Auto elettriche obbligatorie per le flotte? L’Ue accelera (troppo): cosa cambia davvero entro il 2030

Attualità
28 luglio 2025, 12.56
parlamento europeo ue
Un nuovo obbligo in arrivo per noleggiatori e grandi aziende: Bruxelles vuole anticipare la transizione elettrica, ma tra politica, industria e mercato regna l'incertezza.
L’Unione Europea torna a spingere sull’acceleratore della transizione elettrica. E stavolta nel mirino non ci sono i singoli automobilisti, ma le flotte: società di autonoleggio e grandi aziende potrebbero essere obbligate a convertire completamente il parco veicoli alle auto elettriche entro il 2030. Una proposta che, se approvata, rischia di ridisegnare in pochi anni l’intero ecosistema della mobilità professionale.
L’indiscrezione arriva dal quotidiano tedesco Bild, ma trova già eco nelle stanze di Bruxelles. Si tratterebbe infatti di un provvedimento in fase di consultazione interna, con una proposta formale attesa per la fine dell’estate 2025. La logica alla base è chiara: agire dove l’impatto può essere più rapido, ovvero nelle flotte aziendali, che rappresentano oltre il 60% delle nuove immatricolazioni in Europa.

Il nodo: anticipare di cinque anni rispetto al divieto 2035

Se confermata, la nuova misura imporrebbe l’obbligo di immatricolazione esclusiva di veicoli elettrici per noleggi e grandi flotte già dal 2030, anticipando di cinque anni la scadenza del 2035, quando l’Ue ha previsto lo stop alle vendite di auto termiche.
Un cambiamento che, secondo i sostenitori, potrebbe generare economie di scala, facilitare l’espansione della rete di ricarica e ridurre le emissioni in tempi più brevi. Inoltre, i veicoli elettrici delle flotte aziendali – spesso sostituiti dopo 2-3 anni – andrebbero ad alimentare il mercato dell’usato elettrico, oggi ancora troppo scarso e costoso per molti privati.

Critiche dalla Germania: “Così si penalizza l’industria europea”

Ma non tutti applaudono. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha criticato apertamente l’ipotesi, definendola un’imposizione “tecnologicamente miope”. La sua posizione riflette la linea dei costruttori tedeschi, in particolare Mercedes e Volkswagen, che negli ultimi mesi hanno rallentato i propri piani 100% elettrici, puntando su ibridi plug-in evoluti e piattaforme flessibili.
Per Merz e altri governi nordici, la neutralità tecnologica – cioè lasciare aperta la porta a soluzioni alternative come carburanti sintetici, idrogeno e ibridi ad alta efficienza – è la via più realista per raggiungere la neutralità carbonica senza danneggiare competitività e posti di lavoro.

I costruttori: tra adesioni strategiche e frenate tattiche

Il mondo dell’auto resta diviso. Volvo, Renault e Stellantis si sono già impegnati a eliminare i motori termici ben prima del 2035, ma la situazione è meno chiara per altri player. Il mercato elettrico europeo è ancora fragile, i costi delle batterie restano alti e la domanda è rallentata anche dal taglio degli incentivi statali in molti Paesi, Italia compresa.
Nel frattempo, la concorrenza cinese si fa sempre più pressante: modelli come BYD Dolphin, MG4 e Leapmotor T03 offrono prezzi difficili da contrastare. La risposta dell’Ue è stata l’introduzione di dazi compensativi e la promozione di joint venture, come quella tra Stellantis e Leapmotor, ma resta il problema della dipendenza industriale da Pechino.

Cosa succede ora: consultazioni e valutazioni d’impatto

In ogni caso, nulla è ancora deciso. La Commissione europea ha confermato che il dossier è in lavorazione, ma che ogni mossa sarà preceduta da una valutazione d’impatto dettagliata, che coinvolgerà tutti gli stakeholder: costruttori, società di noleggio, aziende multinazionali, fornitori di energia.
Secondo alcune fonti vicine al Parlamento Europeo, uno dei nodi più complessi sarà la definizione di “grande flotta”. Alcuni propongono una soglia di 50 veicoli, altri puntano su criteri legati alle emissioni o ai chilometri percorsi annualmente. Anche la logistica di ricarica nei contesti aziendali – uffici, magazzini, sedi periferiche – è oggetto di studio.

Un bivio strategico

Obbligare le flotte a passare al full electric entro il 2030 potrebbe rappresentare una svolta cruciale, ma anche un rischio strategico. La transizione verde dell’auto europea si gioca su tempi, tecnologia e concorrenza globale. Fare troppo in fretta può essere pericoloso quanto non fare nulla.
Per ora, la proposta resta sulla carta. Ma il messaggio è chiaro: l’Europa vuole anticipare la svolta, e potrebbe farlo proprio partendo da chi le auto le compra a centinaia.
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