Segnatevi questa data perché è cruciale per il futuro dei rapporti fra Stellantis e governo Meloni: 17 settembre 2024.
Quel giorno, alle 11:00, il ministero delle Imprese ha convocato una riunione di aggiornamento sulla Gigafactory di Termoli. Parliamo del possibile maxi stabilimento che potrebbe produrre batterie per auto elettriche. L’ex impianto di che sfornava motori in quel di Cambobasso (Molise) oggi appartiene alla joint venture ACC tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies. È il secondo incontro dopo quello (interlocutorio) dell’11 marzo: il ministro Adolfo Urso a Palazzo Piacentini avrà modo di parlare coi rappresentanti delle tre aziende del consorzio ACC, con la Regione Molise e coi sindacati di categoria.
Gigafactory Termoli: quali sono gli scenari
Da via Veneto, fanno sapere che durante il meeting i temi saranno due: le tempistiche per convertire lo stabilimento e il mantenimento dei livelli produttivi del sito. Il summit arriva dopo che, il 23 agosto, durante l’intervento del ministro al Meeting di Rimini, Urso aveva polemicamente lanciato l’ultimatum a Stellantis: se il gruppo non farà la Gigafactory, allora il governo dirotterà altrove i fondi europei del Piano nazionale ripresa resilienza o PNRR. Parole cui era seguita la replica del costruttore: “È essenziale che tutti gli attori della catena del valore contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità”.
Il tutto in un contesto non idilliaco. Da una parte, Urso e l’esecutivo premono affinché Stellantis produca un milione di veicoli l’anno per il 2030 in Italia, anche grazie agli incentivi statali. Dall’altra, il gruppo guidato da Carlo Tavares evidenzia le difficoltà oggettive del momento per l’automotive mondiale, specie per quanto riguarda le vendite di auto elettriche. Il fatto è che, con la domanda di BEV in calo, l’azienda euro-americana sta frenando sull’ipotesi di creare la Gigafactory a breve come inizialmente preventivato.
Autore: Mr. Limone