Dire che Lamborghini stia vivendo un periodo d’oro può sembrare quasi riduttivo. A consolidare questo momento magico c’è il record ufficiale di consegne in un solo semestre, ben il 96% in più dello stesso periodo di un anno fa. Vero, direte, c’è Urus a trainare le vendite, ma c’è anche la volontà di un gruppo, e del suo presidente Stefano Domenicali, di puntare sempre più all’eccellenza, sotto diversi punti di vista.
Ecco perché abbiamo intervistato il diretto protagonista di questo “boom” per la Casa di Sant’Agata Bolognese, niente di meno che Stefano Domenicali in persona. Nato a Imola l’11 maggio del 1965, dopo gli studi in Economia e Commercio all’Università di Bologna, inizia nel 1991 il suo periodo lavorativo in Ferrari che lo porterà a diventare, nel 2008, Team Principal della Scuderia di Maranello. Rimasto a contatto con il mondo del motorsport, nel ruolo di Presidente della Commissione Monoposto, dal 2016 Stefano Domenicali è diventato Chairman & Chief Executive Officer di Automobili Lamborghini.
Partiamo dal risultato record di questi primi sei mesi del 2019: un suo commento?
“Sì, abbiamo chiuso in questi giorni il primo semestre con un risultato record, assoluto, di 4.553 vetture consegnate ai clienti, con il 96% in più di crescita. Un risultato straordinario che conferma sotto tutti i punti di vista il grandissimo successo della Urus ma anche di prodotti come la Aventador SVJ e di Huracan con le varie derivate. L’effetto della Huracan EVO, sia Spyder sia Coupé, si sentirà nei prossimi mesi, avendo iniziato le consegne sui mercati in questo periodo. Un periodo con numeri di assoluto rilievo che danno l’idea di cosa sia la Lamborghini di oggi, con la giusta umiltà ma anche con l’orgoglio di rappresentare una realtà che ha alzato la testa in maniera definita, chiara, con una propria personalità coerente con il suo DNA.”
Che importanza ha avuto Urus in questa crescita?
“I nostri clienti sono sempre più giovani ma l’estensione del portafoglio, grazie all’arrivo della Urus, ci ha permesso di farci conoscere in una dimensione che prima non apparteneva a Lamborghini, pur mantenendo la coerenza di linguaggio sia di vettura sia di caratteristiche della macchina a livello di dinamicità e di design. È chiaro che la crescita non deve continuare all’infinito: dobbiamo mantenere un approccio esclusivo in una modalità inclusiva di farci conoscere, come amiamo ripetere qui in Lamborghini. Il dimensionamento che raggiungeremo entro la fine di quest’anno sarà a nostro avviso quello che garantisce l’esclusività che deve appartenere alla marca, a meno che la richiesta dei mercati, specialmente quelli nuovi, aumenti ancora.”
Dov’ è oggi Lamborghini?
“Riteniamo di essere in una fase dove sia a livello di marginalità sia a livello di fatturato e di ritorno sugli investimenti, Lamborghini sta andando in una direzione mai vista prima. Su questo dobbiamo lavorare per mantenerci a tali livelli. La verniciatura (è stato inaugurato oggi, martedì 2 luglio, un nuovo impianto, ndr..) è un esempio delle competenze che abbiamo in casa e questo è un esempio di come vogliamo tutti in Lamborghini mantenere la manifattura e i nostri dipendenti al centro di questo progetto, e su questo continueremo a lavorare in questa logica. Un altro fattore che ci rende particolarmente orgogliosi è che il nostro gruppo (Volkswagen, ndr.) ha definito Lamborghini come il progetto pilota per vedere se questo tipo di processi può essere esteso a dimensioni diverse.”
Come Lamborghini osserva la concorrenza e ne studia le mosse?
“Ovviamente siamo attenti alla concorrenza e siamo attenti al mondo politico e alle decisioni che possono riguardarci. Essendo proiettati al 95% sul mercato straniero, dobbiamo essere bravi a modulare e a gestire le “camere di compensazione” se un mercato va in crisi rispetto all’altro. Il fatto di avere una rete capillare ci permette di ricevere le varie sensibilità che i vari mercati hanno: ad esempio il mercato indiano è passato da zero a dimensioni che non si potevano neanche immaginare, la Russia sta andando molto bene, insomma dobbiamo vedere i nostri mercati sotto diversi punti di vista.”
Ci sono nuovi modelli in arrivo?
“Noi come scelta strategica non vogliamo annunciare quando arrivano i nuovi modelli per non “svalutare” la forza dei modelli che abbiamo oggi sul mercato. I nostri clienti su questo aspetto sono molto attenti ed è per quello che preferiamo non pronunciarci. Siamo anche consapevoli che se il nostro gruppo ci lascerà lavorare nelle direzioni in cui i nostri clienti vogliono ricevere i nostri prodotti, io credo che il futuro della Lamborghini sarà ancora più unico.”
