Una delle vittorie più attese e forse, allo stesso tempo, una delle storie che il mondo del motorsport intero aspettava da anni è finalmente realtà: la Toyota ha vinto la 24 Ore di Le Mans con una gara sì “facile” ma mai scontata, nulla è scontato quando si corre una gara come la classica francese. Con la Toyota trionfa Fernando Alonso, grande protagonista della 86° edizione, capace di catalizzare su di sé l’attenzione del mondo.
Dopo anni di dure sconfitte (è di due anni fa il ritiro, da capolista, a un giro dalla fine) la squadra giapponese con base a Colonia è finalmente riuscita a vincere l’ambita 24 Ore di Le Mans. Parlavo di gara “facile” perché la concorrenza in LMP1, quella che poteva dare fastidio, semplicemente non è mai esistita.
La vera rivale della n.8 dell’equipaggio Alonso/Buemi/Nakajima è stata la n.7, la cui gara è stata magistralmente coordinata dal muretto box del team Toyota Gazoo Racing. Vincere con Alonso (che intanto si avvicina alla Triple Crown, gli manca solo la Indy 500) vale doppio, come immagine e come prestigio, un prestigio che rimarrà scolpito per sempre nei libri di storia.
La TS050, in attesa del cambio regolamentare, ha fatto vedere di che pasta è fatta con una gara condotta sempre nelle prime due posizioni, con la prima delle rivali LMP1 (team Rebellion) staccata di 11 giri sul traguardo, 11 giri!. Solo Porsche poteva pensare di impensierirla ma il suo ritiro alla fine della scorso stagione ha spianato la strada per la gloria al team giapponese. Questo è il motorsport e va dato atto che questa è comunque una vittoria meritata, per forma e contenuti.
Ci sono stati anni, verso la fine dei primi anni ’10 del nuovo secolo, che Audi dominava allo stesso modo, senza aver un vero rivale se non quando Peugeot, con la 908, decise di fare sul serio (e vinse l’edizione 2009). Queste sono le corse, come ha ricordato lo stesso Alonso prima della gara gustando alla grande il suo successo. Proprio l’asturiano sempre più vicino a uno sbarco in America la prossima stagione ha recuperato sulla n.7 durante la notte, dando il suo netto contributo per la vittoria finale in questo duello tutto giapponese.
In classe LMP2 trionfo per la G-Drive di Rusinov/Pizzitola/Vergne, quest’ultimo in odore di titolo in Formula E dove domina la classifica, e vero e proprio dominio Porsche in classe GTE-Pro, nell’anno del settantesimo anniversario del Marchio di Zuffenhausen. Un trionfo che ha quel retrogusto amaro di vittoria annunciata, seppur la Porsche non abbia sbagliato niente con le sue tre vetture, due delle quali erano simpaticamente in corsa con la livrea delle sue progenitrici vincitrici a Le Mans: ha vinto la “Pink Pig” n.92.
Nonostante le polemiche sul BoP (Balance of Performance) sul quale molti avranno da ridire, le 911 RSR hanno imposto sempre il ritmo relegando così le varie Ferrari, Ford, BMW, Aston Martin e Chevrolet a posizioni di rincalzo.
Porsche ha concesso il bis in classe GTE-Am dove il team coordinato dall’attore e pilota Patrick Dempsey ha stravinto con l’equipaggio Campbell/Ried/Andlauer, dopo una bella lotta con la Ferrari del team Spirit of Race.