Quando hai a che fare con un’auto come la Dacia Spring che, oggettivamente, sta riscrivendo le regole della mobilità democratizzando l’elettrico, beh, c’è sempre un occhio di riguardo. Vero, potremmo parlare del fatto che in realtà questo modello nasce come modello endotermico, la Kwid, per il mercato indiano. Non è sicuramente una “nativa” elettrica e lo si capisce immediatamente da alcuni dettagli, ma non è questo il punto. Nel 2019 Renault capisce, dopo averle cambiato il nome in K-Ze per il mercato cinese, che con il Marchio Dacia può invertire la tendenza di un elettrico che fatica ancora ad arrivare sul mercato generalista, nella fattispecie quello di alcuni mercati europei tra cui l’Italia.
Nasce così la Spring, già da più parti definita come l’elettrica economica di riferimento. Sono già tanti gli italiani che, spinti dalla voglia di sposare la mobilità elettrica, hanno scelto proprio lei per il “cambiamento”. Non scopriamo oggi il proverbiale rapporto qualità/prezzo che da anni, ormai, caratterizza il Marchio capace di diventare una vera e propria certezza tra i privati e la Spring ce lo ha ricordato sotto una nuova ottica.
Ci sono dei limiti di fronte all’acquisto della Dacia Spring, come avrò modo di raccontarvi in quelle che sono state due settimane in sua compagnia, con qualche incursione fuori città organizzata in anticipo. Intanto, vediamo quanto costa, come va, qual è la sua reale autonomia e perchè la Dacia Spring è sicuramente una delle quattro ruote più interessanti nel senso più ampio del termine.
Esterni e interni Dacia Spring: più vivace e allegra fuori che dentro
Partiamo da quello che, secondo il sottoscritto, è un suo punto di forza a motore spento: la vivacità. Trovo molto indovinata la scelta, almeno sulla vettura in prova (una Comfort Plus) dei dettagli arancioni che ben si sposano con le varie vernici proposte a listino. Sempre di serie è la Bianco Kaolin, mentre la Blu Cenote della versione in prova è senza sovrapprezzo sulla top di gamma e costa 610 euro sulla Comfort, come l’altra metallizzata Grigio Iridescente. Sono di serie le luci diurne a LED su un frontale quanto meno grazioso, lato A che nasconde al centro della calandra chiusa lo sportello della presa di ricarica come ci ha abituati Renault fin dalla “prima” Zoe. Quest’ultima si apre grazie a un comando meccanico presente a cavallo dei pedali, non immediato da trovare.
Dovete sapere che la Renault Spring condivide la piattaforma CMF-A con la già citata Renault K-ZE (per ora in vendita solo in Cina) e proprio grazie a lei un altro suo punto di forza sono le sue proporzioni compatte. Queste sono le dimensioni della Dacia Spring:
- Lunghezza: 3,73 metri
- Larghezza: 1,62 metri
- Altezza: 1,51 metri
- Passo: 2,42 metri
Se invece guardiamo all’altezza da terra, 15 centimetri suggeriscono un approccio da mini crossover e anche sotto questo aspetto la Spring si fa piacere vista la moda imperante delle ruote alte ormai dominatrici di ogni qualsivoglia segmento. La fiancata, non esaltante per la presenza delle piccole ruote da 14” di diametro, si “accende” grazie ai vivaci adesivi arancioni, chiamati “Stripping” sul listino ufficiale, e per le calotte dei retrovisori della stessa tonalità. Tornando ai cerchi, sembrano in lega ma non lo sono: grazie ai cosiddetti Flexwheel Dacia ha trovato un escamotage per farli sembrare in tutto e per tutto dei veri cerchi in lega.
Insomma, vista da fuori la Dacia Spring è auto iper compatta e adatta a trasportare non più di 4 passeggeri. Vediamo, però, come è fatta dentro. Dominano interamente le plastiche rigide, ma non manca la tecnologia grazie allo schermo da 7” del navigatore con presa USB ma senza alcuna indicazione circa la presenza nei dintorni di prese di ricarica, male. Il climatizzatore è sempre manuale e attenti a non abusarne per non inficiare l’autonomia reale della vettura, come avrò modo di specificare a breve. La radio DAB, ormai obbligatoria, è una garanzia per l’intrattenimento in vettura.
