Venticinque anni fa la prima Jeep Grand Cherokee usciva dallo stabilimento e, da quel momento, ha sempre rappresentato l’ammiraglia del Marchio americano, nonché il SUV più premiato di sempre.
La quarta generazione della Grand Cherokee, che venne presentata nel 2010, diede inizio alla rinascita del marchio negli ultimi anni. Un successo incredibile, che ha portato questo veicolo a superare i 5,5 milioni di unità vendute in un quarto di secolo di carriera. Oltre alla sua vasta gamma di dotazioni, la Grand Cherokee attuale ha introdotto, dopo l’unione Fiat-Chrysler il nuovo motore diesel Multijet da 3,0 litri prodotto in Italia, un cambio automatico a otto marce, la sospensione pneumatica Quadra-Air e i sistemi di gestione della trazione Selec-Terrain e Selec-Track.
La Jeep Grand Cherokee viene venduta in oltre 100 nazioni in tutto il mondo in sei livelli di allestimento (Laredo, Limited, Overland, Summit, Trailhawk e SRT) e tra le possibili motorizzazioni troviamo infatti il potente motore Yankee HEMI V8 da 6,4 litri come punta di diamante sul fronte prestazioni. Oggetto della nostra prova.
Come ogni versione sportiva che si rispetti, la Grand Cherokee SRT si differenzia dalle sorelle comuni non solo per l’aumento in lunghezza (4.846 mm) ed in larghezza (1.954 mm), ma anche per l’assetto ribassato (1.749 mm del corpo vettura). La carrozzeria sfoggia ora con orgoglio tutti i suoi muscoli, gonfiandosi soprattutto a livello dei passaruota per contenere i quattro pneumatici monstre 295/45R20 cui è affidato il contatto con la strada. Come segni distintivi per la più cattiva della gamma sul frontale c’è un inserto nero che, incornicia i fari bi-xeno adattativi con luci diurne a LED e le sette feritoie della calandra, ed ha il compito di accentuare ulteriormente l’aspetto aggressivo della vettura insieme al paraurti specifico. Il frontale è stato, infatti, ridisegnato e ne ha beneficiato soprattutto la griglia, con la parte inferiore del paraurti che assume una connotazione più aggressiva ed ai fari fendinebbia anch’essi a LED, più filanti e dal design graffiante.
Difficile poi non notare il cofano motore, che tra le sue forme bombate incorpora due prese d’aria utili a far sfogare il calore generato dal V8. Spostandoci al posteriore troviamo un altro inserto nero a dividere i due grossi scarichi, un nuovo spoiler ed il portellone ad apertura elettrica con badge SRT. I cerchi in lega a cinque razze da 20 pollici Black Vapor Chrome sono di serie sulla versione SRT, ma a richiesta è possibile equipaggiare la vettura con quelli lucidi sempre da 20 pollici, denominati Goliath.
Saliti a bordo, l’atmosfera è ovviamente ispirata al mondo delle corse e presenta inserti in fibra di carbonio sul pannello strumenti e sugli interni delle porte, un nuovo volante sportivo a tre razze marchiato SRT e rivestito in pelle traforata con paddle per il cambio e, non ultimo, il tasto “Start” che con la sua colorazione rossa risalta in mezzo allo scuro carbonio. Spostandosi sul tunnel centrale, proprio dietro alla leva del cambio spicca poi il pulsante del nuovo “Launch Control”.
Doppiamente piacevole: punto uno, con il tasto fisico non serve andare a cercare la funzione tra le mille schermate, come accade spesso per la concorrenza; punto due, permette il massimo controllo dello “slip” nelle partenze per trasformare in un missile il SUV da due tonnellate. Piace la corona del volante molto spessa, con cui si ha un’ottima presa, e piacciono i paddle per cambiare rapporto, che non sono fissi, ma si raggiungono comodamente. I sedili, invece, non hanno la seduta allungabile e tendono a stancare e nel complesso gli interni sono invecchiati negli anni.
