Sembra una provocazione, o la trama di un film di fantascienza. E invece è scienza pura: in Spagna un gruppo di ricercatori sta trasformando i fanghi di depurazione — sì, proprio quel mix di residui fecali, scarti alimentari e grassi — in materiali avanzati per realizzare batterie allo zolfo ad alta capacità. Una scoperta che potrebbe ribaltare il concetto stesso di “rifiuto” e aprire la strada a soluzioni energetiche più sostenibili, economiche e… insospettabili.
Da problema ambientale a risorsa energetica
La Spagna produce oltre 1 milione di tonnellate di fanghi di depurazione all’anno (su base secca). Una montagna di materiale difficile da gestire, costoso da smaltire e spesso destinato a trattamenti poco efficienti dal punto di vista ambientale.
È proprio partendo da questo problema che l’Istituto Chimico per l’Energia e l’Ambiente (IQUEMA) dell’Università di Córdoba ha avuto l’intuizione: trasformare il fango in catodi per batterie Li-S (Litio-Zolfo), una delle tecnologie più promettenti del futuro.
Il fango “giusto”: perché quello di Córdoba è speciale
Per i loro test, i ricercatori hanno utilizzato i fanghi provenienti dall’impianto di Villaviciosa, vicino a Córdoba. Si tratta di un materiale ricchissimo di:
- Materia organica
- Metalli
- Azoto e fosforo
Una composizione ideale per essere convertita, tramite processi chimici ed elettrochimici, in carbone attivo, l’ingrediente fondamentale del catodo di una batteria allo zolfo.
Come si trasforma il fango in batteria (senza entrare troppo nei dettagli)
Il processo, semplificando, prevede quattro fasi principali:
- Essiccazione del fango
- Polverizzazione del materiale
- Modifica chimica della polvere per ottenere carbone attivo
- Mix finale con lo zolfo
Il risultato? Un catodo ricavato da rifiuti che, almeno in laboratorio, ha mostrato prestazioni sorprendentemente elevate.
Tre volte più energia delle batterie al litio
I primi test indicano che le batterie allo zolfo ottenute con questo metodo potrebbero raggiungere una capacità energetica fino a tre volte superiore rispetto alle attuali batterie agli ioni di litio. Non solo: la produzione risulterebbe più sostenibile, con costi ridotti e un impatto ambientale minore.
In altre parole, si ottiene:
- una tecnologia più performante
- un processo di riciclo avanzato
- una soluzione intelligente a un rifiuto difficile da gestire
Un win-win scientifico che strizza l’occhio all’economia circolare.
Siamo pronti a ricaricare i nostri smartphone grazie ai fanghi di depurazione?
Per ora no: si parla di risultati ottenuti in laboratorio, ancora lontani da una produzione industriale su larga scala. Ma l’idea ha un potenziale enorme e potrebbe aprire nuovi orizzonti nel mondo dell’accumulo energetico.
E chissà: tra qualche anno, mentre caricheremo l’auto elettrica o lo smartphone, potremmo scoprire che dentro quella batteria c’è — letteralmente — il frutto della depurazione dei nostri sistemi fognari. Una rivoluzione che parte dal basso, in tutti i sensi.