La Cina è il paese più inquinato del mondo. Tutti ricordiamo le immagini che pressoché ogni anno ci mostrano le metropoli cinesi coperte da una cappa di inquinamento visibile a occhio nudo, con gli abitanti costretti ad uscire con mascherine che coprivano la bocca.
Proprio per far fronte all’inquinamento il governo della Repubblica Popolare Cinese, a partire dal 2015, aveva introdotto consistenti incentivi all’acquisto di veicoli elettrici: 55 mila yuan (7.500 euro) per auto elettriche e 300 mila yuan (41.000 euro) per gli autobus.
Cifre altissime, che devono aver fatto venire una “brillante” idea a qualche costruttore locale. Il sistema prevedeva di far assemblare a costruttori più o meno veri, veicoli che vanno dalle microcar ai bus, venderli e quindi immatricolarli a società di noleggio create ad hoc, dietro cui c’erano i marchi stessi, e intascarsi così i cospicui incentivi statali, a fronte di un costo di produzione dell’auto molto inferiore. A volte queste auto nemmeno esistevano.
Come se ne sono accorte le autorità cinesi? Le auto elettriche in Cina non sono apprezzatissime, per la ridotta autonomia principalmente, e i numeri di vendita nei primi dieci mesi del 2015 erano piuttosto ridotti: 108 mila New Electric Vehicles, nel cui segmento, per altro, in Cina, rientrano anche le ibride.
Alla fine del 2015 però, nel giro di soli due mesi, le immatricolazioni di NEV avevano avuto un vero e proprio boom, arrivando a 379.000, aumentando del 400% rispetto all’anno precedente.
L’indagine avviata a febbraio 2016 è ora giunta alla sua conclusione. Su 5 miliardi di yen spesi in incentivi spesi fino ad ora, 1 sarebbe stato intascato dagli ideatori della truffa.
Per il momento, si conoscono solo i 5 costruttori locali che hanno approfittato maggiormente della truffa, ma il ministro dei trasporti cinese ha dichiarato che sono stati effettuati controlli su ben 90 costruttori, non solo locali, e che nei prossimi mesi altri nomi potrebbero venire a galla.
Il Governo comunista ha preteso la restituzione di tutti i fondi da Wuzhoulong Motors, Higer Bus, Chery Wanda Manufacturing Co., Henan Shaolin Bus e GMC’s Auto (non quello statunitense), oltre a una multa che ammonta al 50% dei fondi di cui si erano appropriati indebitamente.
Per GMC Auto manufacturing, invece, è stata anche prevista la revoca della licenza a produrre veicoli elettrici ed è stata rimossa dalla lista di possibili costruttori che potranno ricevere sussidi pubblici in futuro.
Un pugno di ferro, per una frode che ha reso la Cina il paese della grande Truffa, oltre che della Grande Muraglia.
Gli incentivi, ora, sono stati ridotti e si prevede il loro azzeramento entro il 2020, ponendo un problema, che vale anche per i costruttori europei, ad esempio Volkswagen, che stavano pensando di entrare in un segmento che viene dato in forte crescita nei prossimi anni: si venderanno queste auto senza sussidi?