Il nome GP si abbina alla Mini John Cooper Works per la terza volta nella sua storia e anche questa volta lo fa in grande stile, portando sulla versione 3 porte il motore più potente mai equipaggiato da una Mini. Il look aggressivo con soluzioni inedite si ispira alla prima generazione, che ormai sta entrando di diritto nella leggenda.
Prima di raccontarvi come va nella nostra prova su strada la nuova Mini JCW GP (F56), ripercorriamo la storia delle sue antenate.
Mini JCW GP: la prima serie fa ancora sognare
Con il restyling di fine 2004, la prima generazione della nuova Mini cambia alcuni dettagli, aumenta di qualche cavallo nella versione Cooper S, ma soprattutto nel 2006 propone la versione più “cattiva” mai pensata per la piccola inglese di Casa BMW. Dalle carrozzerie Bertone di Grugliasco usciva, infatti, la Mini Cooper S John Cooper Works GP kit (R53), una serie speciale con soli 2 posti (dietro c’è un rollbar e un ampio bagagliaio), un alettone in Carbonio e cerchi in magnesio da 18 pollici. I cavalli erogati dal 1.6 con compressore salivano dai 211 della JCW ai 218 della GP. Numeri che le permettevano di raggiungere una velocità di 233 km/h con uno 0-100 km/h coperto in meno di 6,5 secondi. Tutti gli esemplari erano numerati sul tetto (da GP 0001 a GP 2000, con, appunto solo 2.000 unità prodotte) e nella targhetta interna. A livello estetico, completava il kit il colore speciale Thunder Blue con tetto Argento e specchietti rossi. L’elemento chiave era il peso, ridotto a meno di 1.200 kg con conducente e serbatoio pieno.
La seconda generazione di Mini GP (R56) è passata più in sordina, riscuotendo un po’ meno successo, ma confermandosi anch’esso un discreto “ferro”. L’estetica riprendeva la versione precedente, ma sotto il cofano batteva il 1.6 turbo condiviso con Peugeot, anche se la potenza di 218 CV rimaneva la medesima, la coppia era salita a 280 Nm (sulla R53 erano 199 Nm) e le prestazioni dichiarate parlano di 240 km/h di velocità massima, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,3 s.
Anche se ancora non si teneva conto di questo parametro per le auto sportive, la Mini GP 1 staccò il tempo di 8’41’’ al Nurburgring, mentre la GP 2 segnò 8’23’’. Per completezza di informazioni, la attuale GP 3 ha fatto registrare un tempo di 7’59’’.
Mini JCW GP: fuori esagerata, dentro full optional
La Mini John Cooper Works GP colpisce subito per la sua aggressività. Si fanno subito notare gli “spats” in carbonio, queste appendici aerodinamiche, figlie della galleria del vento, che sono posizionati sopra ogni passaruota. Questi ultimi sono decisamente allargati e si uniscono al gigantesco alettone posteriore, firma distintiva della GP, impreziosita da inserti in rosso. Davanti troviamo accenni dello stesso colore che adornano il paraurti anteriore molto pronunciato, mentre al posteriore c’è un estrattore abbastanza contenuto che ingloba il terminale di scarico centrale con due tubi dal diametro di 90 mm.
Si confermano i fari Full LED all’anteriore e al posteriore, con la tipica presa d’aria sul cofano che rimane tappata in questa versione. Anche i cerchi da 18” forgiati sono i più estremi, in termini di peso, mai fabbricati da Mini e sono stati studiati specificatamente per l’assetto ribassato di un centimetro.
Dove si trova la numerazione tipica dei modelli Mini GP? Con questa terza interpretazione viene dato spazio alla numerazione progressiva proprio sugli “spats”. Nel nostro caso, infatti, il modello numero “150” viene riportato su entrambi i passaruota anteriori.
A livello di colorazioni, Mini ha presentato la nuova tinta Racing Grey, molto indovinata in abbinamento ai vari dettagli nero lucido, Chili Red e Rosso Matt.