Comodo il vano in basso prima del tunnel centrale dove una rotella permette di selezionare le modalità di marcia non prima di aver selezionato la chiave nel quadro alla vecchia maniera. Un OK sul quadro assicura l’accensione del motore ma, mancando la P di stazionamento, a ogni sosta dovrete tenere il piede pigiato sul freno o azionare il freno a mano. Il volante, piccolo di diametro, sulla versione in prova propone i comandi per la regolazione del limitatore di velocità e, inspiegabilmente, sulla razza destra c’è solo quello per i rudimentali comandi vocali; non avrebbero di certo guastato due semplici tasti per la regolazione del volume.
Si può tranquillamente dire che la Dacia Spring appare un salto indietro rispetto alla più rifinita Dacia Sandero, la quale ha fatto uno step importante in termini di qualità percepita nel “salto” tra la precedente e l’attuale generazione. La Spring è economica e non fa nulla per nasconderlo: ho trovato buffo per me, che sono alto 1,83 metri, dovermi appoggiare con la spalla al montante B, per altro con la carrozzeria grezza. Meglio non infierire per quanto riguarda l’abitabilità posteriore, sempre tenendo conto che su qualsiasi auto di queste dimensioni i più alti sarebbero comunque destinati a un minimo di sofferenza. Simpatica, come per gli esterni, la colorazione arancione a contornare le bocchette di aerazione e allo schermo. Sedili, in pelle, assolutamente nella norma e per nulla contenitivi.
Sulla Spring, poi, si ricavano 23 litri tra i vari vani presenti in abitacolo, ottimi considerando i 290 litri di capacità minima del bagagliaio cui si può additare una soglia non certo ridotta; non sono pochi per una segmento A così compatta e basta ribaltare gli schienali per ottenerne 620 con un bello scalino. Per le esigenze di una cittadina, sono più che sufficienti, e i cavi di ricarica si possono comodamente riporre all’interno della ruota di scorta sollevando il piano di carico. Una critica? Manca una luce di servizio nel bagagliaio, infatti operando nelle ore serali/notturne può diventare un problema a meno di farsi assistere da un compagno di viaggio e dalla provvidenziale luce dello smartphone.
Alla guida della Dacia Spring: non chiedetele troppo, in città fa il suo dovere
Leggendo la scheda tecnica della Dacia Spring, si percepiscono le poche velleità di un modello che oltre a essere economico non si propone come un riferimento in termini di prestazioni. Per essere economici, si sa, bisogna anche tagliare su qualcosa e in questo caso l’adattamento da K-ZE a Spring ha portato all’installazione di un piccolo motore elettrico capace di esprimere 44 CV e 125 Nm di coppia, il tutto abbinato a una batteria da 27,4 kWh sulla quale torno a breve.
Troppo pochi? No, evitando volontariamente l’allarmante dato dell’accelerazione sullo 0-100 km/h. Sullo 0-50 km/h è già un altro paio di maniche: la Spring si muove tutto sommato bene nei primi metri, poi arrivano le curve ed emerge il primo, grande, problema di questa vettura, lo sterzo. Innanzitutto il volante è fisso, non si può regolare né in altezza né in profondità, si regola solo il sedile in senso longitudinale e questo per i più alti può essere già un primo ostacolo. Impostata non senza difficoltà la giusta posizione di guida, il volante ha sì un raggio di sterzata ottimo per la città ma la demoltiplicazione e la leggerezza difficilmente li ho mai ritrovati su altre citycar; a memoria non ricordo un comando così poco efficace nel trasmettere alle mani che costa stanno facendo le ruote. Per carità, ancora una volta ricado nel leitmotiv di questo articolo: la Dacia Spring è un’auto da città, e avere un volante estremamente morbido può diventare magicamente un punto a suo favore solo in certi ambiti.
