Stellantis punta Ford? Un’acquisizione o un’alleanza per conquistare gli USA

Attualità
30 giugno 2025, 16.12
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La sede americana a Detroit, il nuovo CEO Filosa e un dossier che riapre scenari clamorosi: Stellantis valuta Ford per diventare un costruttore "made in USA" e leader globale nei veicoli commerciali leggeri.
Qualche voce, poche conferme per il momento. Ma il messaggio che filtra da ambienti vicini a Stellantis è forte e chiaro: John Elkann guarda a Ford. E non come semplice alleato. L’obiettivo? Trasformare Stellantis in un costruttore profondamente radicato negli Stati Uniti, aggirando le barriere doganali e puntando con decisione alla leadership mondiale nei veicoli commerciali leggeri.

Un’operazione strategica a stelle e strisce

Secondo quanto riportato da AffariItaliani.it, l’ipotesi di acquisire Ford è tornata sul tavolo. Le motivazioni non sono solo economiche, ma industriali, geopolitiche e simboliche. In primo luogo, l’acquisizione permetterebbe a Stellantis di produrre localmente pick-up, furgoni e veicoli commerciali direttamente negli Stati Uniti, evitando il rischio di dazi fino al 25% che l’amministrazione Trump ha minacciato sulle importazioni estere nel settore automotive.
In secondo luogo, inglobare il marchio Ford significherebbe assicurarsi una quota strutturale del mercato USA, dove Stellantis — nonostante la forza di marchi come Ram e Chrysler — resta percepita come realtà europea o globale, ma non nazionale.

Detroit sempre più capitale di Stellantis

La recente nomina di Antonio Filosa a CEO di Stellantis North America, con sede a Detroit, è solo l’ultimo segnale di una strategia precisa: americanizzare il gruppo per renderlo un attore interno al mercato USA, non più semplice esportatore. Detroit, cuore storico dell’industria automobilistica americana, rappresenta un posizionamento identitario e funzionale.
Filosa, già noto per il suo approccio pragmatico e relazionale, sta intensificando il dialogo con dealer, sindacati e fornitori locali, mostrando una governance meno centralizzata e più radicata nel territorio.

Una partita a più tavoli: auto, dazi, lavoro e sport

Nel gennaio 2025 Elkann ha incontrato il neo elettro presidente Donald Trump, promettendo oltre 5 miliardi di dollari di investimenti in siti produttivi USA, tra cui Belvidere, Detroit, Toledo e Kokomo. Un’acquisizione di Ford renderebbe operativa quella promessa, rafforzando occupazione e capacità produttiva nazionale.
Ma c’è di più. Attraverso Exor – la holding che controlla Stellantis ma anche Juventus FC – Elkann potrebbe orchestrare una strategia di integrazione trasversale tra mobilità, sport e branding. L’espansione del calcio negli USA, trainata anche dal Mondiale 2026, e la visibilità del marchio bianconero potrebbero generare sinergie inedite tra pubblico americano e identità europea.

Il dominio nei commerciali leggeri passa per Dearborn

Stellantis è già leader europeo nei veicoli commerciali leggeri, con modelli come Peugeot Expert, Citroën Jumpy e Fiat Ducato. Ma negli USA il segmento è dominato da Ford e GM, con il Ford Transit come punto di riferimento assoluto.
Integrare Ford permetterebbe al gruppo guidato da Elkann di colmare istantaneamente il divario e presentarsi come numero uno globale, con una gamma integrata e capace di rispondere a tutte le esigenze: dal piccolo van urbano fino al maxi pick-up da lavoro.

Oltre l’Europa: una visione globale e post-nazionale

Se l’operazione andrà in porto — ed è ancora presto per dirlo — Stellantis cambierà natura. Da costruttore europeo a player post-nazionale, capace di agire come realtà americana sul suolo americano, europea in Europa e globale nel mondo.
In questo scenario, l’Europa non basta più. Il nuovo paradigma industriale è multipolare, fatto di mercati continentali autosufficienti e strategie localizzate. Ed è proprio in questa logica che si inserisce l’eventuale acquisizione di Ford: protezione da dazi, penetrazione di mercato, espansione industriale e brand equity.

Sogno o manovra preparata?

Per ora siamo ancora nel campo delle indiscrezioni e di qualche fantasia. Ma la sede a Detroit, il ruolo di Filosa, gli investimenti promessi e il dossier Ford sul tavolo Elkann formano un mosaico che sembra puntare in una direzione precisa.
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