Portando l’orologio indietro nel tempo, è difficile non associare automaticamente il nome Alfa Romeo alle corse, quelle di una volta, senza tanti fronzoli ma tanta, tantissima passione. Erano gli anni ruggenti del nascente motorsport, quelli che da inizio Novecento coprirono quasi la prima metà del secolo, esclusi i due conflitti mondiali che sancirono una sorta di stop forzato alle competizioni. Alfa Romeo fu assoluta protagonista in una disciplina sportiva a Lei inderogabilmente connessa fin dagli albori, proprio negli anni precedenti al secondo conflitto mondiale che iniziarono a scolpire il suo nome sui trofei più importanti.
Già la prima Alfa, la 24 HP, nacque con le corse nel sangue e da lì tutto iniziò, era il 1911, due anni dopo la fondazione dell’ A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili). Le partecipazioni alla Targa Florio iniziano a farsi più consistenti (vi partecipò anche un certo Enzo Ferrari, nel 1920 a bordo della 20-30 HP) e il primo grande successo arrivò nel 1923, con la vittoria della Targa Florio, grazie a una fantastica doppietta di Sivocci/Ascari su Alfa Romeo, dopo l’ingresso nella proprietà di Nicola Romeo nel 1918, con la RL.
Fu quella l’occasione, per volontà del grande e scaramantico Ugo Sivocci, il quale perì pochi mesi più tardi in un incidente a Monza (il caso volle che la morte se lo portò via su una vettura n.17 senza il quadrifoglio), per vedere per la prima volta il Quadrifoglio Verde associato all’immagine delle vetture del Biscione, una specie di ritratto che da allora sarebbe rimasta per sempre indissolubilmente legata al nome stesso dell’azienda nella sua parte più sportiva. Alfa Romeo e il Quadrifoglio, da quel giorno un tatuaggio indelebile sulla “pelle” di ogni Alfa votata alla sportività.
Da quel momento, era il 1923, Alfa Romeo firmò alcune delle pagine più belle della sua lunga storia fatta di corse. Nel 1925 arrivò il primo titolo importante, con la P2, nel campionato del mondo di automobilismo, antesignano della Formula 1 che venne costituita 25 anni più in là mentre, proprio alla Targa Florio tanto amata dal Biscione, arrivarono 10 vittorie assolute con il record di sei vittorie consecutive, dal 1930 al 1935, e di relative cinque doppiette, record che nessuno potrà mai più ripetere.
La leggenda di quelle vetture rosse con il quadrifoglio dipinto sul cofano iniziò a farsi forte e tutti gli appassionati che all’epoca assiepavano i lati delle strade pur di vedere sfrecciare le loro beniamine iniziarono a godere di queste rapporto vincente tra Alfa Romeo e le corse. Altrettanto felice fu il rapporto con la Mille Miglia, celebrato quest’anno con il passaggio delle vetture dal Museo Storico di Arese a novant’anni esatti dalla prima vittoria in assoluto, quella della mai dimenticata 6C 1.500 Super Sport progettata da Vittorio Jano.
Dal 1928 al 1938 fu un tripudio di successi per Alfa Romeo alla granfondo più famosa di sempre, con la sola eccezione del 1931 quando a trionfare fu una Mercedes; 11 furono i successi totali, di cui sette consecutivi (1932-1938), con l’ultimo alla ripresa delle competizioni, nel 1947, dopo la pausa dovuta al secondo conflitto mondiale. Rimangono però scolpite nella memoria le vittorie della 6C 1500 diventata poi 1750, della 8C 2300 e della 2600 Monza, vetture che ancora a guardarle oggi mettono i brividi per la loro bellezza senza tempo.
I successi iniziarono a farsi sentire anche all’estero: piloti come Tazio Nuvolari e Rudolf Caracciola portarono le loro Alfa al successo per quattro volte consecutive a Le Mans con le varie versioni della mitica 8C e iniziarono a farsi sentire i successi su una pista, memorabile quello del 1935 del Nivola, che avrebbe regalato tante soddisfazioni quasi 60 anni dopo: stiamo parlando ovviamente del vecchio Nordscheleife, un tracciato per piloti veri.
D’altro canto, se nelle corse arrivavano successi uno dopo l’altro, sulle strade di tutti i giorni la storia non fu proprio altrettanto rosea, tanto che lo stesso Mussolini salvò una disastrata azienda dal fallimento affidandone il controllo all’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), mossa che la fece diventare statale e che permise a Enzo Ferrari di prendere il controllo del Reparto Corse. Nelle officine dedicate al motorsport, intanto, faceva in tempo a nascere nel 1937 la Tipo 158, più conosciuta come “Alfetta”, auto che fu la base dei successi che arrivarono poi con la nascita della Formula 1, ma questa è un’altra storia che merita un capitolo a parte.
Fu una fase importante nella storia del Biscione che la memoria ci consegna intatta così com’è, con il cuore del Biscione milanese che fin dagli esordi ha battuto forte per le competizioni ed è tornato a farlo a più riprese, come vedremo, lungo la sua importante storia.
Tornando indietro con la memoria, alla fine degli anni ’30 i venti della guerra si stavano facendo sempre più impetuosi e quelli che prima erano motori e telai da gara divennero, con le dovute modifiche, oggetti meccanici quali motori aeronautici e autocarri da impiegare nella Seconda Guerra Mondiale, solo una “triste parentesi” prima dei successivi capitoli di questa fantastica storia.
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