Il sistema UConnect con touchscreen da 8,4″ sulla versione SRT offre l’esclusiva funzionalità Performance Pages, con timer ed indicatori per monitorare le prestazioni, tra cui ad esempio i cavalli, la coppia, i tempi del passaggio da 0-100 km/h o in pieno stile yankee del quarto di miglio. Una pagina “SRT” è infine presente anche sullo schermo da 7″ al centro del cruscotto TFT con il contagiri in bell’evidenza. In essa troviamo vari dati tra cui i “g” di accelerazione sviluppati dal suv americano. La voce confort non fa mancare il riscaldamento e la ventilazione dei sedili anteriori o la radio DAB con navigatore, oltre all’impianto audio surround Harman Kardon che vanta ben diciannove altoparlanti con una potenza di 825 watt.
E’ l’esemplare Jeep dalle migliori prestazioni di sempre, è equipaggiato con il potente motore V8 6,4 litri in grado di sviluppare 468 CV di potenza e 624 Nm di coppia, anche se solo in America esce anche “Supercharged” con oltre 700cv. A livello di prestazioni non teme concorrenti: la versione SRT ha un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 5 secondi, da 0 a 162 km/h in meno di 16,3 secondi ed è in grado di percorrere i famosi 400 metri in meno di 13 secondi. La velocità massima è pari a 257 km/h.
Al netto dei pari numeri sono le sensazioni a stupire: la spinta è micidiale, nonostante la massa di 2.350 kg che viene messa in movimento. E che sound! Dopo aver premuto il pulsante “Start” il 6.4 V8 HEMI vi da il suo personalissimo benvenuto con un bel rombo profondo, come solo un grosso 8 cilindri americano può fare.
Ma se pensate che sia solo un’animale da rettilinei infiniti vi sbagliate: si destreggia agevolmente anche tra le curve grazie al sistema sportivo di trazione on demand standard solo per SRT, che ripartisce automatica la coppia, più votata al posteriore (40% davanti e 60% dietro), ed attraverso il differenziale posteriore a slittamento limitato (ELSD) ed anteriore Brake Traction Control System (BTCS) la distribuisce alle ruote che hanno reale esigenza, senza disperderla.
La Grand Cherokee SRT non sfigura, permettendo anche una buona dose di divertimento. Lo sterzo elettrico, che ha preso il posto del classico idraulico, non crea differenze di feedback, garantendo ora ai sistemi ADAS (come il il keep lane system) di diventare “attivi” ed aiutare il guidatore nelle varie situazioni di guida. Il terreno ideale è l’autostrada, perché in essa questo SUV americano riesce ad esprimersi al meglio, divorando le curve come se non esistessero ed annullando il rollio. La potenza per i sorpassi decisamente non manca, ma viaggiando tranquilli si possono ottenere medie discrete, grazie al motore che disattiva i cilindri e al cambio che in ottava a 130 orari permette di veleggiare a 2.200giri. L’automatico ZF a 8 rapporti (lo stesso di BMW e Maserati), che sa esser docile o deciso, a seconda dall’impostazione scelta, per sonnecchiare nel traffico o snocciolare rapporti accompagnati da rombanti scoppi in cambiata.
L’insonorizzazione è ben curata e tutti i rumori restano all’esterno, senza infastidire le orecchie degli occupanti, punto fondamentale per il carattere premium che Jeep vuole imprimere alla sua creatura. A ricordarci che siamo sulla versione SRT ci pensano però le buche che, seppur filtrate abbastanza bene dagli ammortizzatori attivi presenti di serie, scuotono l’assetto tendenzialmente rigido della vettura. I chili di peso vengono gestiti senza grossi problemi, in accelerazione grazie alla rabbia del propulsore ed in frenata attraverso l’impianto firmato Brembo, optional per il nostro modello con dischi baffati.
I consumi sono l’unica nota dolente: in città superare i 4 km al litro è quasi impossibile, nonostante la disattivazione di 4 degli 8 cilindri a regimi intermedi. Nel misto non si sale mai sopra i 9 km/l, ma è lo scotto da pagare se si tratta con un “seimilaquattro” benzina.
