Storiche

I.DE.A Institute. Il capolavoro di Franco Mantegazza

Tempo di lettura: 3 minuti

I.DE.A Institute è stata una di quelle realtà progettuali del car design italiano che oggi troppo spesso vengono dimenticate, nonostante abbia influito in maniera decisiva nello sviluppo ed evoluzione dell’automobile.

Viene fondata da Franco Mantegazza, ingegnere meccanico formatosi al Politecnico di Zurigo ma nato a Varazze in provincia di Savona il 29 marzo del 1929. Le sue prime esperienze nel campo dell’automobile avvennero in Volkswagen, Magneti Marelli e Fiat France, ma da diverso tempo pensava di fondare una società di progettazione automobilistica con sede nel torinese (centro pulsante dell’automobile italiana), potendo contare in particolare sulla competenza di Renzo Piano, allora architetto emergente sulla scena internazionale.

Il progetto di Mantegazza partì da un’attenta osservazione e valutazione delle difficoltà che le grandi aziende automobilistiche incontravano sul piano ideativo e organizzativo rispetto alla progettazione di concetti innovativi e di efficiente industrializzazione, in grado di produrre un passo avanti nell’automobile e non solo. Definì dunque una struttura orientata alla fornitura di servizi integrati e completi di progettazione automobilistica, di minori dimensioni, svincolata dalla logiche tipiche delle grandi industrie e orientata al dialogo e al confronto, nel segno dell’alta professionalità e valorizzazione delle risorse intellettuali e umane: si andò dalla progettazione di proposte innovative perfettamente producibili alla costruzione di modelli e prototipi, fino all’industrializzazione, organizzazione e gestione del processo di progettazione e costruzione. Il 14 dicembre 1978 a Moncalieri fondò l’I.DE.A Institute, presso la storica Villa Cantamerla che, per i primi anni, farà non solo da sede utile alla gestione dell’azienda, ma anche da centro operativo. 

Ingegneria, stile e sviluppo prodotto in una sola realtà

Dal punto di vista dello stile I.DE.A si propose, come da statuto aziendale, in questi termini: “La nostra filosofia è lavorare per il cliente, non per la nostra notorietà. Non proponiamo mai un progetto senza il relativo studio d’industrializzazione. Elaboriamo proposte di stile che riflettono le tendenze del design oppure interpretano il briefing del costruttore. I nostri clienti non cercano la firma di un carrozziere, bensì una soluzione integrale, e sovente i contratti di fornitura specificano che noi dobbiamo restare nell’ombra”. Difatti ogni progetto viene concepito in team, con Marco Fantini Murazzelli alla direzione tecnica.

Per raggiungere gli obiettivi, viene organizzata dopo pochi anni una struttura ben definita ma connessa che si suddivide in dipartimenti: I.DE.A 1, centro direzionale e amministrativo; I.DE.A 2, Centro Stile, ingegneria, impostazione prodotto e officina-laboratorio per la costruzione di modelli statici; I.DE.A 3, centro di sviluppo della progettazione meccanica e carrozzeria; I.DE.A 4, costruzione prototipi marcianti; I.DE.A 5, centro di progettazione informatizzato e I.DE.A 6, centro di fresatura automatica computerizzata di modelli e stampi, rilevamento, certificazione e collaudo prototipi.

VSS: Il prototipo di piattaforma modulare

Primo progetto dall’alto valore innovativo che lascia perfettamente trasparire la capacità ingegneristica di quella che sarà anche una rilevante realtà di design, è il prototipo VSS (Veicolo Sperimentale a Sottosistemi).

Nel 1978 il gruppo Fiat affida a I.DE.A Institute il compito di sperimentare un “nuovo sistema vettura”, in vista di un profondo rinnovamento dei criteri produttivi e progettuali delle proprie automobili. Il risultato presenta un’inedito telaio space frame in lamiera d’acciaio che prevede di poter costruire con una stessa impostazione di base diversi tipi di automobili (modularità), diversificati da pannelli carrozzeria e componenti interne in materiale sintetico suddivisi in gruppi (da qui il nome), separando la funzione “strutturale” da quella di “involucro”; ciò portò alla definizione di una vettura leggera e quindi dai ridotti consumi. Il progetto viene seguito e supervisionato dall’ingegner Rudolf Hruska insieme all’architetto Renzo Piano.

Presentata nel 1981 al Centro Sicurezza Fiat di Orbassano, la VSS entusiasma tecnici e vertici Fiat che subito pensano di adottare elementi di questa soluzione per sviluppare una inedita gamma di vetture; in particolare è la prospettiva di poter realizzare su una piattaforma unica più modelli di carrozzeria, abbattendo significativamente i costi a fare centro.

Dai “Tipi” a Fiat Tipo, Lancia Dedra e Alfa Romeo 155

Nel 1983 Vittorio Ghidella, amministratore delegato della Fiat, affida a I.DE.A Institute il compito di sviluppare sull’idea tecnica della VSS due vetture completamente diverse nell’aspetto e nel segmento,  nonostante piattaforma e componenti sottostanti condivisi (in particolare parabrezza e anelli vanno porte).

I progetti vengono siglati come Tipo 2 e Tipo 3, e i figurini delle due vetture sorelle vengono “congelati” nel 1984: verranno presentate come Fiat Tipo (1988, Tipo 2) e Lancia Dedra (1989, Tipo 3), automobili di cui lo stesso Mantegazza fu particolarmente fiero per soluzioni, tecnica e stile.

Poco dopo dal filone Tipo 3 venne sviluppata la Fiat Tempra berlina (1990) e station wagon (1992); versione quest’ultima introdotta anche per la Dedra lo stesso anno. Il progetto si estenderà, arrivando all’Alfa Romeo 155 (1992, base Tipo 3) e la nuove Lancia Delta (1993), Alfa Romeo 145 (1994) e 146 (1995) tutte su base Tipo 2. È bene ricordare che in quegli anni allo stile sono presenti in posizioni Walter De Silva (1979/1986), Ercole Spada (1983/1993) e Justyn Norek (1983/1999), che lavorano in stretto rapporto di partecipazione, in ideale continuità con lo statuto di I.DE.A che non prevede “firme” uniche, e in collaborazione con i centri stile dei marchi interessati.

Oggi le piattaforme condivise coinvolgono ogni costruttore “generalista”, imprescindibili nell’ambito della grande produzione, ma possiamo dire che I.DE.A Institute si pose come vera pioniera grazie a visione, valide professionalità e un modo inedito di lavorare con l’automobile.

Autore: Federico Signorelli

Redazione Autoappassionati.it

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