“Le auto elettriche possono sembrare una meraviglia tecnologica… ma si tratta di un’arma a doppio taglio.” Firmato: Sergio Marchionne. Rovereto, Università di Trento, lectio magistralis. Anno? Era il 2017. Mentre tutti guardavano Tesla come la nuova Coca-Cola del XXI secolo, lui – con il maglione blu e lo sguardo di chi i numeri li leggeva davvero – metteva in guardia dai facili entusiasmi.
Sette anni dopo, a Mirafiori, la profezia torna a mordere come un cane che si era soltanto addormentato. La 500 “nuova” con motore termico, ma carrozzeria da elettrica, è la pietra tombale sulla retorica verde a tutti i costi. L’hanno
presentata lo scorso 4 luglio, come se fosse un’idea rivoluzionaria: la stessa 500 lanciata nel 2020 come simbolo del “100% electric”, ora riparte a benzina (mild hybrid ndr). Ma non dovevano essere “carbon free” entro il 2025? Non doveva essere l’inizio della conversione radicale?
Facciamo un rewind: era il 2021 quando Olivier François, attuale CEO di FIAT,
dichiarava:
“La nostra intenzione è sicuramente quella di passare esclusivamente all’elettrico. L’obiettivo è farlo tra il 2025 e il 2030, spero più vicini al 2025.” E aggiungeva, sulle orme di Elon Musk:
“Appena saremo pronti a equiparare il costo tra auto a motore termico e auto a motore elettrico faremo questo passaggio in modo radicale.” L'obiettivo dichiarato era "
diventeremo la Tesla del popolo."
Spoiler: non sono e non siamo pronti. E non lo saremo forse mai, almeno in Italia, dove le elettriche non le compra nessuno. O quasi. Forse perché, come diceva Marchionne, l’elettrico ha senso se c’è realismo. Non come passe-partout per lavarsi la coscienza green davanti ai microfoni e poi ritrovarsi con piazzali pieni di auto invendute e target di CO₂ che costano multe miliardarie.
Marchionne lo diceva chiaro:“Non esiste una soluzione unica, né una formula magica.” Serve un mix. Serve tecnologia, sì, ma anche infrastrutture. Serve realismo, parola che negli uffici marketing, a quanto pare, non fa curriculum.
Ecco allora la 500 termica, la toppa rattoppata all’ultimo, il cerotto messo su un piano industriale che aveva promesso di staccarsi dal motore a scoppio per sempre. L'intero mondo automotive ha scoperto tardi che non basta mettere una batteria sotto un cofano per far cambiare idea a milioni di automobilisti. Hanno capito che se la gente deve spendere anche la stessa cifra di una termica, l'elettrica non la compra. Se l’autonomia non basta a raggiungere la suocera e tornare senza sosta di ricarica, non la compra. Se il costo della ricarica alla colonnina è decisamente elevato rispetto ai carburanti, non la compra.
Oggi, questa 500 termica è la prova che Sergio Marchionne, col suo brutto vizio di dire le cose come stavano, aveva ragione. E che forse i piani strategici dovrebbero ascoltare più ingegneri e meno guru di slide patinate.
Alla fine, con il suo maglione blu scuro, Marchionne aveva già scritto l’epitaffio di questa trovata green: “La pressione sarà inesorabile, specie in un mondo conservatore e lento a reagire come quello dell’auto.”
Bentornato motore termico, bentornata realtà. E, postumo, grazie Sergio