La Chevrolet Camaro Carbon Pack sbarca in Italia, più precisamente dal Gruppo Cavauto. Si tratta di un inedito pacchetto di accessori che rende ancora più sportiva e cattiva la muscle car americana.
È caratterizzato dall’adozione di componenti in fibra di carbonio, che arricchiscono le forme della Camaro, giunta alla sua sesta generazione, conferendole ulteriore personalità ed esclusività. Si tratta di un pacchetto aerodinamico che comprende i seguenti particolari: minigonne laterali, splitter anteriore, spoiler, cofano Performance, estrattore posteriore. Inoltre, i loghi Chevrolet presenti sull’automobile sono trattati con colorazione nero matt.
L’allestimento della Camaro Carbon Pack è disponibile per la V8 6.2 litri con cambio manuale e automatico, e per la 2.0 Turbo 4 cilindri Automatica. Il costo è di 9.320 euro, IVA inclusa.
Per una trasformazione completa della vettura, sono disponibili a richiesta ulteriori accessori, come l’assetto sportivo ribassato anteriore e posteriore di 1,1” (1.380 euro), il filtro aria sportivo highflow con centralina Motorsport (850 euro), lo scarico Performance Extreme Black (2.600 euro) e i cerchi Performance con pneumatici 285/30 R20 ant. – 305/30 R20 post, a scelta tra cinque diverse lavorazioni, finiture e colorazioni: Performance Wheels Silver, Machined, Semi Gloss Black, Smoked Black, Chrome (4.850 euro). Quelli scelti per presentare l’allestimento Camaro Carbon Pack, sono Semi Gloss Black, ovvero nero lucido.
Dal punto di vista delle prestazioni, la Camaro ha un DNA racing ben consolidato, poiché ha stabilito un nuovo record sul circuito del Nürburgring ed è protagonista del Campionato NASCAR. Questa versione ne enfatizza ulteriormente il look, che risulta veramente intimidatorio già dal primo sguardo.
Per il mercato italiano il Gruppo Cavauto propone anche la versione da 250 CV, una scelta che permette di potersi godere ugualmente questa tipologia di vettura, senza comunque rinunciare alle prestazioni, ottenendo un risparmio economico importante su IPT, assicurazione RCA e, soprattutto l’odioso balzello del Superbollo.