Ricarica “scontata”, ma a caro prezzo: Ewiva abbassa le tariffe, restano sopra gli 0,85€/kWh

Attualità
02 luglio 2025, 10.50
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Un taglio di prezzo che fa notizia, ma non abbastanza differenza: con 0,86€/kWh, ricaricare un’auto elettrica in Italia resta un privilegio da pochi.
Ewiva annuncia con toni trionfalistici un abbassamento delle tariffe di ricarica ultra-veloce per i pagamenti contactless, portando il prezzo da 0,95€/kWh a 0,86€/kWh. Un’iniziativa che l’azienda – joint venture tra Enel X e Volkswagen Group – definisce come un nuovo passo verso l’accessibilità della mobilità elettrica. Ma quanto è davvero accessibile una tariffa che, anche dopo il ribasso, resta tra le più alte d’Europa?
La nuova soglia è attiva dal 1° luglio su tutte le stazioni Ewiva abilitate al pagamento diretto tramite carte di credito, debito, prepagate e wallet digitali come Apple Pay e Google Pay. Secondo il comunicato ufficiale, il taglio di prezzo vuole favorire in particolare gli utenti occasionali, cioè coloro che non utilizzano app o abbonamenti ma scelgono la semplicità del pagamento diretto alla colonnina.

Un’operazione di facciata?

Se da un lato si può parlare di un segnale positivo, dall’altro il nuovo prezzo evidenzia ancora una profonda distanza tra le promesse di sostenibilità e la realtà economica vissuta dagli utenti. Con una media nazionale dell’energia domestica attorno ai 0,30€/kWh, ricaricare alla colonnina Ewiva può costare quasi il triplo, rendendo difficile per molti considerare l’elettrico una scelta realmente conveniente.
Anche rispetto ad altri Paesi europei, il confronto resta amaro: in Francia, ad esempio, molte stazioni rapide operano a circa 0,60€/kWh. In Germania, con abbonamenti o roaming interoperabile, si possono trovare offerte attorno ai 0,50-0,70€/kWh. La soglia degli 0,86€, sebbene formalmente ridotta, mantiene l’Italia in una posizione poco competitiva per la transizione elettrica.
La retorica dell’“energia pulita per tutti” si scontra con il paradosso del prezzo: più l’auto è elettrica, più la ricarica rapida diventa un lusso.

Tariffe elevate, impatto frenante

Per molti automobilisti che stanno valutando il passaggio a un veicolo elettrico, il costo della ricarica pubblica rappresenta ancora una delle principali barriere. Il nuovo listino di Ewiva, pur migliorando leggermente la situazione, conferma che in Italia manca ancora una vera strategia di incentivo all’utilizzo della rete pubblica, in particolare per chi non può ricaricare a casa.
La giustificazione del costo elevato – legata alla tecnologia delle colonnine ultra-fast e all’uso di energia rinnovabile – è reale, ma non risolve il nodo centrale: il prezzo percepito dagli utenti, e quindi la competitività del modello elettrico rispetto alle motorizzazioni tradizionali o ibride.

Il cambio di passo non basta

L’abbassamento a 0,86€/kWh è una notizia, ma non è una svolta. In un mercato che punta alla diffusione di massa dell’elettrico, servono tariffe più proporzionate, trasparenti e soprattutto competitive. La sostenibilità non può restare un obiettivo astratto se, nella pratica, viene associata a costi insostenibili per l’utente medio.
Finché ricaricare costerà più che fare il pieno, l’elettrico in Italia resterà una corsa a ostacoli.
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