Prove su strada

Jeep Cherokee 2.2 Diesel 194 CV | Prova su strada

Tempo di lettura: 7 minuti

Come spesso accade, si tende a giudicare troppo frettolosamente una novità a partire dal suo aspetto estetico, pensando che sia lo specchio per le allodole per svelare una novità che, alla fine, non lo è. Non è il caso della nuova Jeep Cherokee 2019, sì, rinnovata fuori, ma soprattutto là dove l’occhio non vede.

La nuova firma luminosa non deve quindi trarre in “inganno”. Le novità del nuovo modello ci sono e non sono poche, noi cerchiamo di raccontarvele qui nella nostra prova su strada della nuova Jeep Cherokee 2019. Dopo l’arrivo di Compass nel corso del 2017, seguita dal restyling di Renegade all’inizio dell’estate scorsa, ora è il turno di Cherokee, il SUV che non è più la via di mezzo della gamma (sostituita appunto da Compass) ma la vettura, insieme a Grand Cherokee, che quella gamma la porta in alto, offrendo contenuti premium e tecnologie di alto livello nei suoi allestimenti.

Ecco come va la Cherokee 2019 con l’unica motorizzazione disponibile oggi a listino, il 2.2 Diesel da 194 CV con trazione, ovviamente, 4×4, adattabile automaticamente alla sola trazione anteriore così da incidere meno sui consumi.

Design: la nuova firma luminosa non è l’unica novità

Se parliamo di novità estetiche, beh, la Jeep Cherokee 2019 traccia un solco netto rispetto alla progenitrice pur trattandosi non di un nuovo modello a tutti gli effetti ma di un corposo restyling. Partiamo dunque dal suo aspetto estetico, il quale ha cambiato letteralmente volto alla vettura, affinandone i contenuti. Se sul frontale la griglia a sette feritorie, vero trademark del brand americano ormai punta di diamante della galassia FCA, è rimasta la stessa, a cambiare sono invece i gruppi ottici, non più divisi ma uniti in un unico modulo, full LED (addio Xenon) da cui si separa il solo fendinebbia ai lati del paraurti.

Di nuovo disegno i gruppi ottici anteriori, non più sdoppiati ma uniti in un singolo elemento molto d’impatto

Via quindi i fari sottili della passata generazione per lasciare posto a un modulo dalla forma elegante ma semplice dentro il quale spicca appunto la luce diurna a LED di serie che, ovviamente, fa apparire molto diversa la vettura se confrontata alla precedente. I gruppi ottici possono essere richiesti con regolazione automatica degli abbaglianti mentre le eleganti cornici cromate dei fendinebbia non temono schizzi di fango, se mai doveste imbattervi in strade dissestate.

Come già avevo criticato su Compass, non mi convince a pieno l’aver posizionato il radar di alcuni dei sistemi ADAS sulla griglia del paraurti. In questo modo, sempre in caso di gita in offroad, della quale ci occuperemo dopo, il sensore è facilmente sporcabile e diventa meno efficiente se non dopo una rapida pulizia. Questione di pochi minuti, ma sarebbe bastato posizionarlo più in alto (essendo le feritoie dispari, metterlo nella quarta in posizione centrale?) per evitare questi piccoli ma fastidiosi inghippi.

Se in linea laterale si evince ancora una volta l’aspetto maestoso della vettura che viene prodotta a Toledo, negli USA (lunga 4,62 metri e alta 1,67, rimaste invariate rispetto al vecchio modello, così come gli angoli d’attacco e uscita e, quindi, l’altezza da terra), ci pensano eleganti cerchi in dotazione (da 17” a 19” di serie sulla più ricca Overland) a donare più sensualità al corpo vettura; spostandoci verso il posteriore, invece, la novità è lo spostamento della targa più in alto, sul portellone, e, novità ancor più evvidente, la nuova firma luminosa che può contare sulle ormai irrinunciabili luci a LED. In optional è invece il tetto apribile Command View: viene 1.700 euro in più e, avendolo provato, posso dire che aiuta a illuminare naturalmente l’abitacolo, specie in presenza della candida ma ben realizzata pelle bianca dei sedili, disponibile senza sovrapprezzo sulla ben fornita Cherokee Limited.

Dieci sono i colori disponibili per la carrozzeria: i pastello Bright White e Granite Crystal (il secondo, quello che vedete nella gallery più in basso, in optional a 1.000 euro); i metalizzati Diamond Black, Billet Silver, Light Brownstone, Olive Green (tutti a richiesta a 1.000 euro) e i perlati Pearl White e Velvet Red (1.500 euro).