Gli interni della Mini JCW GP propongono i bellissimi sedili sportivi con poggiatesta integrato e cinture rosse, mentre la zona del cruscotto non ha accenti differenti dal solito, se non per il volante dalla corona spessa, dietro il quale si nascondono i paddle in alluminio stampati in 3D pronti a gestire il cambio automatico. Sulla zona destra della plancia, però, è presente nuovamente la numerazione “GP0150”,
Quando ci si guarda alle spalle si ottiene un’ulteriore conferma di essere a bordo della GP. Niente divanetto posteriore, sostituito con il tipico rollbar di colore rosso delle GP, una scelta che irrigidisce la vettura e permette di risparmiare un po’ di peso, oltre a garantire una capacità di carico da station wagon, con ben 612 litri di capienza. La Mini più veloce di sempre sì, ma anche la più capiente.
Alla guida della Mini JCW GP da 306 CV: è veramente la più veloce di sempre? Sì, ma…
Il motore che equipaggia la Mini JCW GP già lo conosciamo e lo abbiamo potuto apprezzare, ad esempio, sulla Clubman JCW: si tratta del 2.0 turbo da 306 CV e 450 Nm di coppia (tra 1.750 e 4.500 giri). Dopo aver trovato posto sulla sorella più lunga, oltre che sulla Countryman JCW e sulla cugina BMW M135i, per la prima volta questo propulsore viene abbinato alla sola trazione anteriore, ma anche a una vettura che è lunga solamente poco più di 4 metri. Il risultato è uno 0-100 km/h in 5,2 secondi e una velocità massima di 265 km/h.
La Mini John Cooper Works GP adotta un cambio automatico steptronic (convertitore di coppia della Aisin) a 8 rapporti, abbinato al differenziale autobloccante meccanico montato sull’asse anteriore, integrato nella trasmissione e collegato al Dynamic Stability Control (DSC) e con blocco fino al 31%. Il meccanico a controllo elettronico è una novità per Mini, che con la GP ha voluto dare un ulteriore tocco di raffinatezza alla complicata questione dello scaricamento a terra dell’abbondante coppia. In termini di numeri, infatti, la GP ha una potenza pari a quella di una sportiva di segmento C, come una Megane RS Trophy, giusto per fare un esempio a trazione anteriore. Vediamo, però, come si comporta su strada.
Una volta acceso il 2.0 benzina, la vettura emette dal doppio terminale da 90 mm un piacevole ruggito con scoppiettio annesso, un bel benvenuto a bordo. Indossata la cintura di colore rosso, ci si trova ben presto a proprio agio nella giusta posizione di guida.
La prima cosa che si nota è l’assetto granitico di questa vettura, non regolabile, come non è regolabile nessun altro elemento dell’auto (scordatevi le modalità Sport, Mid ed Eco delle altre Mini). L’unica regolazione proviene dal DSC, che attiva la GP Mode, in grado di supportare meglio in fase di frenatura di controllo del motore, ma nulla che cambi volto all’auto come accadeva in precedenza. “Se anche le altre componenti sono tarate in maniera così aggressiva”, penso tra me e me, “questa GP è pronta a scendere in pista” e il motore non mi smentisce. Sempre pronto e reattivo, ha un allungo che fa rabbrividire, e la curva di erogazione non è neanche così piatta come mi aspettavo. La spinta si sente, è regolare, ma non noiosa e questo la distingue da un buon numero di concorrenti, ricche di cavalli e di coppia, ma dall’erogazione talmente precisa e piatta, da non trasmettere particolari emozioni.
Tornando sull’assetto, quest’ultimo non permette un utilizzo così sereno tra le buche cittadine, anche per colpa della spalla degli pneumatici 225/35 R18 dell’abbassamento complessivo del corpo vettura di 10 mm. Lo svantaggio si tramuta in vantaggio tra le curve, dove il rollio è praticamente inesistente.
