24 gennaio 2003, sono passati esattamente 20 anni dalla morte di uno dei personaggi più importanti della storia economica ed imprenditoriale d’Italia. Questo ventesimo anniversario di dipartita riguarda la figura di Giovanni Agnelli, detto Gianni, che tutta Italia ha meglio conosciuto semplicemente come “l’Avvocato”. Gianni Agnelli ha incarnato per svariate decadi l’emblema del capitalismo italiano, divenendo esempio e punto di riferimento di diversi italiani.
Gianni Agnelli nacque a Torino il 12 marzo 1921, i genitori scelsero di chiamarlo con il nome suo nonno, il fondatore della Fiat, quella “Fabbrica Italiana Automobili Torino” che lo stesso Avvocato porterà all’apice dopo gli anni passati come apprendistato, in qualità di vicepresidente, all’ombra di Vittorio Valletta, il quale ha saputo guidare l’azienda torinese con sagacia ed eccellenza dopo la scomparsa del fondatore avvenuta nel 1945. La famiglia Agnelli, e lo stesso Gianni, devono molto a Valletta, che seppe impiegare una grande forza lavoro proveniente da ogni parte del Belpaese (soprattutto dal Sud) e seppe anche trattare con i sindacati ed aumentare notevolmente i volumi di vendita sfruttando al meglio il boom economico. È proprio in pieno boom che Gianni Agnelli prende in mano il timone della Fiat, nel 1966 viene proclamato presidente e subito deve interfacciarsi con delle problematiche politiche e sociali sollevate da anni di manifestazioni, contestazioni studentesche ed operaie e quell’aria rivoluzionaria che in Italia si è respirata per circa un decennio.
Agnelli mette alle spalle gli Anni di Piombo solo grazie al carattere deciso ed all’indole mediatrice che albergano in lui, doti che dal 1974 al 1976 lo portano a ricoprire la carica di Presidente di Confindustria. Con la fine degli anni ’70, l’Avvocato si ritrova a dar il maggior lustro della storia alla Fiat, ascesa che negli anni ’80 trasforma l’azienda in una holding con interessi assai differenziati, che non si limitano più al solo settore dell’auto (in cui fra l’altro aveva ormai assorbito anche l’Alfa Romeo e la Ferrari), ma vanno dall’editoria alle assicurazioni. Nel 1991 viene nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e cinque anni dopo cede il testimone a Cesare Romiti. Dopo una lunga malattia e tanti dolori personali causati da delle importanti perdite affettive, Giovanni Agnelli si spegne all’inizio del 2003.
Esattamente 20 anni fa, Gianni Agnelli, per tutti “l’Avvocato”, passò a miglior vita. Nonostante la sua figura non appartenga più a questo mondo da due decenni, Giovanni Agnelli continua ad essere un’icona di stile ed un esempio imprenditoriale. Prima della nascita di FCA e l’evoluzione in Stellantis, il mercato italiano ed europeo dell’auto era dominato fortemente dalla Fiat. La multinazionale torinese divenne un colosso dell’automobile sotto la guida dell’Avvocato Gianni Agnelli, il nipote del fondatore Giovanni guidò per un trentennio la Fiat, vivendo la gioventù tra auto veloci, bella vita ed il jet set internazionale, il tutto mixando una maturità fatta di scelte aziendali strategiche e spesso difficili.
Con Gianni Agnelli alla guida, la Fiat inglobò altri brand come Autobianchi, Lancia, Ferrari, Abarth, Alfa Romeo, Maserati ed Innocenti. Agnelli ha certamente vissuto una vita ricca sia sotto il punto di vista economico che professionale, ma non sono mancati momenti molto complicati. È stato per molte decadi uno dei principali personaggi di tutta Italia grazie ai suoi modi di fare che l’hanno portato ad avere una grandissima influenza su buona parte degli italiani. Oltre al calcio (essendo tifosissimo e Presidente della Juventus) Gianni Agnelli era inevitabilmente un grande appassionato di auto e nella sua vita ne ha possedute tantissime, ovviamente italiane, quasi sempre personalizzate. L’Avvocato ha quindi sfoggiato al meglio il suo stile e la sua eleganza non solo con cravatte, orologi sul polsino, scarpe scamosciate ed un innato savoir faire, ma anche con tutte le automobili che ha posseduto e guidato.
Come la logica impone, Gianni Agnelli era solito preferire prettamente le automobili italiane, modificate appositamente con cambio automatico e un servocomando per la frizione a causa dell’infortunio alla gamba di cui fu vittima in un infortunio occorsogli nel 1952 quando finì contro un autocarro sulla tratta Torino Monte Carlo.
Un personaggio di spicco dell’imprenditoria automobilistica come Gianni Agnelli ha inevitabilmente segnato un’epoca fatta dalle stesse vetture che ancora oggi ne alimentano la leggenda:
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