Ho guidato uno dei miei miti, la Giulietta Sprint Veloce, un’icona del marchio Alfa Romeo che proprio quest’anno ha compiuto 60 anni.
In questo articolo non ho intenzione di annoiarvi con dati tecnici, caratteristiche da vecchio nostalgico o una noiosa prova su strada di una vettura storica, per esclamare continuamente “O tempora, o mores”. No, voglio raccontarvi un’esperienza, voglio dirvi che le macchine del tempo esistono già e che penso di aver vissuto delle grandi emozioni. E che se con questo articolo riuscissi a trasmettervi anche solo il 25%, sarei sicuro di essere riuscito ad emozionare anche voi.
Mi siedo a bordo, d’istinto mi giro verso il montante sinistro alla ricerca della cintura di sicurezza, non c’è. Resto leggermente basito, ma questa vettura ha 60 anni, le cinture di sicurezza in Italia sono state introdotte il 15 giugno 1976, quindi quando la Giulietta Sprint è stata prodotta nemmeno si discuteva di tale dispositivo.
I sedili sono comodi, si muovono anche tramite una piccola levetta per trovare la migliore posizione di guida. Il cruscotto è essenziale ma curato, laccato con una vernice rossa, bellissimo. La strumentazione è racchiusa all’interno di tre oblò posizionati dietro al volante, un timone viste le dimensioni, che fascino. I finestrini sono in plexiglas ad apertura scorrevole il che ha consentito l’eliminazione dei tradizionali alzacristalli.
Dopo alcuni minuti passati ad osservare i dettagli e riflettere sul fatto che stavo guidando un’auto mitica, una vettura prodotta da dei geni assoluti in un’epoca in cui i miei genitori non erano nemmeno nati, ho deciso che era il momento di partire.
La chiave di accensione è una chiave in acciaio tipo quella del portoncino di casa, dell’armadietto della scuola, una chiave che se mischiata in un mazzo rischierebbe di essere confusa con quella della cantina. Pensateci bene, questa è una chiave vera, non una tessera da tenere in tasca. Ok avete ragione, mi ero promesso di non cadere nell’errore di esclamare “O tempora, o mores”, ma qui sono sincero che un po’ di nostalgia per il passato mi è venuta. Belle chiavi che hanno la dignità per essere chiamate così.
Le giro, non parto. Riprovo, accelero leggermente e ci siamo l’auto va in moto. Wow! Le mani iniziano a sudarmi, il cuore batte perché ora bisogna guidarla questa bella signora.
Lascio dolcemente la frizione ed inizio a muovermi, schiaccio l’acceleratore e inserisco la seconda, tutto bene. Mi dico, “dai non è poi così difficile”. La leva del cambio è lunga, lunghissima; sembra una tibia di una giraffa da tanto è lunga, ma nonostante ciò riesco a inserire la terza. Ci prendo gusto adesso, mi godo il momento e mi accorgo che a metà della plancia spunta un “pezzo di vetro” che dovrebbe essere lo specchietto retrovisore, ma le vibrazioni sono talmente alte che trema così tanto da mostrare solo delle immagini molto approssimative di ciò che accade dietro di noi. Ma poco importa, tanto siamo su un’Alfa Romeo, la regina di quel periodo, figuriamoci se il guidatore doveva preoccuparsi di chi stava dietro di lui.
Arrivo alla prima curva, bisogna scalare e frenare. Schiaccio il pedale timido, non basta mi accorgo che sto per andare lungo e allora aumento di molto la pressione producendo una frenata efficace. Come tutte le auto storiche, il conducente le deve guidare con il fisico, non è certo un’auto finta o filtrata dall’elettronica come quelle dei nostri giorni che rendono la guida asettica, comoda sì, ma finta. Ok, ok avete ragione, non devo cadere nell’errore di deplorare i nostri tempi, l’ho promesso.
Anche la scalata è tutta da raccontare. L’operazione non è immediata, bisogna essere ai giusti giri altrimenti la marcia non entra.
L’Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce ha un’alimentazione a 2 carburatori Weber orizzontali a doppio corpo, il rapporto di compressione è di 9:1 con ben 90 cavalli e in grado di raggiungere come velocità i 180 km/h. Il prezzo di vendita della Giulietta Sprint Veloce era di 2.250.000 Lire.
La mia esperienza con questo mito degli anni ’50 si conclude al calar del sole. Mentre torno verso casa, lasciandomi alle spalle il centro prove FCA di Balocco, ripenso alla fantastica Sprint Veloce, che fu impegnata con successo nelle competizioni, soprattutto nella Mille Miglia dove, nell’edizione 1956, conquista i primi tre posti di categoria, a scapito delle Porsche 356, che abbiamo recentemente guidato durante il Raid dell’Etna.
Se come recita lo spot della nuova Giulietta Sprint: “il futuro è di chi ha un grande passato”, il Biscione di gloria passata ne ha tanta, ma il futuro è adesso e scade il prossimo 24 giugno, gli appassionati ti guardano cara Alfa Romeo.
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