La 24 Ore di Le Mans 2019 è ormai alle porte. Se vi state chiedendo cosa si nasconde dietro la trasmissione di un evento così importante, almeno nel panorama del motorsport non solo europeo, la risposta cerchiamo di fornirvela in questo articolo, dove i commentatori di Eurosport hanno risposto a quattro semplici domande sul rapporto che li lega alla classicissima francese.
Prima delle domande, conosciamo meglio i
commentatori di Eurosport alla 24 Ore di Le Mans
Partiamo da Paolo Allievi (P.A.) e Nicola Villani (N.V.), voci storiche delle competizioni a quattro ruote su Eurosport da più di un decennio, con il secondo ormai noto grazie al suo ruolo di telecronista del campionato di Formula E, trasmesso su Mediaset. Gordon De Adamich (G.A.), figlio di Andrea, icona degli anni ruggenti di Alfa Romeo, da anni siede a capo della Scuola Guida Sicura di Varano de’ Melegari, con un passato anche da pilota e da anni voce dei motori su Eurosport, prima con l’ETCC e WTCC e ora con la Formula E.
Marco Petrini (M.P.), del gruppo sicuramente il più frizzante, smessi i panni del pilota (GT Open con Aston Martin, Ferrari Challenge e ancora diverse gare in GT, prototipi e Maserati Trofeo) ha vestito quelli del commentatore “a ruote coperte”, dedicandosi principalmente a WEC, Blancpain GT Series e WTCR.
Fabio Magnani (F.M.), il più giovane dei cinque commentatori di Eurosport, da anni attivo nel motorsport con svariati ruoli (da Team Manager nel WTCC a Race Engineer nel TCR e nel CTCC), ultimo “acquisto” del team motori dell’emittente targata Discovery grazie anche alla sua conoscenza tecnica della materia.
Chiudiamo con Daniele Galbiati (D.G.), un plus per il team di Eurosport grazie alla sua profonda conoscenza del motorsport derivata dal suo pluriennale ruolo di Direttore di Gara internazionale nelle più svariate categorie (non ultimo l’abbiamo visto in azione all’e-Prix di Roma di Formula E) e da qualche anno inserito all’interno di Lamborghini Squadra Corse come consulente nei campionati propri della casa del Toro.
Che 24 Ore di Le Mans vi aspettate quest’anno? Lotta aperta tra le GT, specie tra le Pro, e dominio annunciato da parte di Toyota in LMP1?
P.A.: “Mi aspetto una 24 Ore all’insegna della Toyota e, come sempre, spero, una bella lotta nelle classi GT perché ormai abbiamo capito che in LMP1, che era la classe regina, con solo Toyota l’unico “divertimento” sarà capire se le due vetture riusciranno a reggere tutte e 24 le ore e se ci sarà una sfida interna tra la n.7 e la n.8. Questo, secondo me, sarà il leit motiv di questa 24 Ore di Le Mans 2019”
N.V: “Prima di tutto, da appassionato, è chiaro che tutti ci aspettiamo una 24 Ore combattuta. Sinceramente, con quello che è l’Equivalence of Technology, al momento non sono stati fatti grandi passi; lo dimostra Toyota, la quale si aspettava che le vetture LMP1 non ibride si sarebbero avvicinate di più, poi abbiamo visto come a Spa-Francorchamps e a Sebring insomma non sia andata proprio così. Pare che nella prossima Super Season del WEC potrebbero venire utilizzate delle zavorre e Toyota si sarebbe dimostrata collaborativa. Per lo spettacolo, che rimane l’aspetto fondamentale, occhio alle GT ma anche alle LMP2, inizialmente condannate dalla critica. Questa particolare classe è diventata molto bella da seguire e credo che anche lì ci sarà una bella gara. Sul dominio annunciato da parte di Toyota la squadra ha tutte le carte in tasca per bissare il successo del 2018 ma, come si dice in questi casi, mai dire mai.”
M.P.: “In LMP1 Toyota può solo perdere a causa di problemi tecnici, altrimenti credo che non ci sarà storia in quella classe. Cosa diversa invece se consideriamo una classifica nella classifica, le LMP1 non ibride: in quel caso ci potremmo invece godere qualche battaglia in più. Per le GT invece mi aspetto il solito spettacolo sino alla fine.”
G.A.: “A prescindere da quello che mi posso immaginare come risultato finale, mi aspetto come sempre un grande spettacolo: solo il pensiero di avere di fronte vetture così tecnologicamente avanzate (e complicate!) da potere percorrere 24 ore di gara a ritmo da qualifica, cosa fino a una 15ina di anni fa quasi impensabile, rende la gara unica. Le Mans ci ha anche insegnato che non sempre i favoriti sono primi sotto la bandiera a scacchi: sono così tante le incognite che basta un imprevisto per perdere una gara in cui i pronostici ti davano come vincitore.”
