Noi appassionati di automobili siamo la specie di automobilisti più pazza che ci sia. Siamo quelli per i quali ogni rotonda diventa un tratto di pista da fare a tavoletta. Quelli a cui viene la pelle d’oca ogni volta che sentono il sound spacca timpani di un motore a pieni giri. Quelli che un’auto non si limitano a guidarla, ma la accarezzano, le parlano e se ne prendono cura.
Noi autoappassionati siamo quelli per i quali le auto non sono un semplice mezzo di trasposto, ma un’estensione del nostro corpo, un tempio da venerare e rispettare. Uno stile di vita, un modo di esprimersi. Per questo motivo per un appassionato, il momento dell’acquisto dell’auto nuova rappresenta un passo estremamente importante, coinvolgente e intenso. Ma spesso, non molto ponderato. Già, perché il mercato oggi offre un’infinità di modelli e versioni in grado di adattarsi alle più disparate necessità, ma a noi appassionati questo poco importa. Noi andiamo ben oltre i freddi numeri delle schede tecniche. Noi la macchina la scegliamo con il cuore e per questo motivo, tante volte, finiamo col comprare quella che non né la più comoda, né la meglio rifinita della categoria e magari, non è nemmeno la più veloce. E allora perché scegliamo queste auto? Perché riescono a risvegliare quell’istinto irrazionale che spinge tutti, appassionati e non, a farsi guidare dal cuore, dal gusto e dai sentimenti.
La forza della storia
Prendiamo ad esempio due auto che oggi rappresentano la più chiara espressione di questo fenomeno: la Mini Cooper S e la 500 Abarth. Due auto simili e legate da un trascorso storico comune. Entrambe, infatti, nascono o per meglio dire rinascono, da quella voglia di vintage che sta sempre di più dettando mode e tendenze. Richiamando i successi al Montecarlo la Mini e le sue tante versioni da competizione la 500, queste due piccole pesti si sono nuovamente lanciate sul mercato forti della loro storia lunga più di mezzo secolo. E grazie al loro nome fortemente evocativo sono riuscite a creare una nicchia nuova ed esclusiva, in cui gli ingredienti, oltre al rimando alla storia, sono il glamour, la mondanità e lo stile, raggiungendo così numeri di vendita di tutto rispetto. Tuttavia, entrambe non rappresentano quello che si può considerare un acquisto razionale. L’Abarth è piccola e la qualità dei suoi interni non è sicuramente di riferimento nel segmento. Inoltre l’assetto non è dei migliori: il passo corto la rende molto nervosa, sovrasterzante in ingresso curva e leggermente sottosterzante in uscita.
La Mini, al contrario, svetta tra le piccole del segmento B caratterizzandosi per la qualità generale del progetto: gli interni sono molto curati così come alcuni accorgimenti tecnici come l’asse posteriore a ruote indipendenti. Il problema della Mini, però, è il prezzo, decisamente alto per una vettura sotto i quattro metri. Di alternative a queste due piccole tutto pepe ce ne sono diverse e quasi tutte più razionali. La Renault Clio RS, ad esempio, assicura prestazioni migliori della 500 ed è più comoda ed economica della Mini. Eppure sia l’Abarth, sia la Mini continuano a rappresentare il sogno nel cassetto di molti amanti delle quattro ruote. E il motivo è da ricercare proprio nel loro essere così anticonformiste, così belle e così scomode, così chic e così care. Insomma, un acquisto il più delle volte irrazionale, ma pienamente ripagato da quella sensazione unica di divertimento totale ed esclusività che entrambe sanno regalare ogni volta che le si mette in moto e il loro motore comincia a rombare al ritmo del nostro cuore.
Nel nome del mito
Ma questo discorso non vale soltanto per i singoli modelli. Ci sono intere Case automobilistiche costruite sul “germe” dell’amore per le auto e sulla pazzia dell’acquisto irrazionale. Una su tutte: Ferrari. La Casa di Maranello si è sempre distinta producendo modelli all’avanguardia, tecnicamente validi e dallo stile inimitabile. Tuttavia la sua fortuna oggi non è rappresentata solo dalla qualità del suo prodotto, ma anche e soprattutto dall’immagine di esclusività a cui essa è legata. Il mercato offre tantissime alternative alle Rosse, eppure gli appassionati continuano a vedere la Ferrari come la massima espressione dell’automobilismo. Anche i bambini, nell’era di Schumacher, identificavano nella Ferrari un’intera specialità del motorsport, la Formula 1. E non dimentichiamo tutti quei fortunati appassionati che versano la caparra per l’acquisto di un nuovo modello prima ancora che questo venga presentato al grande pubblico, prima ancora di averne visto anche solo una fotografia. Sono poche le case che possono vantarsene. Se non è pazzia questa.
Irrazionali ma fieri
Insomma, dobbiamo ammetterlo: la passione è irrazionalità. Ma questa è una fortuna, perché finché continueremo ad emozionarci al volante di un’automobile, vorrà dire che queste avranno futuro, restando un sinonimo di passione, piacere e divertimento. Se smettessimo di vederle così, le auto si trasformerebbero in semplici elettrodomestici, freddi pezzi di metallo con cui spostarci dal punto A al punto B. Ma per fortuna oggi, per noi Autoappassionati, tra il punto A e il punto B continuano ad esserci un mondo di emozioni, passione e adrenalina.
Di Mr. NasCar
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