Le sospensioni anteriori sono del tipo indipendenti con doppio braccio oscillante (quadrilateri), al posteriore troviamo dei multi-link a cinque bracci, con molle elicoidali in luogo di quelle ad aria delle altre versioni, ammortizzatori a gas a doppio tubo e barre stabilizzatrici irrigidite. Molto utile torna il dispositivo di frenatura controllata in salita e discesa: impostando una velocità predefinita il 4×4 gestisce i vari sottosistemi per mantenere costante l’andatura senza alcun intervento esterno.
Non manca la natura offroad nonostante la gommatura ribassata da 20 pollici, il Grand Cherokee non dimentica di esser in primo luogo una Jeep.
Sia chiaro, non parliamo dell’unico super SUV in circolazione: i tedeschi sono anni che producono 4×4 dalla chiara indole pistaiola, ma la Grand Cherokee SRT ha un concetto diverso, meno raffinato, molto più “grezzo”, partendo da un motore che ha ben poco di moderno, a partire dalle due valvole per cilindro all’aspirazione naturale, rinunciando al turbo, ai bassi consumi e rimanendo chiaro appannaggio dell’american dream.
Jeep, però, non ha voluto sviluppare un’auto vecchia, infatti, è presente il non plus ultra della dotazione premium, come, ad esempio, il sistema Active Noise Cancellation, che cancella ogni suono “molesto” (come fruscii aerodinamici o rotolamento pneumatici) per far regnare il sound del motore all’interno dell’abitacolo. In sostanza vecchio e nuovo si fondono sull’SRT, per creare un SUV sportivo e fuori dagli schemi lineari dei competitors tedeschi.
La Grand Cherokee SRT include, inoltre, più di 70 sistemi di sicurezza, tra cui il Lane Departure Warning, Parallel and Perpendicular Park Assist (il sistema di assistenza al parcheggio parallelo e perpendicolare) e Trailer Hitch Camera View.
La completa dotazione per la sicurezza disponibile di serie sulla nuova Grand Cherokee comprende il sistema di indicazione del cambio corsia (Lane Departure Warning Plus), il sistema di assistenza al parcheggio (Park Assist automatico perpendicolare e parallelo), il Trailer Hitch Camera View ed il Forward Collision Warning con Crash Mitigation che attua la frenata d’emergenza in maniera automatica. La MY17 Summit costa 77.200 euro, sempre in abbinamento come la Trailhawk con il motore 3.0 diesel da 250 CV con cambio automatico ad otto rapporti.
Presenti il Forward Collision Warning, l’Active Cruise Control, il Blind Spot Monitoring e il Rear Cross Path Detection System che utilizzano specifici sensori, alloggiati negli specchietti retrovisori, per assistere il conducente nei cambi di corsia e nei sorpassi, rilevando il sopraggiungere di altre vetture, anche da un punto cieco laterale o posteriore, segnalandone la presenza con un segnale luminoso nello specchietto e con un segnale acustico qualora si decidesse inavvertitamente di effettuare il sorpasso.
Proprio cavalcando l’onda emotiva nasce la nuova Jeep Grand Cherokee SRT, un’automobile decisamente fuori dal comune e unica nel suo genere.
La Jeep Grand Cherokee negli anni è diventata un’icona dei SUV americani, ma ora in questa variante SRT riassume al meglio quella che è l’essenza della tradizione motoristica d’oltre oceano. Il tutto ad un costo relativamente basso: 85.000 €, vale a dire mediamente dai 20.000 € ai 30.000 € meno delle dirette rivali, a parità di allestimento. Un affare insomma, a meno che non vi facciate spaventare dagli elevati costi di gestione, comuni a tutte le auto qui citate.
Le dirette avversarie si possono contare sulle dita di una mano e sono Bmw X5 M, Range Rover Sport 5.0 SVR, Mercedes-Benz GLE AMG e Porsche Cayenne Turbo, ma si avvicinano al concetto anche Infiniti QX70 V8 ed Audi SQ7. Dove semplicemente non c’è gara è sulla cubatura del motore: grazie al suo 6.4 V8 HEMI si sceglie di vivere in pieno stile no replacement for displacement.
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