Il percorso dell’Unione Europea verso la neutralità
climatica del comparto auto segna una nuova, importante tappa che sta già
facendo discutere. La Commissione Europea ha presentato una
proposta che
introduce margini di flessibilità rispetto al drastico
phase-out dei
motori endotermici inizialmente previsto per il 2035. Se da un lato la mossa
appare come un tentativo di mediare tra esigenze industriali e obiettivi green,
dall'altro solleva forti perplessità tra gli osservatori focalizzati sulla
decarbonizzazione.
Le novità: dal 100% al 90% di riduzione emissioni
La modifica sostanziale riguarda gli obiettivi di
abbattimento della $CO_2$. La soglia di riduzione per i costruttori verrebbe
portata dal 100% al 90% entro il 2035. Questo 10% di scarto non è un
dettaglio tecnico, ma il varco che permetterebbe la vendita di veicoli a
combustione anche oltre la metà del prossimo decennio.
Per compensare questo scarto, la normativa introduce un
sistema di crediti legati alla sostenibilità della produzione:
- Acciaio
"verde": Crediti per l'uso di materiali a basse emissioni
nella costruzione.
- Biocarburanti
ed e-fuels: Possibilità di conteggiare l'uso di carburanti alternativi
nel mix energetico europeo.
La posizione di Transport & Environment: "Segnale ambiguo"
L'organizzazione Transport & Environment (T&E)
ha espresso una posizione di netto disaccordo. Secondo le loro stime, queste
flessibilità potrebbero ridurre le vendite di veicoli elettrici del 25%
rispetto ai target originali.
Il timore espresso dal direttore esecutivo William Todts è
che l'Europa stia perdendo la bussola della competitività: "Ogni euro
speso per gli ibridi plug-in è un euro sottratto agli investimenti nei veicoli
elettrici, proprio mentre la Cina accelera". Secondo T&E, la
complessità del nuovo sistema di crediti rischierebbe di premiare tecnologie
non scalabili o esposte a rischi di frode (come nel caso dei biocarburanti
derivati da oli esausti).
Flotte aziendali e "Super Crediti"
La proposta tocca anche il settore delle flotte aziendali,
considerato il traino del mercato. Sebbene siano previsti target nazionali di
elettrificazione, T&E critica l'inclusione delle ibride plug-in (PHEV)
nel conteggio, sostenendo che le loro emissioni reali siano spesso sottostimate
rispetto all'uso effettivo.
Inoltre, il piano introduce i cosiddetti "super
crediti" per incentivare la produzione di auto elettriche di piccole
dimensioni: ogni veicolo di questa categoria varrebbe come 1,3 auto a zero
emissioni. Una misura volta a democratizzare l'elettrico, ma che secondo i
critici permetterebbe paradossalmente ai produttori di vendere un numero
complessivo inferiore di auto a batteria.
Verso l'Industrial Accelerator Act
In parallelo, la Commissione ha pubblicato la strategia EU
Battery Booster, che mira a sostenere la filiera delle batterie ricaricando
fondi già esistenti, senza tuttavia immettere nuova finanza fresca nel sistema.
Il futuro della mobilità europea dipenderà ora dal dibattito
tra il Parlamento europeo e i governi nazionali. Un passaggio cruciale è atteso
per gennaio con l’Industrial Accelerator Act, che dovrà definire con
precisione i requisiti del "Made in EU" per veicoli e batterie,
cercando di bilanciare la difesa dell'occupazione locale con la necessità di
non restare indietro nella corsa globale all'elettrificazione.