La storia di Peugeot 406 inizia nel 1995, in qualità di erede della Peugeot 405 della quale ci siamo occupati in separata sede. La 405, vero e proprio simbolo del Leone pensando alla produzione stradale degli anni ’80, vittorie nei rally e 205 T16 a parte, iniziava ad accusare il peso degli anni con l’inizio dell’ultimo decennio del Novecento.
L’idea degli uomini Peugeot era quella di ingrandire le dimensioni della 405 e di salire di gamma, offrendo contenuti più esclusivi e tecnologie al passo coi tempi, così da non farsi sfuggire la concorrenza generalista nel frattempo già attenta all’evoluzione di mode, consumi e…tecnologie appunto. La presentazione, dopo quasi un lustro di genesi, avviene al Salone di Francoforte del 1995 e lo sbarco sul mercato pochi mesi dopo.
La Peugeot 406 cresceva quindi di dimensioni più grandi rispetto alla 405 (ben 14,5 centimetri in più in lunghezza), manteneva i tre volumi classici del segmento e andava a offrire molto più spazio a bordo, nonostante l’aumento di lunghezza fosse stato ottenuto grazie al gioco delle proporzioni più che del reale aumento di passo.
La linea portava sempre la firma di Pininfarina, con una precisa ispirazione alla vera ammiraglia, la 605, e il mantenimento dei fari trapezoidali, mentre dentro è dove la 406 iniziava a proporre contenuti differenti.
Piccola curiosità, per chiudere il discorso esterni: al debutto, proprio sulla 406, una novità che sarebbe rimasta sulle Peugeot fino ai giorni nostri, ovvero il leone cromato racchiuso in una piccola cornice della stessa tonalità. Gli interni, invece, offrivano contenuti che oggi definiremmo premium, con la comparsa dei primi indicatori digitali con le classiche indicazioni arancioni e ampie possibilità di riporre oggetti e trovare la giusta posizione di guida grazie alle regolazioni elettroniche.
Si iniziava anche a parlare di sicurezza, con una buona dotazione di airbag (gli ADAS non esistevano ancora) e un telaio più rigido delle sue progenitrici. La Peugeot 406 arrivò sul mercato con diverse motorizzazioni, Diesel e benzina. Curioso notare che in Italia le 406 Diesel arrivarono solo in un secondo momento, prima c’erano da “finire” le scorte di 405…
In Italia la gamma si arricchì nel corso del 1996 con l’arrivo dei turbodiesel 1.9 e 2.0, mentre la 405 si avviava alla meritata pensione. Seguì la 406 Station Wagon, con possibilità di occupare fino a 7 passeggeri, ma non si può dimenticare la 406 Coupè, una vera e propria splendida ventiduenne (arrivò nel 1997).
Peugeot 406 Coupè: nata in Italia per il Leone
Anche lei nacque dalla matita di Pininfarina che, per realizzarla, si ispirò ad alcuni suoi progetti destinati a Ferrari. Ne risultò così un’auto dalla linea sportiva e dalla grande personalità.
Curiosamente la 406 Coupé fu il primo modello del rapporto Peugeot – Pininfarina a vedere il carrozziere torinese occuparsi direttamente di tutte le fasi che portano alla realizzazione di una vettura: design, engineering e produzione con meccanizzazione, delibera finale dell’auto.
La 406 Coupé debuttò sul mercato nella primavera del 1997 con un motore due litri 16 valvole benzina da 135 CV (in seguito divenuti 137) e con un tre litri V6 24 valvole benzina da 194 CV, entrambi disponibili con cambio meccanico a 5 marce o automatico a 4. A richiesta sulla tre litri (la cui potenza sarà portata a 207 CV a fine 1999) le sospensioni attive a gestione elettronica.
Nel 2.000 a Ginevra venne presentata la serie speciale dedicata a “mamma” Pininfarina: 1.200 esemplari solo con meccanica V6, cerchi in lega di tipo Nautilus e in due colori, Grigio Hadés con interno in cuoio brun Alezan oppure in Blue Hyperion con interno “bianco Settanta”, il preferito da Pininfarina.
Nel 2001 questo modello del Leone sorprese ancora una volta introducendo in gamma una motorizzazione Diesel: si trattava del moderno 2.2 litri HDi da 133 CV dotato dell’innovativo filtro attivo antiparticolato FAP con cui Peugeot anticipava quelle norme Euro 4 che sarebbero entrate in vigore solo dal 2005, quando, con un anno di ritardo rispetto alla berlina e alla SW, si concluse la storia della 406, un’auto che ha sicuramente lasciato il segno.