Se in Italia ha fatto scandalo la vendita di Iveco agli indiani di Tata, l'altra notizia è stata la vendita della IDV (Iveco Defense Vehicle) a Leonardo: i mezzi militari prodotti, quindi, rimaranno made in Italy. Si vola in Germania dove i venti di guerra stanno portano la
Porsche Automobil Holding SE, la finanziaria della famiglia Porsche-Piëch che detiene il controllo del gruppo Volkswagen e del marchio Porsche, a considerare un nuovo capitolo della propria strategia: l’ingresso nel settore della difesa.
Il progetto prevede la creazione di una piattaforma dedicata agli investimenti in ambito militare insieme ad altri partner, accompagnata da un evento chiamato “Defense Day”, pensato per coinvolgere family office tedeschi ed europei interessati a un comparto in rapida crescita. La mossa era già stata anticipata lo scorso marzo, ma adesso viene formalizzata in un momento in cui le vendite di Volkswagen e Porsche registrano difficoltà sia negli Stati Uniti che in Cina. In questo scenario, la difesa appare uno dei pochi mercati con prospettive concrete di espansione.
Secondo quanto trapelato, l’attenzione della holding non si concentrerà principalmente su armamenti offensivi, ma su tecnologie considerate “non letali”: sistemi di droni, infrastrutture di sorveglianza satellitare, sensori avanzati, cybersecurity e soluzioni logistiche. Già nel 2024 Porsche SE aveva compiuto un passo concreto acquistando una quota di Quantum Systems, azienda tedesca che produce droni utilizzati per missioni di ricognizione e raccolta dati. Una diversificazione che il management ritiene cruciale in un periodo di forte instabilità, tanto che l’attuale CEO ha ammesso che il modello di business tradizionale potrebbe non bastare più per garantire solidità futura.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Porsche, come molti altri, venne coinvolta nella produzione bellica
Naturalmente, questa decisione richiama alla memoria una pagina complessa della storia del marchio. Durante il periodo nazista, infatti, Ferdinand Porsche collaborò con il regime progettando veicoli militari come la Kübelwagen, considerata l’equivalente tedesco della Jeep, oltre ad alcuni prototipi di carri armati mai entrati in produzione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’azienda si era tenuta a distanza dal comparto bellico, ma a settant’anni di distanza sembra pronta a riallacciare un legame con un settore che appartiene, seppur in maniera controversa, al proprio passato.