Nel 2024 il mercato si ferma a -0,5% mentre le elettriche si bloccano al 4,2%. La nuova Sintesi Statistica UNRAE rivela un Paese fermo su produzione, infrastrutture e politiche industriali.
L’auto in Italia arranca. La 28ª edizione della Sintesi Statistica UNRAE – L’Auto 2024 restituisce l’immagine di un settore che, pur restando centrale nell’economia nazionale, mostra segnali sempre più evidenti di stagnazione strutturale. Il mercato chiude il 2024 con 1,559 milioni di autovetture immatricolate, in calo dello 0,5% rispetto al 2023. Ma il vero dato allarmante è il confronto con il periodo pre-Covid: rispetto al 2019, il crollo è del 18,7%.
Transizione energetica: Italia fanalino di coda in Europa
Uno dei principali punti critici riguarda l’elettrificazione. Le vetture ricaricabili (BEV e PHEV) si fermano a una quota di mercato del 7,6%, con le elettriche pure al 4,2% e le ibride plug-in al 3,4%. Si tratta del valore più basso tra i grandi mercati europei, ben lontano dalla Spagna (11,4%) e ancor più distante da Regno Unito (28,2%), Francia (25,4%) e Germania (20,3%).
Secondo Andrea Cardinali, Direttore Generale di UNRAE, il 2024 è stato “un altro anno perso per la transizione energetica”, complice un Ecobonus tardivo e inefficace, una rete di ricarica inadeguata e una fiscalità ancora ostile all’elettrificazione delle flotte aziendali.
Infrastrutture di ricarica: lente, poco potenti e mal distribuite
A fine marzo 2025 risultavano attivi circa 63.000 punti di ricarica pubblici in Italia, ma solo il 18% con potenza pari o superiore a 50 kW e appena il 6,4% sopra i 150 kW. Con 12,7 punti di ricarica ogni 100 km, l’Italia si colloca al 16° posto in Europa, molto sotto la media UE di 18,4 punti. La carenza di infrastrutture rapide penalizza la diffusione delle auto elettriche, soprattutto nelle regioni del Sud.
Parco circolante anziano e inquinante
L’Italia detiene uno dei parchi circolanti più vecchi d’Europa: a fine 2024 circolavano oltre 40,5 milioni di autovetture con un’età media di 13 anni. Più di un quinto (21,8%) è ancora pre-Euro 4. Anche i veicoli commerciali leggeri (4,5 milioni) hanno un’età media elevata (14,8 anni), con il 37,2% ante Euro 4. Stessa situazione per gli industriali (14,7 anni) e gli autobus (11 anni), con percentuali significative di veicoli altamente inquinanti.
La riduzione delle emissioni di CO₂ si conferma modesta: la media italiana è a 119,1 g/km, lontana dai 107,8 g/km della media UE27.
Propulsioni: crescono le ibride, scende ancora il diesel
Nel 2024 il motore ibrido raggiunge una quota del 40% sul mercato auto italiano. Il diesel continua la sua discesa, perdendo altri 3,7 punti e attestandosi al 13,8%, mentre la benzina guadagna terreno fino al 29,2%. Segnali di un mercato che preferisce soluzioni ibride “light” piuttosto che un cambio deciso verso l’elettrico.
Produzione auto: l’Italia crolla al minimo storico
La situazione sul fronte della produzione è forse ancora più grave. Con solo 310.000 vetture costruite in Italia nel 2024, il nostro Paese rappresenta appena il 2,1% della produzione europea. Una cifra in caduta libera (-43% rispetto all’anno precedente), che mette in crisi l’intera filiera industriale e pone dubbi sul futuro della manifattura automotive nazionale.
A livello mondiale, secondo i dati OICA, nel 2024 sono state prodotte circa 68 milioni di vetture, di cui ben 27,5 milioni in Cina. L’Asia domina con quasi il 70% della produzione globale, mentre l’Europa occidentale copre solo il 13%. L’Italia appare marginale anche in questa prospettiva.
Altri comparti: solo gli autobus segnano una crescita
Il settore dei veicoli commerciali leggeri cresce dell’1,1% a 198.600 unità, con il diesel dominante all’83,7% e gli elettrici puri che arretrano all’1,9%. I veicoli industriali scendono dello 0,8%, mentre rimorchi e semirimorchi calano del 13,6%. In controtendenza il mercato degli autobus, che segna un +20,6% grazie agli investimenti del PNRR e alle gare pubbliche per il rinnovo delle flotte.
Servono politiche industriali strutturali
Il quadro delineato da UNRAE è quello di un’Italia immobilizzata tra incertezze politiche, incentivi incoerenti e mancanza di visione industriale. La transizione ecologica e digitale richiede investimenti coordinati, una fiscalità favorevole alle nuove tecnologie e un deciso rilancio della produzione nazionale. Il 2024 è stato un anno perso, ma il tempo per invertire la rotta è sempre meno.