Kimi Raikkonen riesce sempre a essere un gran bel personaggio. Il mitico Iceman, con le sue poche parole, manda molto spesso chiari messaggi, basti pensare al famosissimo “Leave me alone, I know what I’m doing” della sua prima vittoria in Lotus, Abu Dhabi 2012, così come le sue sfuriate a Baku quando il team non gli stava riportando volante e guanti nell’edizione 2017. Memorabile. Ora, però, visto che si parla tanto di ambiente, anche Kimi ha voluto dire la sua. Segreto di Pulcinella? Giudicate voi.
Tutto nasce in realtà da Lewis Hamilton, il quale, convinto vegano e sempre più attento alle tematiche ambientali, si è dichiarato convinto che mollare tutto sia l’unica soluzione davanti all’inedampienza cronica dell’essere umano verso la salvaguardia del pianeta che, in fine dei conti, è casa nostra. Vero, verissimo, la situazione è sotto gli occhi di tutti, nessuno riempirebbe di rifiuti casa sua o inquinerebbe a casa sua con un bel V12 aspirato, anche di chi vive con la benzina nel sangue.
A Hamilton ha risposto poi Alonso, il quale ha detto che prima di parlare bisognerebbe anche pensare che i piloti di F1 sono i primi a prendere 200 aerei all’anno, che, con le navi di grossa stazza, sono tra i mezzi a motore che più contribuiscono all’inquinamento globale. 1 a 1 palla al centro, da buoni ex compagni di squadra col dente avvelenato dello spagnolo.
Si arriva in Messico e Kimi Raikkonen dichiara: “onestamente, probabilmente non siamo nel posto migliore del mondo per iniziare a dare l’esempio visto che bruciamo benzina per arrivare primo e secondo, alla fine per cosa?“
“Voglio dire – ha poi proseguito l’ex ferrarista – di sicuro cerchiamo di fare la nostra parte sempre se e quando possibile. Ma penso che la F1 sia il posto meno adatto per dire alla gente quello che dovremmo fare, perchè per percorrere davvero quella strada dovremmo rimanere tutti a casa.”
Se ci pensate, e per un attimo staccate la spina della passione, Kimi ha ragione. Proprio loro che corrono perchè hanno le corse nel sangue sanno in realtà al mare di carburante necessario a tutto il circus per muoversi in tutto il mondo, tra logistica (camion, navi, aerei) e chi più ne ha più ne metta; basti pensare, per le gare europee, a quanto bilici vengono impegnati per la sola costruzione dei faraonici paddock.
Non sono certo 20 monoposto a fare la differenza ogni due domeniche sull’ecosistema globale, sia chiaro, specie ora che i motori sono elettrificati, ma è sicuramente vero che un pilota automobilistico, per definizione, ha l’unico scopo di andare il più forte possibile, e all’ambiente ci penserà qualcun altro.
Greta Thunberg sarebbe d’accordo con Raikkonen?