L’assetto è decisamente soft, il rollio è presente in maniera evidente ma al contempo buche e dossi non sono un grosso problema. Diverso il discorso non tanto in autostrada, meglio star lontani, quanto sulle extraurbane dove aumentando l’andatura bisogna ricalibrare l’adattabilità dello sterzo e prevedere una reazione fin troppo blanda da parte del reparto sospensivo. Sul fronte potenza, non si possono pretendere miracoli dai 44 CV del motore elettrico che non vi attaccheranno al sedile come può capitare su altre elettriche con ben altri cavalli e la ormai ben nota coppia istantanea. Chiaramente, 125 Nm sono più che sufficienti per muoversi con disinvoltura in un ambiente dove SUV di 5 metri appaiono oggettivamente fuori luogo. Certo l’erogazione è sempre piuttosto blanda, a beneficio dei consumi generali.
C’è poi la modalità Eco che “strozza” la potenza (da 33 kW a 23 kW) e fa aumentare repentinamente l’autonomia. Parliamo di questo punto, la reale autonomia della Dacia Spring. La Casa dichiara 230 km in condizioni standard, numeri da rivali del segmento B dovuti anche un peso che in ordine di marcia non supera i 1.020 chilogrammi. Nella realtà, precisando che la prova si è svolta nel rigido mese di gennaio, da pienamente carica la Spring a disposizione non ha mai superato i 180 km di autonomia, scendendo a valori anche più bassi. La batteria fa quello che può, pensando che alcune ibride plug-in più costose (GLE 300de, per dirne una) oggi si avvicinano a valori simili in termini di capacità netta; piace, invece, l’indicazione continua della capacità residua in percentuale della batteria, utile a orientarsi sulle prime battute a bordo dell’elettrica romena.
Parliamo, invece, della ricarica. Se da una comune presa domestica, con l’auto scarica, in circa 14 ore la batteria si carica fino al 100%, optando per l’onboard charger in corrente continua basta poco meno di un’ora per caricarla all’80% della sua capacità con 30 kW di capacità massima. Da una comune colonnina pubblica in corrente alternata, da 11 kW, 3 ore saranno più che sufficienti perché lei non andrà oltre i 6,6 kW di potenza in accumulo. La batteria, come è ormai consuetudine, è garantita 8 anni/160.000 km contro i classici 3 anni/100.000 km della vettura in sé. Se volete fare le cose per bene, e avete a disposizione un garage, consiglio l’installazione di una wallbox da almeno 3,7 kW: in questo caso basterà una notte per trovarsela pienamente carica la mattina seguente.
Sicuramente, lato guida, non avrebbe affatto guastato un minimo di rigenerazione in più, quello che oggi è entrato nel gergo come effetto “One pedal”. Dacia Spring sembra veleggiare al rilascio dell’acceleratore e la capacità rigenerativa è quanto meno limitata se non alla completa pressione del freno. Vero, allo stesso modo, che la rivale 500 elettrica con una batteria poco più grande, da 42 kWh, viaggia completamente all’opposto, sottolineando l’approccio secondo me corretto che deve avere un’elettrica da città.
Facendo due calcoli sui consumi medi, in un utilizzo volutamente cittadino, 13 kWh/100 km di media permettono di ottenere un’autonomia stimata in 210 km, vicino al reale valore indicato dalla Casa. Il problema è quando cresce l’andatura, dove la Dacia Spring mostra tutti i suoi limiti (pensate che la velocità massima è 125 km/h, 100 km/h in Eco). Nel corso della prova, una gita fuori porta sulle montagne piemontesi, partendo da Torino, non sarebbe stata la stessa senza almeno due ricariche (sul percorso e all’arrivo). Chi se la sente di avventurarsi fuori città lo deve sapere in anticipo: prendetevi il tempo necessario e cercate sulla mappa le colonnine adeguate. In questo caso, consiglio anche l’optional della ricarica in corrente continua, per abbattere i tempi di sosta dalle colonnine in corrente continua che si stanno via via diffondendo. Chiudendo con l’autonomia reale della Dacia Spring, quest’ultima è forse più influenzata dagli sbalzi di temperatura rispetto ad altre elettriche: vedere l’indicatore segnare 150 km dopo 8 ore di ricarica da una wallbox fa venire un minimo di sconforto ma è solo adottando uno stile di guida morigerato che questo dato, giorno dopo giorno, specie con le stagioni intermedie, tornerà a crescere.
