Norvegia 97% di elettriche comprate: impressionante, ma vale meno di una regione italiana

Mercato
11 luglio 2025, 12.14
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Il 97% di auto elettriche a giugno fa notizia, ma il mercato norvegese resta una goccia nel mare: si vendono meno auto che in Lombardia
Il dato è di quelli che fanno scalpore: in Norvegia, a giugno 2025, il 97% delle auto nuove immatricolate è elettrico. Un risultato che sembra proiettare il Paese scandinavo nel futuro dell’automotive, mentre il resto d’Europa arranca tra crisi dell’elettrico, retromarce politiche e rallentamenti normativi. Ma quanto conta davvero questo 97%? A ben vedere, meno di quanto si pensi.
Secondo i dati dell’Ofv (Consiglio norvegese per l'informazione sul traffico stradale), nel primo semestre del 2025 sono state immatricolate 75.515 vetture nuove in tutta la Norvegia. Di queste, circa 70.000 sono elettriche. Un record in proporzione, certo, ma che in numeri assoluti pesa meno del 5% delle immatricolazioni italiane nello stesso periodo: nel primo semestre 2025, secondo ANFIA, l’Italia ha superato le 860.000 immatricolazioni.

Un’elettrificazione a misura di fiordo

Con una popolazione inferiore ai sei milioni di abitanti, infrastrutture sviluppate e politiche pubbliche che da anni azzerano o riducono drasticamente IVA, pedaggi e costi di proprietà sulle EV, la Norvegia si è costruita un ecosistema ideale per la mobilità elettrica. Un contesto che, però, non è esportabile in modo lineare nel resto del continente.
In Italia, ad esempio, le elettriche pure nel 2025 rappresentano meno del 4% del mercato. Una distanza che non si colma solo con gli incentivi, ma con un tessuto urbano e sociale completamente diverso. Dove la mancanza di colonnine, i prezzi ancora elevati e il timore per la svalutazione futura frenano l’interesse del pubblico.

Tesla domina, ma anche in Norvegia la partita si complica

In Norvegia, Tesla resta il marchio più venduto, con una quota del 17,3% nel semestre. Ma il suo predominio vacilla, anche sotto la pressione dei marchi cinesi che a giugno hanno toccato il 12,3% del mercato, raddoppiando in due anni. BYD, MG, Xpeng e altri conquistano clienti con offerte aggressive e listini concorrenziali.
Volkswagen, Toyota e Volvo restano saldamente in gioco, segno che i marchi tradizionali non hanno alzato bandiera bianca. Ma fuori dalla Norvegia, la storia cambia: nei Paesi Bassi, in Danimarca e soprattutto in Svezia, le vendite Tesla sono in caduta libera. E lo stesso vale per molte EV premium, penalizzate da listini inadeguati alla percezione di valore.

Dato simbolico, ma peso reale limitato

La Norvegia rappresenta l’avanguardia della transizione elettrica europea, ma i numeri vanno letti nel contesto. Nel 2025 il Paese immatricolerà, nelle previsioni più ottimistiche, meno auto di quelle che l’Italia registra in un mese e mezzo. A giugno, le sole immatricolazioni della Lombardia superano quelle norvegesi dell’intero trimestre.
Eppure, ogni volta che esce un dato da Oslo, il dibattito si infiamma: “Perché noi no?”, “Siamo in ritardo!”, “Altro che incentivi, serve una visione!”. Tutto vero, ma anche tutto parziale. Perché non si può pretendere che Palermo o Roma adottino la stessa logica di Trondheim o Bergen. E se è giusto prendere la Norvegia come riferimento virtuoso, non è corretto mitizzarla come standard universale.

Transizione sì, ma con equilibrio

Il punto non è negare la transizione elettrica, ma evitare semplificazioni pericolose. L’Italia è un Paese con un parco circolante tra i più vecchi d’Europa, un tessuto produttivo che si basa ancora largamente su motori termici e milioni di automobilisti che usano l’auto ogni giorno per lavoro, spesso senza alternative.
Copertine eclatanti come “97% elettrico” fanno presa, ma rischiano di diventare titoli scollegati dalla realtà quotidiana. Per questo, ogni confronto va fatto con onestà: la Norvegia ha vinto una partita in casa propria. Il campionato europeo, però, si gioca su altri campi.
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