La concessionaria fantasma dove dormono Lotus, Alpine e sportive anni ’60

Curiosità
28 luglio 2025, 12.26
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Nel cuore del Giappone esiste un luogo fuori dal tempo, dove decine di auto sportive europee giacciono dimenticate dietro vetrate impolverate. Nessuno le guida, nessuno le vende. Ma sono ancora lì.
In Giappone c’è un posto dove il tempo si è fermato. Non è un tempio, né una villa nobiliare. È una vecchia concessionaria, due piani di cemento e vetro ai margini di una strada provinciale nella prefettura di Gifu, non lontano da Nagoya. Si chiama – o meglio, si chiamava – ProAuto. Oggi è chiusa, silenziosa, ma tutt’altro che vuota: al suo interno riposano decine di auto sportive europee degli anni ’60 e ’70, tutte in attesa di un destino che non arriva mai.

Non un museo. Non una discarica. Qualcosa di molto più strano

Chi ci passa accanto potrebbe pensare a un semplice capannone dismesso. Ma se ci si avvicina alle vetrate, tra la polvere si intravedono linee familiari e straordinarie: una Lotus Europa dallo sguardo basso e aerodinamico; una Renault Alpine A110 che sembra pronta a prendere il via per il Montecarlo storico; e poi Mini d’epoca, qualche replica di Bugatti Type 35, perfino un vecchio Renault Express carico fino al tetto di autoradio e componenti smontati.
Intorno all’edificio, la vegetazione ha iniziato a prendersi lo spazio: l’asfalto del piazzale si sta sgretolando, le gomme delle auto si sono appiattite, eppure tutto è sorprendentemente integro. È un limbo meccanico, dove ogni cosa è sospesa.

Una collezione europea, in Giappone

Il paradosso è evidente: decine di auto sportive europee abbandonate in Giappone. Non parliamo solo di modelli comuni: alcuni degli esemplari custoditi a Gifu hanno un valore storico e collezionistico enorme. Oltre alle già citate Lotus e Alpine, ci sono anche vecchie MG, piccole Ginetta da pista, e – secondo chi è riuscito a osservare da vicino – anche una Porsche 911 prima serie, verosimilmente degli anni ’60.
Ma non è solo la quantità a colpire: anche i ricambi sono ovunque. Jante d’epoca, cerchi a canale rovesciato, cruscotti, cofano posteriori, pneumatici slick e barili d’olio di marchi che non esistono più. Una catacomba del motorsport.
Concessionario pro auto giappone

Nessuno entra, nessuno compra

A differenza di molti luoghi urbex realmente abbandonati, la ProAuto non è del tutto incustodita. Il proprietario, noto ai locali solo come Fukui-san, vive ancora nei paraggi e passa di tanto in tanto a controllare. Non ha mai venduto nulla. Non ha mai permesso a nessuno di acquistare le auto, né l’intera proprietà.
Le ragioni? Un mistero. Alcuni parlano di un legame affettivo fortissimo con le auto. Altri ipotizzano difficoltà legali, problemi di successione o vincoli catastali. Di certo c’è solo una cosa: chi ha provato a fare offerte si è sempre sentito rispondere “no”.
La struttura è protetta da telecamere e sensori, e benché sembri decadente, non è un luogo abbandonato in senso stretto. È più simile a un mausoleo. Un santuario inaccessibile.

Cosa rappresenta davvero ProAuto?

In un’epoca in cui il restauro delle auto d’epoca è una miniera d’oro e i barn find fanno il giro del web in pochi minuti, il caso di ProAuto è anomalo e affascinante. Non è solo un parcheggio dimenticato. È una scelta deliberata di non toccare nulla, di conservare il passato in una bolla di vetro.
Le auto non sono vandalizzate, non sono bruciate, non sono neanche cannibalizzate per i pezzi. Sono solo ferme. Coperte di polvere, ma con le carrozzerie intere. Come statue romane in una villa sommersa.
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