Multe per eccesso di velocità: in Italia tra le più salate d’Europa, fino al 10% dello stipendio

Attualità
13 giugno 2025, 11.46
carvertical auto
Un confronto tra 30 Paesi europei mostra come l’Italia sia tra i più severi per sanzioni stradali, mentre i Paesi scandinavi adottano sistemi proporzionali al reddito
Superare i limiti di velocità in Italia può costare caro, anzi carissimo: secondo un'analisi comparativa condotta da carVertical, il nostro Paese è tra quelli europei con le multe più pesanti in rapporto al reddito medio. Per chi oltrepassa il limite di 15 km/h, la sanzione ammonta a 173 euro, ovvero oltre il 10% di uno stipendio mensile medio, fissato a 1.693 euro. Si tratta di una delle incidenze più alte in Europa.
L’eccesso di velocità rimane una delle principali cause di incidenti stradali. Un incremento di soli 10 km/h rispetto al limite può ridurre drasticamente i tempi di reazione e aumentare il rischio di collisioni, specie in ambito urbano. Secondo diversi studi, ogni km/h in più può aumentare il rischio d’incidente fino al 4%.

L’Italia è tra i Paesi più severi: sanzioni fino a 695 euro

L’analisi di carVertical ha esaminato le multe in oltre 30 Paesi europei, mettendole in rapporto con il reddito medio nazionale. In Italia, le sanzioni possono salire vertiginosamente: tra i 10 e i 40 km/h oltre il limite, la multa può arrivare fino a 695 euro, il che significa perdere quasi mezza mensilità per un singolo eccesso.
Secondo la classifica elaborata dalla piattaforma di data intelligence, l’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per l’incidenza economica delle sanzioni stradali.
“In Europa, le sanzioni per chi supera il limite di 15 km/h variano da 10 a oltre 400 euro. I Paesi con multe più severe tendono ad avere meno veicoli danneggiati, ma entrano in gioco anche fattori culturali e di trasparenza” – spiega Matas Buzelis, esperto automotive di carVertical.

In Italia pochi veicoli incidentati? Non proprio: il problema è la trasparenza

Un dato che potrebbe sorprendere è che, secondo carVertical, solo il 12,6% dei veicoli controllati in Italia risulta coinvolto in incidenti. Tuttavia, questa cifra – precisa Buzelis – non è realistica.
“La vera percentuale di auto danneggiate in Italia dovrebbe superare il 40%, se non arrivare al 60%. Il problema è che questi dati non sono accessibili al pubblico e vengono condivisi solo tra assicurazioni e autorità. Questo crea un mercato dell’usato poco trasparente, penalizzando sia i consumatori che i rivenditori.”

Paesi scandinavi: multe altissime, ma proporzionate al reddito

Tra i Paesi con le sanzioni più severe ci sono Danimarca, Svezia e Finlandia. In Danimarca, superare il limite di 15 km/h costa 402 euro, pari a circa il 10% del salario medio. Ma è in Finlandia e Svizzera che si raggiungono i record.
In questi due Paesi, le multe sono proporzionali al reddito. In Finlandia, per esempio, superare di 30 km/h il limite può costare da qualche centinaio a oltre 100.000 euro. È famoso il caso di un milionario finlandese multato per 121.000 euro.
“Il principio è semplice: chi guadagna di più, paga di più. È una questione di equità – commenta Buzelis – ma anche un potente deterrente.”

Europa dell’Est: sanzioni blande ma frequenti

All’estremo opposto ci sono molti Paesi dell’Europa orientale. In Polonia, Lettonia o Repubblica Ceca, le multe per superamento dei limiti di velocità fino a 15 km/h vanno da 24 a 40 euro, equivalenti all’1,6–3,3% dello stipendio medio. Un impatto economico decisamente inferiore rispetto all’Italia o ai Paesi nordici.

La sicurezza non è solo questione di multe

Secondo carVertical, non esiste una correlazione perfetta tra severità delle sanzioni e sicurezza stradale. Tuttavia, nei Paesi dove le multe sono più pesanti – soprattutto se rapportate al reddito – si registrano in genere meno incidenti e più attenzione alla guida responsabile.
“Superare i limiti di velocità non è solo una questione economica. È una scelta che può mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri. Una guida prudente resta la migliore assicurazione per tutti”, conclude Buzelis.
loading

Loading