Sul capitolo misto stretto c’è da dire tanto. Partiamo con il dirvi che il comparto sospensioni e differenziale non tradiscono la natura racing della GP, accompagnando la vettura nei cambi di direzione repentini e assecondando quasi ogni desiderio del guidatore. Il sottosterzo è molto basso e la vettura risulta veramente affilata, anche in uscita di curva, nonostante la sola trazione anteriore. Se l’autobloccante lavora bene, non si può dire lo stesso dello sterzo, che non è mai abbastanza diretto. Le JCW e le Cooper S ci hanno sempre soddisfatto sotto questo punto di vista, con una consistenza, un peso e una precisione del volante che ci invogliava a tessere le lodi di questa componente, ma questa volta qualcosa è andato storto. Un po’ di vuoto al centro e l’abbondante demoltiplicazione non soddisfano durante la guida, anche se man mano che cresce l’andatura la situazione migliora.
A compensare questa mancanza ci pensa, però, il posteriore leggero, che in ingresso curva tende ad allargarsi, agevolando l’inserimento. Bisogna ricordare, inoltre, la massa complessiva della vettura, che si attesta sui 1.330 kg in ordine di marcia, pochi se consideriamo i tempi moderni, ma che potrebbero essere ancora meno se in Mini avessero sacrificato ulteriormente alcuni accessori di comfort.
Abbastanza svelto e preciso, invece, il cambio automatico a 8 rapporti, in grado di garantire un buon feedback con i bei paddle di alluminio dietro al volante, ma che si rivela più preciso e “ubbidiente” in salita rispetto alla scalata di marcia. Un altro aspetto che colpisce è l’erogazione del motore in rapporto alle marce inserite. Mi spiego meglio: la coppia di 450 Nm non viene erogata del tutto in prima e seconda, ma si rende disponibile esclusivamente dalla terza marcia in poi. Questo spiega l’assenza del sottosterzo, il lavoro dell’autobloccante facilitato e l’impressionante spinta che si sente quando si inserisce il terzo rapporto. Un escamotage che rende più guidabile la Mini GP nel misto stretto, ma che al tempo stesso la penalizza un po’, rendendola maggiormente efficace su strade più aperte. Forse così lo spirito Mini si perde un po’.
Veniamo al sound. Di questi tempi, tra filtri ed emissioni, un’auto che offre un sound così piacevole è una rarità, anche se, paragonando il timbro alle JCW del passato qualche rimpianto rimane. Gli scoppiettii annunciati in accensione spariscono quasi del tutto durante la guida, ma il sound percepito in fin dei conti e più che soddisfacente.
Bene anche l’impianto frenante, composto da dischi da 360 mm con pinza fissa a 4 pistoncini sulle ruote anteriori e freni a pinza flottante a pistoncino singolo sulle ruote posteriori. Infine, per quanto riguarda i consumi, la Mini GP dichiara 7,3 nel ciclo misto omologato, mentre noi abbiamo registrato una media di circa 10 l/100 km durante il nostro test drive, un dato abbastanza buono considerando le potenze in campo.
In sintesi, la Mini GP è un’auto unica nei suoi pregi (e nei suoi difetti) ed è senza dubbio un pezzo da collezione per gli appassionati. Lo sterzo e i tanti filtri “moderni” la penalizzano un po’, ma rappresenta in tutto e per tutto il concetto super hot hatch moderna. Un missile.
Mini JCW GP: prezzo e concorrenti
La nuova Mini John Cooper Works GP è disponibile in Italia in soli 150 esemplari sui 3.000 prodotti in totale, a partire da 45.900 euro. A questa versione si può aggiungere il pacchetto Comfort (3.000 euro) che aggiunge il Mobility Kit, il navigatore da 8,8 pollici, i sedili riscaldabili, il clima bizona, l’antifurto volumetrico e il bracciolo centrale.
Quando si parla di concorrenza diretta, la Mini JCW GP corre su un binario a sé, poiché non esiste alcuna segmento B con tale potenza a trazione anteriore. L’unica che si avvicina per spirito e prezzo è la Toyota GR Yaris, leggermente più economica e con qualche cavallo in meno, ma con la trazione integrale e uno spirito più rallystico.
Se guardiamo esclusivamente al listino e alla potenza, invece, ci sono diversi player di segmento C, come la 308 GTI, la “sorella” Serie M135i, la i30N, la Focus ST e la Megane RS. L’esclusività della Mini GP, però, la rende speciale a modo suo.
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