Dieselgate, dieci anni dopo: lo scandalo che ha riscritto il destino dell’auto

Attualità
18 settembre 2025, 10.47
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Il 18 settembre 2015 l’EPA, l’agenzia federale americana per la protezione dell’ambiente, accusava ufficialmente Volkswagen di aver manipolato i software dei motori Diesel per superare i test sulle emissioni. Nasceva così il Dieselgate, uno scandalo planetario che avrebbe scosso dalle fondamenta l’industria automobilistica, accelerato la transizione verso l’elettrico e minato la fiducia dei consumatori.

Lo shock del 2015: la caduta del “mito tedesco”

La scoperta di un sistema fraudolento capace di ridurre artificialmente le emissioni durante le prove di omologazione ha travolto la Casa di Wolfsburg e con essa l’intero comparto auto europeo. Le dimissioni immediate dell’amministratore delegato Martin Winterkorn e le multe miliardarie – oltre 35 miliardi di euro in sanzioni, richiami e risarcimenti – hanno segnato l’inizio di una lunga stagione di cambiamenti.
Il Dieselgate non ha intaccato solo la solidità di un marchio storico, ma ha messo in discussione l’affidabilità di un’industria che da oltre un secolo rappresentava progresso, tecnologia e fiducia sociale.

Dalle ceneri del Dieselgate al Green Deal

Lo scandalo ha funzionato da catalizzatore politico. In Europa, costruttori e istituzioni si sono ritrovati, forse per la prima volta, sullo stesso fronte: ridurre drasticamente le emissioni. Da qui la nascita del Green Deal europeo, con obiettivi chiari – neutralità climatica al 2050 e stop alle vendite di auto a benzina e Diesel dal 2035.
Il passaggio all’elettrico, inizialmente visto come risposta “etica” al diesel truccato, è diventato il simbolo di una nuova mobilità. Tuttavia, la realtà ha dimostrato i limiti di un approccio non sufficientemente pianificato: infrastrutture insufficienti, incentivi a macchia di leopardo, fiscalità incerta.

Dall’emergenza Covid all’impennata dei prezzi

L’effetto Dieselgate non si è esaurito prima che un altro shock globale colpisse il settore: la pandemia. Nel 2020 le catene produttive si sono fermate, i semiconduttori sono diventati una risorsa rara e i listini hanno iniziato a lievitare. Con il mercato ripartito a rilento, i costruttori hanno approfittato della scarsità per imporre nuovi prezzi, registrando margini record tra il 2021 e il 2023.
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