Salendo a bordo si nota subito una più attenta cura dei dettagli rispetto alla versione precedente, entrata a listino nell’ormai lontano 2015. Ne sono un esempio le cornici dello schermo infotainment, sulla Limited in prova lo Uconnect da 8,4” con navigatore, disponibili in Piano Black e Satin Chrome. Fa piacere trovare, inoltre, per la prima volta su una Cherokee, i paddle dell’automatico a nove rapporti dietro le razze del volante in pelle. Possono tornare utili certo, ma fanno bella figura, questo è innegabile.

Interni rivisti con più attenzione ai dettagli: l’impostazione della plancia, però, rimane la stessa rispetto a prima

Volgendo lo sguardo sulla parte bassa della plancia la parentela con la vecchia generazione rimane evidente: cambia di qualche centimetro la disposizione del freno a mano elettronico mentre, questa sì molto gradita, è la fessura che vi permette di posizionare il vostro smartphone, ormai nella media tendente a non superare, o farlo di poco, il centimetro di spessore. Proprio in merito ai vari vani portaoggetti sulla Cherokee 2019 sono stati aumentati così da offrire un’ottima capacità di carico. Con l’aumento di 70 litri, il totale è di 570 litri che diventano 1.555 abbattendo i sedili. Sulla Limited da noi provata c’è poi di serie l’apertura del portellone “Hands Free”, ossia tramite movimento del piede, anche questa novità del Model Year 2019.

Per quanto riguarda lo spazio siamo nello standard del segmento ma lo spazio non manca, anche e soprattutto per gli occupanti dei sedili posteriori che vengono coccolati dagli ottimi sedili in pelle e possono godere della vista del cielo, o delle stelle, grazie al tetto panoramico.

Dentro grande qualità per i materiali e le sedute: in cinque si sta comodi come in un salotto

Tornando per un attimo alla plancia, non ci dilungheremo ad elencarvi pregi e difetti dello Uconnect 8,4” (rimandandovi al nostro Focus Infotainment dedicato) quanto al quadro strumenti digitale (schermo TFT da 7”) presente al centro, tra tachimetro e contagiri. Altra novità da segnalare è la presenza, di serie fin dalla versione d’ingresso, del Mirror Screen per lo smartphone e della radio digitale DAB.

Alla guida della Jeep Cherokee 2019 2.2 MultiJet II da 194 CV: il motore, dal cuore italiano, giusto per lei

Un unico motore, un’unica scelta, ovviamente. Poche pretese per questo 2.2 Diesel da 194 CV che equipaggia, per il momento, la nuova Jeep Cherokee. Si tratta di un’unità robusta, dotata di filtro SCR e quindi già in grado di rispettare la normativa Euro 6-d Temp. Longaggini burocratiche a parte, questo motore si sposa alla perfezione con la mole e la destinazione d’uso di questo veicolo fuoristrada, specie in abbinamento con l’automatico a 9 rapporti che, nella sua configurazione massima (Jeep Active Drive II) può essere affiancato dalla funzione 4WD Low che va a simulare l’ingresso delle ridotte, non è però questo il caso.

Si tratta, accennavo, di un propulsore che sposta a dovere le quasi due tonnellate della vettura, non certo uno dei suoi punti forzi, anzi. Ovviamente 450 Nm di coppia percepibili già in basso, sono più che sufficienti a dare un discreto sprint alla Cherokee seppur la sua connotazione sia tutto meno che sportiva. Vero che lo 0-100 km/h viene coperto in meno di 10 secondi (9,3 per l’esattezza) ma chi compra una Cherokee vuole una macchina sincera e soprattutto comoda, capace, ogni tanto, di far togliere qualche soddisfazione quando le si chiede di sporcarsi il vestito.

Il 2.2 Diesel da 194 è il motore giusto per la nuova Jeep Cherokee 2019

Così concepita, ribadisco, il 2.2 da 194 CV (prodotto a Pratola Serra, provincia di Avellino) è il motore adatto per stare lontano dall’incubo Superbollo (chissà per quanto durerà) e per offrire quelle prestazioni necessarie a non impattare sui consumi, da noi rilevati intorno ai 12/13 km/l, il che significa, contando che il serbatoio ha una capacità di 60 litri, un’autonomia col pieno vicina agli 800 km, il minimo sindacabile per una vettura che farà gola alle flotte o ai padri di famiglia desiderosi di non dovere avere il pallino fisso della pompa di benzina.

Inoltre va apprezzata l’insonorizzazione a velocità da codice (meno in accelerazione, dove il 2.2 penetra troppo in abitacolo) che si percepisce chiaramente in autostrada. Un propulsore quindi malleabile che, messo in ottava o nona, diventa fedele compagno dei vostri viaggi. A proposito del cambio, costruito dalla ZF, quest’ultimo si adatta automaticamente andando a selezionare il comando del Selec-Terrain e sembra essere molto migliorato, seppur ancora non troppo rapido, rispetto al passato. Quest’ultimo cambia volto alla vettura ma per il 90% del vostro tempo lo lascerete nella modalità “Auto”, dove ci penserà l’elettronica a fare il lavoro sporco, e a farlo molto bene. Anche l’assetto non è troppo morbido e la tendenza al coricamento riscontrabile solo alle andature più veloci. L’agilità tra i tornanti è però un’altra cosa.

E in offroad? Ancora convinto che chi vuole veramente sporcarsi mani e piedi possa optare per una Wrangler (noi abbiamo già provato la nuova generazione), la Cherokee 2019 non si fa di certo trovare impreparata.

Molto apprezzabili i sistemi di assistenza alla guida che rendono ogni viaggio una passeggiata, ed è qui che più si sente il carico di novità della nuova generazione. Ad esempio sulla Limited da noi messa alla prova è presente il valido City Tech Group di serie (con sistema di assistenza al parcheggio parallelo e perpendicolare) che permette di parcheggiare gli oltre 4,50 metri della vettura in men che non si dica, agendo semplicemente su un pulsante. Il Touring Tech Group porta, sempre di serie sul terzo dei quattro allestimenti, porta in dote il cruise adattivo con le palette sul volante di cui vi abbiamo parlato. Chiudono i sensori di parcheggio anteriori e posteriori e la telecamera Parkview, in alta definizione (avendo spostato la targa in alto, sopra al quale c’è il visore, quest’ultimo tende meno a sporcarsi se andate fuoristrada).

A completare il quadro ci pensano poi il sistema antiribaltamento Electronic Roll Mitigation (ERM), l’Active Forward Collision Warning-Plus con Pedestrian Emergency Braking, il Blind-spot Monitoring con Rear Cross Path Detection, il LaneSense Lane Departure Warning-Plus, l’Advanced Brake Assist e l’Active Speed Limiter – tutti di serie sulla gamma europea di nuova Cherokee 2019.

Rinnovato il posteriore, la Cherokee si presta comunque all’offroad grazie all’altezza da terra e alla piastra sotto scocca

Prezzi e concorrenti

La nuova Jeep Cherokee 2019 viene offerta in Italia in quattro versioni: Longitude, Business, Limited e Overland. Allestimenti ricchi fin dalla versione d’ingresso, offerta a un prezzo da listino pari a 43.000 euro con la sola trazione anteriore e al netto di promozioni.

Servono 1.300 euro in più per entrare in contatto con la gamma 4×4 (Jeep Active Drive I) offerta già dalla Longitude con la maggiorazione economica di cui sopra. La versione Business viene offerta da listino con la sola trazione integrale Active Drive I a un prezzo di 45.300 euro mentre la Limited, versione da noi provata, parte 46.500 euro ma in versione 4×4 costa 47.800 euro (sempre + 1.300 euro sulla FWD). Il più evoluto sistema Active Drive II è disponibile a partire da 51.000 euro sulla sola Overland. La vettura da noi provata sfiora i 51.000 euro con gli optional sopra citati, a dire il vero molto pochi per una vettura già molto completa come la limited. In ogni caso, per scoprire la dotazione completa di ogni allestimento, vi proponiamo il nostro speciale con la panoramica sulla gamma Cherokee aggiornata.

Tra le concorrenti del segmento, considerando la variabile della trazione 4×4, troviamo la nuova BMW X3, la Ford Edge, la Cadillac XT5, Audi Q5, Honda CR-V, Volvo XC60, Discovery Sport e Mercedes GLC. Vi sfidiamo, però, a portarle tutte su un tratto sterrato e vedere chi ne uscirà come se andasse a fare la spes. Poi, ahinoi, saranno ben pochi coloro i quali porteranno il loro SUV dal look rinnovato a sporcarsi di fango. Se solo sapessero cosa si perdono…

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Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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