Chiudiamo con la sicurezza, altro punto (non) a favore della Dacia Spring: tolti gli obbligatori airbag, non c’è traccia di ADAS ormai presenti anche nel segmento delle citycar, fin dagli allestimenti base. Non avrebbe sicuramente guastato, quanto meno, una telecamera per la frenata d’emergenza visto il suo scopo, mentre la telecamera posteriore, di qualità modesta, non è sufficiente a salvare le apparenze. Dacia Spring è l’elettrica a buon mercato, lo abbiamo capito, ma non dimentichiamoci che la circolazione non avviene su strade libere dal traffico, anzi. 1 Stella ai recenti test Euro NCAP è la testimonianza diretta che si poteva, e doveva, fare molto di più.
Dacia Spring: prezzi e concorrenti
Diciamolo chiaramente: incentivi o meno, la Dacia Spring è e rimane l’utilitaria elettrica più economica oggi sul mercato. Nel momento della pubblicazione di questa prova su strada rimane ancora forte incertezza legata allo stanziamento di nuovi incentivi legati all’acquisto di auto full electric, ecco perchè chi nel 2021 ha deciso la via dell’elettrico proprio con lei oggi può fregarsi le mani. Venendo al prezzo della Dacia Spring, quest’ultima parte da 20.450 euro e da 21.950 euro per il più ricco allestimento Comfort Plus.
In sintesi, la base propone di serie cerchi da 14” Flexwheel, luci diurne a LED, clima manuale, radio DAB Bluetooth con presa USB, chiusura centralizzata, airbag laterali a tendina, airbag conducente e passeggero, alzacristalli elettrici anteriori e posteriori, cavo di ricarica Tipo 2, servosterzo elettrico e computer di bordo con schermo TFT 3,5”.
La top di gamma Comfort Plus aggiunge i dettagli arancioni di cui si è discusso nella sezione dedicata, il sistema di navigazione con display da 7” e mirroring (Apple CarPlay/Android Auto), sensori di parcheggio con retrocamera, ruota di scorta e vernice metallizzata. Tra gli optional si possono avere la ricarica in corrente continua sulla Comfort Plus (DC 30 kW, 600 euro), il cavo di ricarica domestica Mode 2 (300 euro) e la ruota di scorta sulla Comfort (250 euro, di serie su Comfort Plus).
Per trovare le concorrenti della Dacia Spring basta guardare le classifiche di vendita BEV in Italia: nel segmento A i numeri li fanno la protagonista di questo articolo, la Fiat 500 in allestimento Action, la Renault Twingo ZE e la smart fortwo EQ, con quest’ultima che propone solo due posti. A livello di prezzi, però, tra lei e la seconda di questa lista “ballano” già la bellezza di 6.050 euro. Sia chiaro, Fiat 500 è su un altro livello per livello di equipaggiamento e prestazioni, ma non lo scopriamo oggi che il più delle volte è il portafoglio che comanda sul cuore.
In estrema conclusione, chi si affaccia alla mobilità elettrica e non può o non vuole spendere cifre esorbitanti, può trovare nella Dacia Spring una fedele alleata. Certo, abbiamo capito che la città è il suo habitat e chi si avventurerà oltre i confini urbani dovrà per forza di cose farsi venire qualche grattacapo. Una seconda auto per gli automobilisti più green accettando i suoi limiti a fronte di una minora spesa, magari supportata da una buona dose di incentivi? Assolutamente sì, e il mercato le sta dando ragione.
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