F.M.: “Sarà sicuramente una grande sfida, come sempre per le auto ma soprattutto per gli uomini, piloti ed addetti ai lavori. Non diamo per scontata una vittoria Toyota, il recente passato ha dimostrato che fino alla bandiera a scacchi non ci si può rilassare, e chiunque (LMP1 private o LMP2) potrebbe essere un outsider da podio assoluto. Sicuramente la sfida più incandescente sarà in LMP2, con oltre cinque vetture in grado di puntare al successo di classe, e in GTE-Pro, con tutti davvero vicinissimi – come dimostrato nei test – e costretti a disputare una 24 ore senza il minimo errore su ritmi da qualifica; a tal proposito, direi occhio ad Aston Martin ma anche a BMW e Ferrari.”
D.G.: “Sicuramente la lotta sarà tra le vetture GT dove si preannuncia una sfida per la vittoria sino all’ultimo giro. Sarà anche l’ultima edizione per BMW e Ford che lasceranno il WEC dopo Le Mans. Toyota è sulla carta è la gran favorita anche se i nuovi regolamenti nella classe LMP1 hanno ridotto i gap tra le ibride e le endotermiche.”
Un unico ricordo, particolare, legato a Le Mans, sia da commentatori sia da semplici appassionati di motorsport?
P.A.: “Un ricordo che mi lega a Le Mans in realtà sono due: quando da bambino con mio papà seguivo da appassionato le vetture del Gruppo C che hanno fatto la storia stessa della gara francese e, secondo me, sono state le vere auto da corsa, F1 escluse. Il secondo, da commentatore, le prime Le Mans che ho fatto, specialmente la prima notte in assoluto che ho commentato, con tutto il pubblico che ci ha ascoltato e abbiamo capito quanto interesse c’è dietro questa 24 Ore; il fatto di farlo con degli amici, divertendomi, in cabina, questo mi è rimasto impresso come il primo dei ricordi.”
N.V.: “Da appassionato la differenza è che, una volta, la guardavo solamente rimanendo sempre affascinato. Ognuno di noi potrebbe raccontare tanti episodi ma quando sei in onda, da commentatore, ci sono dei momenti in cui le cose si fanno difficili. Quando succedono, ad esempio, degli incidenti, diventa tutto più complicato. In tal senso un episodio che ricordo ancora, per come l’ho vissuto, è l’incidente del 2011 che coinvolse Mike Rockenfeller nella notte della 24 Ore di 8 anni fa. Successe tutto per un’incomprensione durante un doppiaggio di una GT in un punto velocissimo, con ruote sull’erba e impatto a 305 km/h. Sul momento, essendo notte, noi dalla cabina, da Milano, non vedevamo assolutamente nulla e anche il box Audi, con il quale eravamo in collegamento diretto, non ci trasmetteva tranquillità, anzi il contrario: la dinamica faceva veramente pensare al peggio. Per un po’ anche io sono rimasto senza parole e per i tanti minuti di sospensione è stato difficile. Poi si è saputo che dopo la botta lo stesso pilota uscì dalla macchina e si sedette frastornato lungo il guard rail. Ecco, quei momenti sono davvero difficili da gestire perché sei in onda e devi andarci cauto sotto ogni aspetto, non avendo chiara la situazione dell’accaduto. Quel momento credo che non lo dimenticherò mai.”
M.P.: “La morte di Allan Simonsen nella Le Mans del 2013. Sia perché ero al commento in quel momento, sia perché avevo corso per Aston Martin su quella pista l’anno precedente e quindi ho vissuto particolarmente male l’accaduto.”
G.A.: “Sia da commentatore che da appassionato mi ricorderò per sempre della Le Mans 2011. Dopo 1 ora di gara, Audi con 1 sola vettura a combattere contro 4 Peugeot. In quella occasione si è visto davvero cosa è Le Mans: spirito di squadra, preparazione, sacrificio. L’Audi di Treluyer, Fassler e Lotterer vince con 13 secondi di vantaggio su 4 Peugeot facendo una gara perfetta, anzi di più. Mi ricordo che quando la gara è finita ero quasi commosso dall’impresa sportiva a cui avevo assistito.”
F.M.: “Direi che il ricordo coincide, e non può che essere quello legato alla recente debacle di Toyota a tre minuti dalla bandiera a scacchi nel 2016; tanto più che ero al primo anno tra i commentatori di Eurosport per questa leggendaria gara, e proprio perché, da qualche minuto, stavo già celebrando il successo dell’equipaggio Buemi-Davidson-Nakajima. Altri episodi recenti ricordo con piacere il podio dell’amico Marco Bonanomi, o ancora più indietro nel tempo i problemi della Mercedes CLK GTR e prima ancora le mitiche Gruppo C… ce ne sarebbe da raccontare per ore!”
D.G.: “A Le Mans nel 1999: ero lì ospite del circuito e feci una passeggiata notturna lungo il tracciato durante la gara. Arrivato a Mulsanne non mi sono più spostato, e sono rimasto lì sino al mattino per vedere lo spettacolo offerto dalle vetture.”
