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Crisi semiconduttori: cos’è, perché è nata e perché a breve sarà risolta

Tempo di lettura: 3 minuti

Se siete stati in una concessionaria auto di recente sicuramente vi è capitato di sentire parlare della crisi semiconduttori. Di cosa si tratta? Che cosa sono i semiconduttori? Si tratta di materiali speciali che vengono utilizzati per realizzare le componenti che stanno alla base dei chip, elemento fondante non solamente delle auto moderne, ma anche di tutti gli oggetti tecnologici che vengono creati e che utilizziamo ogni giorno, dagli smartphone, ai televisori, ai PC.

Che cos’è la crisi semiconduttori e come è nata?

Tutto nasce, ovviamente, a causa della pandemia da Covid-19, che ha messo in crisi la produzione industriale dei chip a livello mondiale. Con la carenza di produzione, i grandi colossi del tech si sono accaparrati le forniture, lasciando molte aziende che ne avevano bisogno a bocca asciutta. I marchi dell’automotive sono stati certamente tra i più colpiti, anche a causa della scarsa richiesta di prodotto nei primi mesi di lockdown.

Nel frattempo, miliardi di persone costrette a casa dal lockdown non potevano più acquistare automobili, ma cellulari e dispositivi elettronici di ogni tipo sì, aumentando in maniera considerevole la domanda di processori, dando il via ufficialmente alla crisi semiconduttori.

Importazioni ed esportazioni sono diventate operazioni estremamente complicate e in contemporanea non solo si è ridotta la disponibilità di processori, ma quelli rimasti sono stati concentrati in altri settori. Un problema tira l’altro.

A rendere la crisi semiconduttori e la carenza di chip un problema ancora più grave ci hanno pensato due incidenti molto gravi, avvenuti uno dopo l’altro nel primo trimestre del 2021. Il primo, l’incendio all’impianto della Renesas Electronics, una grande azienda giapponese che produce componenti elettroniche, il secondo, ancora più famoso è stato l’incidente del canale di Suez, dove la portacontainer Ever Given si è arenata per giorni, bloccando le vie di comunicazione e di scambio tra Asia ed Europa. Questi due eventi non hanno fatto altro che bloccare e peggiorare la logistica, rendendo la situazione quasi insostenibile per molti settori.

Le Case automobilistiche hanno cercato di correre ai ripari al più presto, per cercare di trattenere il respiro e superare la crisi semiconduttori che tuttora li colpisce. Tra le strategie messe in atto ci sono il ridimensionamento della produzione, l’eliminazione di alcuni optional dai listini per diminuire la richiesta di materiale e la produzione interna dei chip. Quest’ultima sarebbe ovviamente la soluzione migliore, ma anche la meno attuabile poiché ci vuole tempo per riuscire ad avere un prodotto di qualità e che rispetti gli standard. Tesla, ad esempio, ha avuto da sempre una parte della produzione interna di chip, riuscendo a non subire particolari contraccolpi da questa crisi semiconduttori.

Il risultato è una crisi dell’auto molto forte (i risultati si sono visti anche sui dati del mercato), che ha visto gli Stati Uniti correre ai ripari pensando di appellarsi al “Defense Production Act” per dirottare i chip sulla produzione più remunerativa, mentre l’Unione Europe ha scelto di creare l’European Chips Act, che nasconde la volontà di “unire le forze” per evitare che l’economia asiatica, in particolare quella cinese, possa ancor più predominare in futuro un settore importante come quello della tecnologia, raddoppiando la produzione interna entro il 2030.

Quando finirà la crisi semiconduttori?

Se vi recate oggi in concessionaria per acquistare un’auto, vedrete i tempi di consegna raddoppiati se non triplicati. Le cose, potrebbero, essere risolte prima di quanto ci si aspetti.

In tal senso alcuni segnali arrivano proprio da oriente, dove la Ministra dell’Economia di Taiwan, Wang Meihua, ha assicurato che il paese che oggi è il maggior produttore di semiconduttori al mondo, sta lavorando alacremente per aumentare la produzione di chip e dal canto loro sono pronti in poche settimane a pareggiare domanda e offerta. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Corporation, più grande azienda di processori a livello globale, capace di coprire da sola il 50% del mercato, ha comunicato di recente che già entro il 2021 vedremo dei netti miglioramenti, per una normalità che si vedrà nel 2023.

Le tensioni tra Cina e Taiwan potrebbero creare ulteriori rallentamenti nel ritorno alla normalità, anche se gli USA e l’Europa stanno cercando di correre ai ripari in maniera preventiva.

Buone notizie, quindi, per una crisi semiconduttori che sembra finalmente avviarsi verso una lenta risoluzione. Quando finirà la crisi semiconduttori? Durerà fino al 2023. Se non ci saranno colpi di scena (vedi tensioni tra Cina e Taiwan) sarà tutto risolto.

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