Prove su strada

Hyundai Kona | Prova su strada

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Per la Casa coreana il richiamo è stato irresistibile, mi spiego meglio. Quando il mercato non può più fare a meno di SUV e crossover è ora di giocare le proprie carte al meglio delle possibilità, ecco perché Hyundai ha deciso di osare con la nuova Kona, un B-SUV che segna il debutto di una piattaforma completamente nuova per il brand e che porta in dote una carica frizzante, ovvero ciò che serve per differenziarsi tra le concorrenti.

Un modello, la Kona, che vuole farsi piacere nonostante all’apparenza si discosti da quelli che sono i canoni della Marca, ben noti con le sue sorelle più voluminose. Con le più grandi Tucson e Santa Fe ha poco da spartirsi proprio per la precisa volontà della Casa di aprire un nuovo percorso imprescindibile dalle richieste del mercato. Andiamo a scoprire insieme come si comporta su strada la nuova Hyundai Kona spinta dal motore benzina 1.0 tre cilindri da 120 CV.

Design: orange is the new…Kona


In un mondo fatto di mode più o meno passeggere, ed è decisamente il caso del segmento al quale la Hyundai Kona appartiene, quello dei B-SUV, per farsi vedere (e comprare) serve osare. Ecco perché la nuova coreana punta tutto su colorazioni sgargianti e un look che, a modo suo, conquista. Sì perché se a prima vista la sua colorazione arancione Tangerin Comet Two conquista (a patto di sborsare 650 euro in più, oltre ai 600 euro del tetto a contrasto, i gusti son gusti).

Tante le novità estetiche: di nuova concezione è ad esempio la griglia del radiatore di forma trapezoidale così come sono nuovi i gruppi ottici sdoppiati sia davanti sia dietro. Sul frontale le sottili e affilate luci di posizione a LED (inframmezzate da una discutibile finta presa d’aria orizzontale) aiutano a donare dinamicità al corpo vettura, mentre più in basso giacciono le luci anabbaglianti e abbaglianti, comprese nel voluminoso, forse troppo, inserto in plastica che va poi a costituire il passaruota. Molto ben integrati i fendinebbia, in basso sul paraurti.

Dietro stesso discorso con quattro gruppi ottici e le affilate luci a LED che si integrano bene nelle forme piuttosto compatte del B-SUV coreano (è lungo 4,16 metri) e sportive allo stesso tempo, con il piccolo spoiler che da dietro aumenta il carattere del crossover orientale, peccato per lo scarico nascosto sotto il paraurti. Possono non piacere per una questione pratica, specialmente al posteriore, aver portato le luci così in basso potrebbe creare problemi in manovra se non state attenti.

Va riconosciuto però a Hyundai che questa caratteristica è unica nel segmento, ed è quello che ci vuole per aggiungere pepe a una ricetta se no troppo “comune” per donare quella spinta in più in un categoria già decisamente sovraffollata.

Dentro vengo invece accolto da un abitacolo ben rifinito, accogliente già da subito per quanto riguarda gli assemblaggi. Non mi piace molto lo schermo touchscreen da 8” non tanto per le sue qualità tecniche quanto per il suo spessore, troppo elevato e poco raffinato se si considerano le linee tese della vettura all’esterno. Tolta questa piccola nota, sulla top di gamma Style c’è tutto quello che si può desiderare, compresa la piastra di carico wireless di serie.

Volante e sedili riscaldati, ventilati e regolabili elettricamente (Premium Pack, 1.000 euro), debutta per la prima volta l’head-up display, il volante è ricco di tasti piacevoli al tatto e la plancia, così come le impunture e le cinture, riprendono le colorazioni della carrozzeria, per aggiungere quel tocco in più in un abitacolo altresì troppo virante sulle tonalità spente del grigio.

Non male nel complesso il sistema di infotainment ricco di funzionalità e il sistema audio premium Krell a 8 canali con subwoofer e amplificatore esterno da 360W che promette ottime qualità sonore pur togliendo un po’ di spazio nel bagagliaio sulla parte destra (capacità: 361 litri, buona per il segmento, con gli utili vani sotto al piano di carico e la rete ferma oggetti di serie dall’allestimento XPossible). 1.143 i litri con piano di carico completamente piatto se si abbassano gli schienali, volendo con bracciolo abbassabile per porre due bibite.

