Stop ai motori dal 2035, cresce il pressing sull’Ue: Germania e Italia chiedono più flessibilità

Attualità
17 settembre 2025, 11.54
europarlamento
La partita sul futuro dell’automotive europeo si gioca tra Bruxelles, Monaco e Strasburgo. Con lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel previsto per il 2035, i governi e i costruttori alzano la voce per chiedere regole più flessibili e tempi più realistici nella transizione verso la mobilità elettrica.

Merz: “Normative intelligenti e affidabili”

Dal Salone Internazionale dell’Automobile di Monaco, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito che Berlino è impegnata nella decarbonizzazione, ma servono “normative europee intelligenti, affidabili e flessibili”. Una linea che rispecchia le richieste dei grandi gruppi automobilistici tedeschi, preoccupati per l’impatto economico e industriale di uno stop netto ai motori a combustione interna.
Già quest’anno l’Ue aveva introdotto una prima apertura, permettendo alle case di calcolare la conformità ai target di riduzione delle emissioni su base triennale e non annuale, attenuando così il rischio di multe salate. Ma per l’industria questa concessione non basta.

Weber: “Serve neutralità tecnologica”

Anche dal Parlamento europeo arrivano segnali in questa direzione. Il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, ha chiesto una “revisione del divieto sui motori a combustione interna” in nome della neutralità tecnologica, aprendo di fatto la porta a soluzioni alternative all’elettrico puro.
La revisione attesa per il 2026 potrebbe infatti sancire nero su bianco che, oltre agli e-fuel promossi da Berlino, ci sarà spazio anche per altre soluzioni come i biocarburanti, sostenuti dall’Italia, o per un prolungamento della vita commerciale degli ibridi plug-in e dei modelli con range extender.

L’attesa per il nuovo piano europeo

La Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, ospiterà a breve un nuovo incontro con costruttori e associazioni di categoria, nell’ambito del terzo dialogo strategico sull’automotive. L’obiettivo sarà quello di fornire un segnale politico chiaro al settore, che chiede più gradualità nella transizione e regole che non penalizzino la competitività europea.
Secondo l’Acea (Associazione dei costruttori europei), ampliare l’uso delle tecnologie di transizione rappresenta un passo fondamentale per evitare contraccolpi economici e occupazionali, mantenendo al tempo stesso l’impegno verso l’azzeramento delle emissioni.

Un equilibrio tra ambiente e industria

L’obiettivo europeo delle emissioni zero entro il 2035 resta per ora confermato. Ma le pressioni di governi e costruttori segnalano che la strada verso una mobilità completamente elettrica potrebbe essere meno lineare del previsto.
La sfida per Bruxelles sarà quindi trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale, competitività industriale e tutela dell’occupazione, in uno dei settori più strategici per l’economia europea.
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