Quanto è appassionante commentare una 24 Ore e quali sono le insidie che si nascondono davanti a tante ore di diretta? C’è qualche retroscena legato alla vostra preparazione pre-gara?
P.A.: ”Commentare Le Mans è veramente molto appassionante, personalmente aggiungo che più passano gli anni più diventa una fatica nel senso che è veramente stancante commentare fin dalle qualifiche il mercoledì e giovedì ma soprattutto sabato, poi per tutta la giornata fino alla domenica, nonostante i turni. Bisogna sempre avere tanti argomenti da dire, prepararsi tanto materiali, studiare e, soprattutto, avere la passione: seguendo una gara così lunga, se non hai la passione, rischi di addormentarti. Un aspetto divertente, che capita anche a noi in cabina, quando facciamo gli stint di notte, capita di sonnecchiare qualche secondo ma senza mai perdere la concentrazione. Il gruppo, specie in quei momenti, fa tanto”.
N.V.: “Appassionante lo è perché la gara è, in assoluto, la più entusiasmante ed emozionante che ci sia. Soprattutto è bello perché la passione che condivido con i miei colleghi e con tutti coloro i quali intervengono via social. L’insidia? A parte il caso degli incidenti, come ho raccontato, la vera insidia è quando non succede nulla, specie di notte, quando si rischia davvero di cadere vittima dei colpi di sonno in diretta. Retroscena per la preparazione posso dire che ognuno di noi durante le dirette cerca di dare la sua chiave di lettura di questa gara cercando di creare un racconto il più completo possibile per chi ci segue a casa.”
M.P.: ”Tanto caffè… scherzi a parte, non c’è un modo particolare di preparare un evento come questo, ogni anno mi sento onorato di portare la mia voce nelle case degli italiani nel raccontare una gara che – in ogni edizione – scrive un nuovo pezzettino ad una storia già molto ricca ed affascinante. Poi, come in ogni competizione, tutto dipende dall’intensità delle varie fasi di gara. Naturalmente qui c’è la difficoltà e l’insidia in più di commentare una gara in notturna quando spesso le riprese mostrano solo fari, ed è più complicato riconoscere macchine e piloti.”
G.A.: “Sono sempre stato uno preciso, quindi arrivo alla gara con tomi di stampati e pc per avere tutte le informazioni possibili immaginabili: è importante soprattutto per me che non commento il WEC tutto l’anno, e quindi posso non avere la conoscenza perfetta che magari hanno i miei colleghi che commentano tutte le altre gare. Ma ti dico anche che ogni anno mi rendo conto che a fine gara, non sono mai riuscito a dire tutto quello che avrei voluto… Mi piace in particolare commentare durante le ore notturne, proprio perché in quei frangenti c’è sempre un po’ più di calma e si riescono a sviluppare ragionamenti che nelle fasi calde non sono possibili, in quanto si deve commentare quello che passa in video. Tanto aiuto viene anche dal pubblico, che ci scrive in diretta su Twitter: arrivano così tante domande che se anche in pista c’è un momento di stanca, diventa molto divertente interagire con il pubblico a casa.”
F.M.: ”Appassionante molto, difficile altrettanto. In primis, è una gara dove non bisogna sottovalutare nulla, e la conoscenza dell’argomento è fondamentale. La 24 Ore di Le Mans è l’evento motorsport più seguito su Eurosport nonché uno di quelli che genera in assoluto tra tutti gli sport trasmessi dall’emittente il maggior numero di tweet per interazione con il pubblico; e il pubblico di Le Mans è estremamente appassionato ma, soprattutto, incredibilmente preparato. Il che si traduce, a volte, in situazioni dove un’inesattezza, magari dettata dalla stanchezza di chi commenta, porta all’essere “bacchettati” da coloro che ci stanno seguendo da casa. Noi cerchiamo ovviamente di prepararci al meglio a 360°, dai regolamenti alle biografie dei piloti alle novità tecniche sulle autovetture, ma credetemi, non è per nulla facile. In secondo luogo, può capitare che ci siano lunghi periodi di neutralizzazione o, semplicemente, che in pista la situazione sia relativamente tranquilla, e questo comporta da parte nostra l’essere bravi a tenere alta l’attenzione del telespettatore, non annoiare e comunque continuare a fornire informazioni precise e puntuali; non possiamo neanche permetterci di usare un gergo troppo tecnico, perché Le Mans abbraccia un pubblico talmente ampio che tanti magari non conoscono neanche la differenza tra le varie classi, e quindi dobbiamo essere bravi a utilizzare termini e spiegazioni tali che possano essere facilmente compresi anche da chi, semplicemente facendo zapping, è “incappato” nelle nostre voci.”
D.G.: ”Non ci sono insidie nel commentare Le Mans; basta un po’ di passione per il Motorsport e prepararsi adeguatamente. L’importante è non rendere noiosa la telecronaca e portare il telespettatore sempre attento a farti domande sui social.”