- Buongiorno Stefano e innanzitutto grazie per questa intervista. Siamo qui a Varano ‘de Melegari, nel cuore dell’evento che tu stesso hai definito come frutto della “voglia di tornare a fare qualcosa tutti assieme”. Le premesse pre-evento sono state rispettate?
“Innanzitutto grazie a voi per la vostra presenza, la prima impressione è legata più che ai numeri ai sorrisi. Quando si incontrano le persone e si torna a vederle sorridere scopri in un attimo il piacere di stare insieme, di scambiarsi sensazioni…dal vivo. Ad esempio al mio arrivo a Varano, appena parcheggiato, mi sono sentito salutare dal presidente di uno dei nostri club e siamo rimasti un quarto d’ora attorno alla mia macchina a discutere dell’allestimento, qualcosa da veri appassionati. Questo momento che ritorna un po’ a quello che facevamo 2 anni fa, prima della pandemia, è quello che oggi ci rende più felici”.
- Arriviamo da un 2020 sicuramente non facile e da un 2021 ancora “zoppo”. Come sono andate, nel frattempo, le vendite Mini in Italia specie dopo il rinnovamento della gamma 3 e 5 porte avvenuto in primavera?
“Stanno andando molto bene, in termini di vendite siamo più alti del 2019, il 2020 non lo prendiamo in considerazione perchè è stato un anno particolare. La gamma rinnovata piace, piace molto, piace nelle versioni endotermiche ma anche nella motorizzazione elettrica che lanciammo proprio all’inizio della pandemia. Il prodotto è piaciuto, lascia inalterato il go-kart feeling specie considerando il baricentro basso e sta andando molto bene, siamo soddisfatti”.
- Tre anime che convivono sotto lo stesso tetto, quello della prima edizione dei Mini Big Love Days, con i test drive della gamma rinnovata, della Countryman in off-road e della divertente JCW, con la versione da 306 CV, la più potente di sempre, in pista. Poi c’è la Mini Vision Urbanaut, che qui vediamo esposta. Cosa ci puoi dire di più in merito a questa concept che ha davvero catturato le attenzioni al Salone di Monaco solo qualche settimana fa?
“Ci racconta un futuro radioso. Se pensiamo al primo modello di Mini disegnato da Alec Issigonis c’era il concetto di uso creativo dello spazio oppure del minimal footprint. Urbanaut è il proseguimento di quell’idea con una maggiore attenzione all’ambiente: l’auto diventerà inoltre sempre più un luogo dove poter fare cose diverse. Ci sarà quel momento di go-kart feeling, di piacere di guida, ma diventerà anche un ambiente dove poter passare del tempo con gli amici potendo contare sulla guida autonoma”.
- Avete esposto anche la Mini Electric Pacesetter, la safety car della Formula E, un’auto simbolica del messaggio che volete trasmettere e della vostra strategia di transizione energetica. Veniamo appunto all’elettrico, quali pensi potranno essere le prossime tappe dell’elettrificazione secondo Mini, in parte anticipate proprio da Urbanaut?
“Lo ha dichiarato Oliver Zipse (Chairman del BMW Group), Mini sarà il primo brand totalmente elettrico del gruppo al 2030. Noi lanceremo l’ultimo modello endotermico nel 2025, quindi il nostro futuro è ormai tracciato. Nel frattempo ci saranno dei passi di avvicinamento all’elettrico, con la convivenza di varie tipologie di motorizzazioni come accade oggi ma il futuro della Mini è appunto quello di essere un brand totalmente elettrico”.
- Avete anche esplorato nuovi confini del design creando la Strip Collection che vediamo qui esposta, con la collaborazione di Paul Smith. L’avete lanciata a Londra lo scorso 12 agosto e rappresenta un po’ il manifesto del vostro voler essere sostenibili. Ce la racconti?
“Sì quella vettura contiene un sacco di messaggi. Da una parte il brand Mini vuole essere un brand ecologico, e l’ecologia non è solo emissione di CO2 allo scarico ma anche tutto il processo produttivo e la giusta attenzione sull’utilizzo dei corretti materiali. Paul Smith è uno stilista che collabora con noi ormai da diverso tempo e abbiamo pensato che fosse la persona giusta per trasmettere con il suo stile questo messaggio di sostenibilità con una rielaborazione della Mini Cooper SE elettrica. L’uso di determinati materiali lo vedremo già sulle Mini stradali in un prossimo futuro e già oggi siamo molto attenti a rispettare l’orizzonte Carbon Neutral in tutta la catena produttiva”.
- Più di un anno fa, durante il lockdown, ti intervistammo nel nostro format “Autoappassionati cafè” chiedendoti che direzione stesse prendendo Mini. Come è cambiato da allora il mondo dell’auto secondo te?
“C’è sempre più attenzione a tutto il mondo dell’elettrificazione. Ciò che mi piace è sottolineare come ancora ci sia la passione per l’auto, anche se sta cambiando. Lo vedi in eventi come questi e c’è quella passione che rimane trasversale in termini di età, infatti mi piace vedere qui ai Mini Big Love Days quanti giovani ci siano. C’è quindi un’attenzione generale di tutto il mondo dell’auto verso la sostenibilità ma anche quella di mantenere un piacere legata all’auto non solo come un mezzo di trasporto, qualcosa in grado di trasmettere emozioni. Senza emozioni, saremmo davvero più poveri”.
- Una domanda da 100 milioni: che cos’è Mini oggi e cosa vuole diventare domani?
“Mini oggi è un brand in grado di farti entrare in un mondo ed è un brand unico che guarda agli altri, mi piace dire che è un brand inclusivo con una grossa forza che vogliamo restituire alla comunità e, nel futuro, io spero che Mini possa essere ancora più Mini, con queste caratteristiche ancora più marcate”.
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