Tommaso Corona
La domanda è provocatoria, ed è per questo che scriviamo. Per scatenare pensieri, volendo commenti, ma soprattutto per far riflettere. Un record che durava dal 2006, con quelle 91 vittorie firmate da Michael Schumacher, l’ultima delle quali a Shanghai 14 anni fa, ieri è stato infranto da Lewis Hamilton.
92 vittorie per l’anglo-caraibico, che ieri a Portimao ha stretto suo padre in un lungo abbraccio, numeri che a leggerli si stenta a credere alla media di vittorie sulle 262 gare alle quali ha partecipato. Lecito, quindi, chiedersi se aver superato il mito Schumacher lo rende, di diritto, il più grande di sempre.
La risposta, però, la lasciamo a voi, sapendo quanti ancora reputino Ayrton Senna il miglior pilota mai apparso su un circuito a livello planetario, almeno per quello che riuscì a ottenere, e dimostrare, in 10 anni di carriera.
Hamilton, invece, è già al 14° anno nel mondiale e, dopo quella prima vittoria in Canada praticamente all’esordio in McLaren, solo nel 2009 e nel primo anno in Mercedes (2013), il campione inglese si è “limitato”, rispettivamente, a 2 vittorie e a una singola vittoria al debutto con la Freccia d’Argento.
Da quando, invece, è iniziata l’era turbo-ibrida e il dominio Mercedes, i numeri sono cresciuti a dismisura. Oggi, dopo il GP del Portogallo, siamo a 97 pole position, 52 giri veloci, 161 podi, 18 hat trick (pole, vittoria e giro veloce), 6 grand chelem (pole, vittoria, giro veloce e in testa dall’inizio alla fine) e le già citate 92 vittorie, con, probabile, la centesima che verrà raggiunta quanto meno nel 2021.
Insomma, Hamilton, Schumacher, Clark, Senna, Fangio: sono solo alcuni dei nomi che sono ormai scolpiti nell’olimpo di questo magnificio sport. Cosa possiamo fare noi è solo, e semplicemente, ripercorrere, una per una, tutte e 92 le vittorie di sua maestà Lewis Hamilton.
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