Tornando ai sedili la seduta è comoda, pienamente regolabile e si sta comodi anche in tre sul divanetto dietro, dove lo spazio per le gambe è più che sufficiente per i due passeggeri seduti ai lati grazie agli ottimi 2,6 metri di passo, pur mantenendo compatte le dimensioni come B-SUV comanda grazie agli sbalzi ridotti.

Alla guida della Hyundai Kona 1.0 T-GDI da 120 CV: brillante, ma un po’ rigida tra le buche


Ciò che mi ha sorpreso di più della Hyundai Kona, spinta dal motore benzina entry level, il tre cilindri turbo benzina da 120 CV, è stato il suo assetto. Si perché, complici i cerchi da 18” di serie sull’allestimento Style, la Kona di dimostra molto ben piantata a terra grazie a un telaio molto leggero e un assetto quasi più da sportiva piuttosto che da B-SUV come recita il suo cartellino.

Un vantaggio quando la si guida tra le curve, laddove il piccolo motore a benzina si dimostra all’altezza della situazione, pur non esagerando in termini di prestazioni sulla carta (0-100 km/h in 12 secondi, 172 Nm di coppia e 180 km/h di velocità massima), mentre non proprio la stessa salsa quando la si porta in giro per la città, dove tombini e buche sono quasi una costante.

Questo non vuol dire che la Hyundai Kona sia un auto che rinuncia al comfort, anzi. La seduta è alta e permette di dominare la strada ma è stato il particolare lavoro compiuto sulle sospensioni (Multilink al posteriore) a irrigidire l’assetto, facendo diventare la Kona un’auto determinata che tradisce le origini del suo nome. Kona è infatti il nome di un tratto della costa hawaiana dove si svolgono ogni anno, dal 1978, i campionati mondiali di Triathlon.  

Vero è che la dimensioni compatte danno il loro meglio proprio in città, la Kona è infatti molto intuitiva e facile da guidare grazie allo sterzo morbido e demoltiplicato. Il 1.0 tre cilindri dà il suo meglio ai bassi regimi, mentre, dando gas, il rumore penetra nell’abitacolo, a sottolineare una non perfetta insonorizzazione.

Niente cambio automatico per il tre cilindri, a scelta tra diesel e benzina solo per le motorizzazioni più potenti in gamma, rispettivamente da 136 e 177 CV. Presente, su quest’ultime, anche la trazione integrale che dona più performance al B-SUV coreano.

Consumi nel complesso buoni per la nostra sola trazione anteriore, dichiarati dalla Casa 5,2 l/km, che hanno trovato riscontro durante la nostra prova. Solo a velocità autostradale il 3 cilindri soffre offrendo consumi che non scendono sotto i 7 l/100 km. 

Per chi invece non vuole rinunciare alla sicurezza, zero problemi. Già di serie dall’allestimento base, sono tanti i sistemi di assistenza alla guida presenti sulla nuova Hyundai Kona: tra gli altri il mantenimento della corsia, frenata automatica, monitoraggio dell’attenzione del conducente e cruise control

Sulla nostra versione più ricca, il sistema di monitoraggio degli angoli ciechi, il sistema di oscuramento automatico degli abbaglianti e quello che avvisa in manovra se sopraggiungono altri veicoli uscendo dai parcheggi.

Prezzi e concorrenti

La nuova Hyundai Kona parte da un prezzo di 18.450 euro (in promozioni fino al 28 febbraio a 15.450 euro) per la versione benzina da 120 CV nell’allestimento Classic. Per la vettura in prova, la top di gamma Style, serve un esborso di 25.650 euro, con un allestimento di serie davvero molto completo e più che sufficiente.

Il nostro esemplare in prova, complici il colore e i vari pacchetti si avvicina al muro dei 28.000 euro, 27.900 per la precisione, con la garanzia Hyundai come sempre valida per 5 anni e chilometri illimitati. La Hyundai Kona, prodotta a Ulsan, in Corea del Sud, deve vedersela con Kia Stonic, sua stretta parente, Renault Captur, Citroen C3 Aircross, Peugeot 2008, Fiat 500X, Ford Ecosport, Mazda CX-3, Nissan Juke e Opel Crossland X.

In attesa di vedere le novità di questo 2018, la Hyundai Kona ha tutte le carte per puntare al vertice del segmento più desiderato dagli italiani.

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Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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