriore stangata all’autotrasporto, già colpito
dall’aumento delle accise sul Diesel e dalla nuova tassa sui pacchi. È davvero
colpa dei giudici se Salvini non riesce a fare il ministro?».
Al di là delle polemiche, una cosa è certa: anche nel nuovo
anno viaggiare in autostrada costerà di più. E il dibattito su concessioni,
tariffe e responsabilità politiche è destinato a restare aperto.