A 56 anni suonati sul gradino più alto del mondo in quel di Macao, ex consolato portoghese dove ogni anno si svolge uno degli appuntamenti più attesi delle quattro ruote. Chi se non Gabriele Tarquini? Nato nel 1962, il Cinghio si impone nuovamente alla prima edizione del campionato mondiale WTCR, l’ex WTCC da lui già vinto, con Seat, nel 2009. Questa volta il pilota abruzzese si è imposto al volante della Hyundai i30 TCR regalando così il bis al suo palmarés e il primo mondiale WTCR alla Casa coreana.
La sfida era tutta con l’eterno rivale Yvan Muller, anche lui pilota di assoluta esperienza. Il vantaggio era rassicurante prima della partenza per Macao ma il caos è arrivato in gara due (sulle tre disputate), quando Tarquini è stato coinvolto nel maxi crash al fondo del lungo rettilineo, perdendo così il suo rassicurante vantaggio sul rivale a causa del ritiro.
Si è quindi deciso tutto in gara 3, dove Esteban Guerrieri ha vinto con autorevolezza mentre a Tarquini è bastato un decimo posto per vincere con tre punti di scarto sul francese che gli contendeva il titolo e al quale sarebbe servito quanto meno il terzo gradino del podio per giungere davanti in classifica generale. Insomma, tre punti di distacco alla fine dei giochi e un grande trionfo che rappresenta una pagina di sport memorabile per l’Italia e il motorsport internazionale, ancor di più considerando che a Macao è sventolata mai così in alto la bandiera italiana stretta nelle mani di Tarquini.
Vengono in mente altri due esempi: Alex Zanardi, capace di convincere al debutto nel DTM alla bellezza di 52 anni (su una macchina, la BMW M4 DTM, ben più impegnativa, con tutto il rispetto, di una vettura turismo), e il grande Paolo Andreucci, quest’anno fermato da un incidente che poteva stoppare la sua voglia di correre e invece niente, ecco l’undicesimo titolo italiano rally a 53 anni d’età.
Altri due esempi che dimostrano pienamente quanto la passione fa superare anche i, apparentemente limitanti, scusate il gioco di parole, limiti d’età.