Dopo Spa, torna il dibattito: la pioggia sta uccidendo lo spettacolo in F1. La FIA studia soluzioni estreme, tra cui parafanghi e coperture anti-spray. Ma il vero nemico è il diffusore.
Formula 1 e pioggia, una coppia che non regge più. Da diversi anni a questa parte, i weekend bagnati stanno diventando sinonimo di attese infinite, partenze dietro la safety car e, spesso, gare mutilate. L’ultimo esempio? Il GP di Spa 2025, dove la direzione gara ha fatto scendere le monoposto in pista con oltre un’ora di ritardo, per soli quattro giri dietro alla safety car, in attesa che l’asfalto si asciugasse. Risultato: spettacolo ridotto, strategie compromesse e piloti frustrati.
Ma cosa sta succedendo? È ancora possibile correre sul bagnato in F1? E, soprattutto, si può risolvere il problema della visibilità senza stravolgere le monoposto?
La proposta estrema: parafanghi in carbonio
Per la FIA, la chiave potrebbe essere l’introduzione di parafanghi o copricerchi anti-spray, progettati per limitare la quantità d’acqua sollevata dagli pneumatici da bagnato. Non è una novità assoluta: nel 2023, Ferrari aveva già testato un primo prototipo di parafango in carbonio. Tuttavia, i risultati furono deludenti. Anche con i copricerchi montati, la visibilità per chi seguiva rimaneva pressoché nulla.
La causa? Non solo gli pneumatici, ma soprattutto il diffusore posteriore, che genera una nube d'acqua finissima e persistente. È questo elemento aerodinamico, cruciale per il carico e la stabilità, a creare le vere “tempeste visive” alle spalle delle monoposto.
Una questione di compromessi
Modificare o coprire il diffusore per ridurre lo spray è, per ora, una strada impraticabile: significherebbe compromettere le performance e snaturare il concetto stesso di F1. E nemmeno l’alzare le vetture da terra, per limitare l'effetto suolo, sembra una strada percorribile senza impattare drasticamente sul bilanciamento e sull’efficienza.
Ecco perché, nonostante le buone intenzioni, i test con i parafanghi sono stati messi in stand-by. La FIA ha dichiarato che continuerà a lavorare a una soluzione per il 2026, anno in cui i regolamenti tecnici porteranno monoposto con minore effetto suolo e, potenzialmente, meno spray in caso di pioggia.
L’equilibrio difficile tra sicurezza e spettacolo
Nel frattempo, cresce il malcontento. Piloti, team e appassionati chiedono chiarezza. Valtteri Bottas ha definito la gestione delle gare bagnate “eccessivamente prudente”, mentre Lando Norris ha parlato di “Formula No”. Alcuni team, in previsione del maltempo, scelgono assetti da pioggia alti di carico, ma si ritrovano penalizzati quando la gara non parte o parte tardi. Le strategie diventano una lotteria.
Anche la scelta di eliminare la partenza da fermo a favore del "rolling start" su pista umida, pur comprensibile sul fronte sicurezza, toglie pepe al momento più atteso della gara.
Verso il 2026: meno spray, più coraggio?
L’obiettivo della FIA è chiaro: rendere di nuovo possibile correre in condizioni miste o bagnate, senza mettere a rischio i piloti e senza sacrificare lo spettacolo. Ma le soluzioni aerodinamiche non bastano, serve anche un cambiamento culturale nella gestione gara.
Con il nuovo regolamento tecnico 2026, che ridurrà l’effetto suolo e le dimensioni dei diffusori, si apre uno spiraglio. Ma finché non sarà trovata una risposta concreta al problema della visibilità, il rischio è che la Formula 1 continui a evitare la pioggia come se fosse un nemico, dimenticando le epiche battaglie sul bagnato che l’hanno resa leggenda.