Auto Diesel Euro 5, il ministro dell’Ambiente attacca: “Non è così che si risolve l’inquinamento del Nord Italia”

Attualità
30 giugno 2025, 13.22
gilberto pichetto fratin scaled 1
I Diesel Euro 5 non sono il problema della qualità dell’aria in Pianura Padana. Lo ha dichiarato senza mezzi termini il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, criticando apertamente sia il divieto europeo di vendita di auto endotermiche dal 2035, sia le misure restrittive locali già in vigore o in arrivo per limitare la circolazione dei Diesel Euro 5.
“Che ci sia un problema di qualità dell’aria nella Val padana è indubbio, ed è dovuto alla morfologia del territorio. Ma certamente non lo risolviamo fermando le automobili Diesel. Non sono quel mezzo milione di Euro 5 a stabilire i Pm10 dell’aria nel Nord Italia”, ha affermato il ministro in un’intervista a La Verità.
Una presa di posizione netta, che arriva mentre alcune Regioni del Nord stanno preparando nuovi blocchi alla circolazione dei veicoli Diesel Euro 5 a partire dal 2025. Per Pichetto, si tratta di provvedimenti inefficaci, che rischiano di colpire le famiglie senza migliorare concretamente l’aria.

“Non è l’Euro 5 il nemico dell’ambiente”: la critica del ministro

La posizione di Pichetto si fonda su una visione più ampia delle fonti di inquinamento: il problema dell’accumulo di PM10 in Pianura Padana – secondo il ministro – va ricercato nella conformazione orografica del territorio e in altri settori emissivi, non in una fetta residuale del parco circolante.
“Bisogna avere il coraggio di ammettere che certe scelte locali sono frutto di una visione semplificata e ideologica. Le politiche ambientali devono partire dai dati, non dai divieti a senso unico”, ha aggiunto Pichetto.

Attacco frontale anche al divieto UE sulle endotermiche

La critica al blocco dei Diesel Euro 5 si inserisce in una visione più ampia e critica della transizione ecologica imposta da Bruxelles. Il ministro ha definito “idiozia collettivista” il regolamento europeo che impone lo stop alla vendita di auto a combustione interna dal 2035.
“Scelte di questo tipo le facevano in Unione Sovietica, non nell’Unione europea”, ha detto, spiegando che il divieto è frutto di “paraocchi ideologici” e non di una valutazione tecnica.
Pichetto ha ribadito di non essere contrario all’elettrico, ma a un approccio che impone una sola tecnologia senza considerare le reali condizioni di mercato, la maturità delle infrastrutture e le esigenze dei cittadini.

Il 2026 sarà l’anno della revisione: “Serve realismo”

Il ministro punta ora al 2026, anno in cui la Commissione Europea ha previsto la revisione delle norme sullo stop ai motori termici, per cercare di correggere o cancellare il divieto. Una battaglia politica che l’Italia non condurrà da sola: diversi altri Paesi, Germania in testa, stanno chiedendo margini di flessibilità o eccezioni tecnologiche (come i carburanti sintetici).
“Non sono contrario all’innovazione, ma a chi pretende di avere certezze assolute su tecnologie in continua evoluzione. La politica non può sostituirsi alla scienza e al mercato”, ha concluso Pichetto.

Il dibattito sulla mobilità sostenibile si riaccende

Le dichiarazioni del ministro riaprono un dibattito complesso: quanto incide davvero il trasporto privato Diesel sull’inquinamento in Pianura Padana? E soprattutto, è giusto vietare l’uso di auto Euro 5 a milioni di cittadini prima ancora che la transizione energetica sia realmente accessibile?
In attesa della revisione UE, il tema dei blocchi locali al traffico potrebbe diventare centrale anche nel confronto politico interno, con implicazioni su ambiente, mobilità, equità sociale e industria automobilistica.
loading

Loading