Corsa folle a 293 km/h sul raccordo: due motociclisti social finiscono davanti al giudice

Attualità
31 ottobre 2025, 11.06
corsa motociclisti
Credevano di essere in un Gran Premio, ma la realtà li ha riportati bruscamente sulla terra. Due motociclisti francesi, protagonisti di una serie di video virali in cui sfrecciavano fino a 293 km/h sul raccordo di Tolosa, sono stati identificati, arrestati e condannati dalla giustizia francese.
La loro “sfida social” si è conclusa con una sentenza esemplare: sei mesi di reclusione con sospensione della pena, ritiro del permesso di guida e confisca delle moto.

Dal circuito virtuale alla strada reale: la follia per i “like”

Per settimane, i due centauri — rispettivamente di 24 e 31 anni — hanno trasformato il périphérique toulousain in una pista clandestina.
Le loro acrobazie, documentate con telecamere fissate ai caschi e pubblicate sui social, mostravano velocità impressionanti: 293 km/h per uno, 279 km/h per l’altro, nel traffico ordinario. Impennate a 160 all’ora, sorpassi azzardati, e persino gesti di scherno verso i radar.
Le clip, volutamente provocatorie, sono rapidamente diventate virali, raggiungendo oltre 300.000 visualizzazioni. Ma dietro l’adrenalina e le reaction online si nascondeva un rischio reale, non solo per i due motociclisti, ma per chiunque condividesse la strada con loro.

L’indagine digitale che li ha incastrati

Le autorità francesi non hanno preso alla leggera l’episodio. I gendarmi dell’Haute-Garonne hanno condotto un’indagine meticolosa, analizzando più di 120 video e post pubblicati dai due protagonisti.
Incrociando dettagli visivi, targhe e percorsi ripetuti, gli investigatori sono riusciti a risalire alle loro identità. Le moto sono state sequestrate direttamente nelle abitazioni dei due uomini, insieme alle action cam e al materiale video.
“Non erano semplici eccessi di velocità — ha dichiarato il capitano Arnaud Wodecki — ma vere e proprie messe in scena per i social, con rischi enormi per tutti gli utenti della strada”.

“Un errore di gioventù”, ma la giustizia non perdona

Durante il processo, i due motociclisti hanno abbandonato il tono da protagonisti dei social. “Abbiamo capito troppo tardi che era una stupidaggine”, ha ammesso il più giovane.
Il suo compagno di scorribande ha aggiunto: “Mi sono lasciato trascinare dai commenti, dai numeri, dalle visualizzazioni… nella vita reale guido normalmente”.
Il tribunale ha deciso di non chiudere un occhio: sei mesi di carcere con sospensione della pena, ritiro del permesso di guida e divieto di conseguirne uno nuovo per un anno.
Una lezione severa, ma necessaria, per ricordare che la corsa verso la viralità può finire dove nessuno vorrebbe: davanti a un giudice.
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