Il settore delle auto elettriche sta vivendo una rivoluzione silenziosa in Cina che sta lasciando i dirigenti occidentali senza parole. Dopo una serie di visite negli stabilimenti cinesi, molti manager di grandi case automobilistiche europee e americane hanno confessato di essere rimasti letteralmente terrorizzati dalla velocità e dalla qualità della produzione asiatica.
BYD e l’effetto “shock” sui CEO occidentali
Jim Farley, CEO di Ford, ha dichiarato senza mezzi termini: “È la cosa più umiliante che abbia mai visto”. Secondo Farley, BYD è avanti di almeno 25 anni rispetto alle case automobilistiche occidentali, sia in termini di costo che di qualità dei veicoli elettrici prodotti. “Se perdiamo questa competizione, non avremo futuro in Ford”, ha aggiunto, sottolineando l’urgenza per l’Occidente di rinnovare strategie e tecnologie.
Non è un caso isolato. Andrew Forrest di Fortescue, dopo aver visitato fabbriche in Cina, ha deciso di abbandonare la produzione interna dei gruppi propulsori elettrici: “Cammini lungo un nastro trasportatore lungo 800 metri e esce un camion senza che ci siano persone, tutto è robotico”. Una realtà industriale in cui l’automazione è al 100% e l’innovazione tecnologica è ovunque.
Fabbriche ultra-automatizzate e tecnologia da fantascienza
Esempi concreti non mancano: lo stabilimento Avatr, partner di Huawei, produce un’auto ogni 60 secondi, mentre quello di Zeekr utilizza robot umanoidi per ogni fase della produzione. Greg Jackson di Octopus ha raccontato di aver visitato una “fabbrica buia” di smartphone quasi completamente priva di personale umano, dove l’innovazione e l’efficienza sono spaventose.
Questo approccio ha trasformato la Cina da paese low cost a leader globale nell’industria high-tech, spaziando dalle batterie agli EV, ai pannelli solari, droni, turbine eoliche, smartphone e dispositivi elettronici avanzati.
Automazione e competitività: un gap che cresce
I numeri parlano chiaro: dal 2014 al 2024, la Cina è passata da 189.000 a oltre due milioni di robot industriali, mentre negli Stati Uniti ne sono stati aggiunti appena 34.000 e in Gran Bretagna solo 2.500. Questa automazione massiccia ha reso la produzione cinese non solo più veloce, ma in grado di sviluppare e lanciare modelli in metà del tempo rispetto all’Occidente, come sottolinea Mike Hawes, CEO della Society of Motor Manufacturers and Traders.
Secondo Whitton di Bismarck Analysis, la perdita di posti di lavoro dovuta all’automazione sarà concentrata nei paesi che non investono in robotica e innovazione, lasciando l’Occidente a rincorrere un treno già partito.