Fino ad ora si sono scritti fiumi d’inchiostro sull’auto di Google, i cui prototipi negli ultimi sette anni hanno percorso oltre 1,5 milioni di miglia. Nulla però riguardo una self driving car in versione monovolume, destinata alle famiglie numerose. È notizia di questi giorni l’accordo tra Fca e l’azienda di Mountain View finalizzato a una vettura in grado di muoversi da sola che verterà sul minivan Chrysler presentato a gennaio al salone di Detroit.
Una svolta tanto inaspettata, quanto lungimirante e non priva di senso per entrambi i brand. Proprio all’evento del Michigan, cinque mesi fa, in nostra presenza Sergio Marchionne seduto di fianco a John Elkann aveva dichiarato, “schierarsi contro la Silicon Valley è un’idiozia, dichiarare guerra è pericoloso, loro poi sono in continuo cambiamento, noi invece non siamo agili. La relazione con Google è aperta e naturale, non siamo antagonisti”.
Una mossa tattica
La nuova scelta di Fca quindi arriva da quella che era stata una parziale apertura ai giganti dell’hi-tech e, più che un cambio di rotta, è un tentativo strategico di stare al passo con l’innovazione e tenere aperte nuove strade. “L’esperienza che tutte e due le aziende acquisteranno sarà fondamentale per offrire soluzioni tecnologiche“, commenta ora Marchionne, l’obiettivo è rendere “le nostre strade più sicure ed aumentare la mobilità di milioni di persone che non possono guidare“. La prima fase dell’accordo riguarda solo la sperimentazione, lo step successivo invece comprenderà la messa in commercio dei veicoli. Le conoscenze di Google si rivelano preziose per Fca anche riguardo all’enorme gestione di dati che le auto senza pilota richiedono per funzionare, muoversi in sicurezza e dialogare con le strutture in un continuo flusso d’informazioni.
Veicoli di facile accesso
Il minivan che aveva esordito a Detroit, la Pacifica, sarà venduto quindi in un futuro non troppo remoto con un software marchiato Google. Lo stesso software potrà essere ceduto dal Big G in differenti versioni ad altre case, un po’ come era successo agli albori del mondo dei personal computer in cui il sistema operativo Windows era in grado di funzionare e poteva essere acquistato con numerosi computer, da Ibm a Dell, per arrivare agli assemblati di marche sconosciute.
“Il minivan che abbiamo scelto ci offre la possibilità di testate i nostri sistemi su un veicolo in cui è facile per chiunque entrare ed uscire, grazie anche alle porte scorrevoli che non richiedono l’utilizzo delle mani”, spiega un portavoce del colosso di Mountain View su un blog aziendale.
Appare chiara l’idea di Google di sperimentare la guida autonoma in diversi contesti e, se la possibilità di spostarsi da un punto A ad uno B senza disturbare nessuno si rivela importante soprattutto per disabili, anziani o presone impossibilitate a guidare per altri motivi, un’auto con grandi spazi come la Pacifica, è perfetta per andare incontro a queste esigenze. Con questo nuovo passo quindi il modo d’intendere la “quattro ruote” di Google trova anche nuove e utili applicazione pratiche diventando sempre meno un esperimento fine a se stesso.