Pedaggi autostradali, retromarcia del governo: niente rincari ad agosto. Ma il conto resta

Attualità
07 luglio 2025, 10.24
pedaggio
Sembrava tutto deciso: a partire dal 1° agosto 2025 gli automobilisti italiani avrebbero dovuto fare i conti con un aumento dei pedaggi autostradali. Una misura dal valore complessivo di 37 milioni di euro che, nel pieno dell'esodo estivo, si sarebbe tradotta in una vera e propria "tassa nascosta" per milioni di vacanzieri. E invece, a sorpresa, il governo ha fatto marcia indietro.
A confermare il dietrofront è stato il Corriere della Sera, che parla di una decisione maturata più per opportunità politica che per motivazioni tecniche o economiche. Il provvedimento, inizialmente promosso dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, prevedeva un incremento dei pedaggi autostradali finalizzato a reperire fondi per la manutenzione delle strade provinciali. L'obiettivo era coprire un “buco” da 90 milioni di euro nel bilancio destinato alle infrastrutture locali.

Una misura impopolare, bloccata sul nascere

L’errore più evidente è stato forse nella tempistica: annunciare un aumento dei pedaggi proprio alla vigilia delle partenze estive ha scatenato critiche trasversali, con automobilisti e associazioni dei consumatori subito sul piede di guerra. In pochi giorni, la misura si è trasformata in un boomerang politico, tanto da costringere il governo a un rapido passo indietro.
A gestire il cambio di rotta è stato lo stesso Salvini, che ha ritirato la proposta da lui stesso avanzata. Un gesto che, secondo alcune fonti interne alla maggioranza, evidenzia le tensioni all'interno dell'esecutivo e una certa solitudine politica del leader leghista, apparso nuovamente in difficoltà dopo il caso del blocco alle auto Diesel Euro 5.

Pedaggi fermi (per ora), ma i fondi mancano

La buona notizia, per gli italiani, è che non ci saranno rincari autostradali ad agosto. Tuttavia, il problema finanziario resta: i 90 milioni di euro previsti per la manutenzione delle strade provinciali dovranno comunque essere trovati. Il rischio è che il governo possa introdurre in futuro nuove misure fiscali o ritocchi su altre voci di spesa per compensare la mancata entrata.
Se da un lato la marcia indietro evita un aggravio economico per milioni di cittadini in partenza per le vacanze, dall’altro evidenzia una certa fragilità politica nella gestione delle decisioni economiche. Il dietrofront sui pedaggi lascia in sospeso una domanda fondamentale: dove troverà il governo le risorse necessarie senza ricorrere, ancora una volta, al portafoglio degli italiani?
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