Von der Leyen e le contraddizioni dell’Europa: prima regole impossibili, ora un piano per rendere le piccole auto economiche

Attualità
12 settembre 2025, 8.25
Lo chiamano “piano per le auto piccole e accessibili”. In realtà sembra più un tentativo di correre ai ripari dopo anni di decisioni miopi e contraddittorie. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, Ursula von der Leyen ha promesso una nuova iniziativa per favorire la nascita di citycar elettriche economiche, sul modello delle kei-car giapponesi. Un’apertura che sa tanto di resa di fronte all’evidenza: il mercato europeo è sempre più soffocato da regole stringenti, mentre i costruttori faticano a proporre modelli alla portata dei cittadini.

La parabola europea: dalla stretta alle emissioni al ritorno alle utilitarie

Per anni Bruxelles ha imposto standard durissimi, alzando continuamente l’asticella delle emissioni e mettendo sotto pressione le case automobilistiche. Oggi la stessa Commissione ammette che qualcosa non ha funzionato: milioni di europei non possono permettersi un’auto nuova, mentre l’offerta di citycar è stata sacrificata sull’altare della transizione elettrica “a tutti i costi”.
Ecco allora l’idea di un piano battezzato “Small Affordable Cars”, che dovrebbe rilanciare l’auto compatta, accessibile e prodotta in Europa. Una svolta che sa di beffa: prima si rende quasi impossibile la sopravvivenza delle piccole a benzina e diesel, poi si chiede all’industria di reinventarle in versione elettrica.

“La E sta per ecologica, economica, europea”

Nel suo intervento, von der Leyen ha elencato gli obiettivi della futura E-Car: pulita, leggera, economica e rigorosamente prodotta in Europa, per contrastare l’avanzata cinese. Parole che suonano bene, ma che dimenticano un dettaglio: chi ha spinto l’industria europea verso un vicolo cieco, imponendo regole che hanno favorito l’arrivo di competitor asiatici, è stata proprio Bruxelles.

Neutralità tecnologica e revisione 2035: ennesimo passo indietro?

La presidente ha accennato anche a un allentamento delle regole: più flessibilità sulle multe per lo sforamento delle emissioni, revisione del regolamento 2035 sulla fine dei motori a combustione e meno burocrazia per le imprese. Tutto giusto, tutto necessario. Ma arriva dopo anni in cui la stessa UE ha costruito un labirinto normativo che ha ostacolato innovazione e competitività.

Un piano tardivo

L’Europa oggi scopre che servono auto piccole, accessibili e sostenibili. Peccato che se ne accorga dopo aver costretto i costruttori a uscire da segmenti fondamentali e dopo aver reso proibitivo per i cittadini l’acquisto di una vettura nuova.
La verità è che il piano E-Car non è una visione, ma un correttivo. E rappresenta l’ennesima conferma di una politica industriale che prima crea i problemi, poi prova a risolverli con slogan e iniziative di emergenza.
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