La Huracan Sterrato Concept può diventare un’auto di serie?
“Avendo ormai una certa qual esperienza non casco nel tranello e rispondo dicendo che essendo una concept car rimane una concept car.”
Sull’elettrico ci sono già investimenti?
“In questo momento l’elettrico non fa parte dei piani di sviluppo dei prossimi prodotti. Il progetto Terzo Millennio, la nostra concept car futuristica, rappresenta non solo un esercizio di stile ma anche di sviluppo di alcuni accordi che abbiamo fatto, ad esempio con il MIT di Boston, per far sì che ci sia una focalizzazione sul powertrain elettrico ma anche sulle periferiche, come il telaio in full carbon della Terzo Millennio capace di immagazzinare energia elettrica. I nostri clienti oggi non sono interessati a questo tipo di prodotto e voglio sottolineare che più si parla di elettrico, intesa come mobilità 2.0, più la nostra nicchia perde di valore. È notizia di questi giorni l’arrivo di sistemi sonori sulle auto elettriche utili per farsi riconoscere dai passanti, capite che questo non è il prodotto che Lamborghini ha in mente di offrire.”
Elettrico no, elettrificazione?
“L’ibridizzazione fa parte dei nuovi progetti che presto presenteremo ma non posso dire di più.”
Tornando per un attimo ai dati del primo semestre, qual è l’obiettivo a fine 2019? In futuro è prevista un ulteriore diversificazione della gamma?
“Sul tema del dimensionamento di fine anno saremo oltre le 8.000 vetture e la dimensione di quest’anno, a parità di mercati, dovrà rappresentare la dimensione giusta con il nostro attuale portafoglio di prodotto. Riguardo al futuro è chiaro che si vuole arrivare a 11.000 vetture diventa necessario ampliare la gamma. Come tipologia di macchina da proporre è ancora presto per parlarne. Vi posso dire che non vedremo mai un motore V10 o V12 su una Urus.”
Lamborghini continuerà a preservare i motori aspirati che oggi compongono la gamma?
“Il turbo oggi l’abbiamo con Urus, ma dobbiamo capire come sarà il futuro della Huracan a livello motoristico, con una piattaforma unica per il nostro brand quindi non escluderei un passaggio al turbo nel medio termine. L’Aventador rimane aspirata.”
Con lei l’azienda ha cambiato passo, c’è stato un’ampliamento del sito produttivo con il nuovo reparto di verniciatura. Manca ancora qualcosa, magari una pista di collaudo di vostra proprietà?
“In questo momento abbiamo priorità che sono sempre legate ad analizzare gli investimenti e i loro ritorni. Stiamo facendo tanti ragionamenti, non abbiamo oggi una risposta su questo tema ma sicuramente lo sviluppo in pista oggi viene affrontato su circuiti già esistenti (Nardò, Imola, Mugello, Monza, ecc.) ma è chiaro che è un tema che può interessarci e lo stiamo valutando ma non posso dire veramente di più.”
La quota rosa nel board Lamborghini?
“La quota rosa all’interno del board c’è, ad esempio la nostra responsabile del marketing e comunicazioneè una donna, Katia Bassi, e all’interno del gruppo siamo stati i primi a farlo. Un’attenzione verso le donne è rappresentata anche dal cosiddetto “Female Advisory Board” che è un gruppo di clienti di riferimento, tutte donne, che si riuniscono per trasmetterci i loro feedback sul prodotto e organizzano attività interne all’azienda.”
Passiamo al motorsport: che piani ha Lamborghini per il futuro?
“Per Automobili Lamborghini la GT3 e il Super Trofeo sono due piattaforme di grande successo che stiamo vivendo e sui cui dobbiamo capire come proseguire questo approccio al mondo delle corse. Sicuramente il tema della F1 è da escludersi, troppi investimenti e poche certezze sul ritorno, sia d’immagine sia economico, di chi siamo come prodotto. La Ferrari, con tutto il rispetto, è nata come squadra corse, Lamborghini è nata come vetture super sportive. C’è stato un periodo dove Lamborghini si impegnò come motorista in F1 ma si parla del passato. Altri sviluppi su piattaforme diverse di motorsport li stiamo valutando ma devono essere garantite due cose: la prima che ci sia un ritorno sull’investimento, la seconda l’attenzione alla piattaforma commerciale, come ad esempio il trofeo dedicato a Urus per i nostri clienti.”
Il regolamento delle Hypercar nel WEC vi interessa?
“Sì, lo stiamo valutando, come stiamo valutando anche i progetti nell’IMSA americano. Il business case sul tema delle hypercar è ancora vago, non essendo ancora stato congelato il regolamento, quindi va capito come muoversi all’interno di una realtà sicuramente interessante. Ribadisco però il concetto che bisogna guadagnare dal mondo delle corse, su questo principio Lamborghini deciderà che strada intraprendere.”