La lotta contro i furbetti del Diesel entra in una nuova fase. La polizia stradale italiana ha introdotto strumenti avanzati di diagnosi capaci di rilevare in pochi minuti la rimozione dei filtri antiparticolato (Fap/DPF) e delle centraline AdBlue, diventando così un deterrente efficace contro una pratica illegale purtroppo diffusa tra automobilisti e autotrasportatori.
Manomissioni diffuse, ma ora facilmente individuabili
Negli ultimi anni, molti conducenti di veicoli a gasolio e aziende di trasporto hanno iniziato a manomettere i sistemi antinquinamento, con lo scopo di evitare i costi di manutenzione o i problemi tecnici legati ai filtri e agli iniettori AdBlue. Queste modifiche, purtroppo spesso realizzate anche con la complicità di officine meccaniche, sono illegali e rappresentano una violazione grave delle caratteristiche tecniche registrate sulla carta di circolazione.
Finora, durante i normali controlli stradali, era quasi impossibile accorgersi di queste alterazioni. La novità introdotta dalla polizia stradale cambia radicalmente il quadro: basta collegare un dispositivo di diagnosi alla presa OBD del veicolo, come avviene in officina, per rilevare immediatamente eventuali manomissioni al sistema Fap o al circuito AdBlue.
La sperimentazione parte dalla A4
Al momento, la sperimentazione interessa la Sottosezione della Polizia Stradale di Palmanova, in provincia di Udine, dove sono stati consegnati i primi cinque dispositivi diagnostici. I controlli iniziali si concentrano su camion e autocarri, in collaborazione con Autostrade Alto Adriatico lungo la A4 e la rete autostradale friulana.
Secondo la polizia stradale, i controlli saranno estesi gradualmente ad altri reparti su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di garantire sicurezza stradale e tutela ambientale.
Sanzioni severe per chi manomette i sistemi antinquinamento
Le conseguenze per chi rimuove il Fap o disattiva l’AdBlue sono pesanti:
- Multe da alcune centinaia di euro fino a oltre 4.000 euro;
- Ritiro della carta di circolazione;
- Fermo amministrativo del veicolo fino a tre mesi.
L’introduzione di questi strumenti rende quindi più difficile sfuggire ai controlli, disincentivando una pratica che oltre a essere illegale, ha un impatto diretto sull’inquinamento atmosferico e sulla sicurezza stradale.