Negli ultimi giorni Torino ha vissuto una serie di blackout elettrici che hanno generato malumori e alimentato un acceso dibattito pubblico. A finire sul banco degli imputati, almeno per alcuni cittadini, sono state le auto elettriche e, più nello specifico, le colonnine di ricarica. Ma quanto c’è di vero in queste accuse?
Lettere e polemiche: il malumore dei torinesi
Le lamentele sono emerse dalle pagine de La Stampa, in particolare nella storica rubrica Lo specchio dei tempi, dove i cittadini possono esprimere opinioni e sfoghi. Tra i più critici, un lettore di nome Mario, che il 18 giugno scriveva che i blackout non sarebbero causati dai condizionatori, bensì dalle stazioni di ricarica per le auto elettriche, sostenendo che queste consumino più energia e in modo meno efficiente.
Un altro lettore, Federico, si è detto scettico sulla mobilità elettrica proprio a fronte delle continue interruzioni dell’energia, ritenendola “scomoda per svariate ragioni” e riportando il celebre scetticismo di Sergio Marchionne nei confronti delle EV.
Infine, Leonardo, in una lettera del 21 giugno, si è domandato cosa succederebbe se “decine di migliaia di automobilisti mettessero sotto carica le loro auto nello stesso momento”. Un interrogativo comprensibile, ma che merita una risposta tecnica.
L'analisi: cosa dice davvero la rete elettrica?
Nel breve periodo, come nel caso dei blackout di questi giorni, la responsabilità principale sembra ricadere su picchi di domanda causati dall’uso simultaneo dei condizionatori, come confermato anche da Terna in precedenti comunicati. L’estate, con temperature in aumento, mette a dura prova un’infrastruttura non sempre adeguatamente aggiornata, soprattutto nei centri urbani più densi.
Riguardo alle colonnine di ricarica, è bene distinguere tra:
- Ricariche rapide pubbliche, ad alta potenza (oltre i 50 kW), che effettivamente assorbono molta energia, ma rappresentano una minoranza.
- Ricariche domestiche in corrente alternata da 3,7 a 11 kW, la modalità più diffusa, che ha un impatto paragonabile o inferiore a quello di un climatizzatore.
Secondo studi del Politecnico di Milano e dell’IEA (International Energy Agency), l’impatto delle auto elettriche sulla rete è limitato, soprattutto se la ricarica avviene in orari notturni o con sistemi di gestione intelligente (smart charging). In più, l’integrazione futura con sistemi Vehicle-to-Grid (V2G) permetterà alle auto di restituire energia alla rete nei momenti di picco, contribuendo alla stabilità del sistema.
Il vero nodo: la rete va potenziata
Più che colpevolizzare l’auto elettrica, il problema reale riguarda l’adeguamento delle infrastrutture. La transizione energetica, infatti, non può prescindere da:
- Investimenti mirati nella rete di distribuzione.
- Maggiori incentivi per l’accumulo energetico domestico e urbano.
- Diffusione di tecnologie di ricarica intelligente.
Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede un potenziamento delle reti entro il 2030 proprio in vista della progressiva elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento.