L’Europa prepara la sua risposta alle utilitarie cinesi e lo fa puntando su un modello che in Giappone è ormai parte integrante del paesaggio urbano: le kei car, piccole auto pensate per la città, agili e soprattutto economiche.
A Bruxelles, il vicepresidente della Commissione Europea Stéphane Séjourné ha confermato l’avvio del piano “Small Affordable Cars”, con un obiettivo chiaro: portare sul mercato europeo vetture elettriche con prezzi compresi tra i 15 e i 20 mila euro.
Un progetto per democratizzare l’elettrico
Il piano nasce dall’esigenza di rendere l’auto a batteria accessibile a un pubblico più vasto, superando l’attuale divario tra i costi elevati dei modelli elettrici e le possibilità economiche di gran parte dei cittadini dell’Unione.
Non si tratterà di una semplice copia delle citycar giapponesi, ma di una reinterpretazione “made in Europe”: dimensioni compatte, design urbano e produzione interna, per sostenere l’industria continentale ed evitare di lasciare campo libero alle case automobilistiche cinesi.
Le origini dell’idea: da de Meo a Elkann
Il concetto non è nuovo. Già negli anni scorsi Luca de Meo, ormai ex CEO di Renault, e John Elkann, presidente di Stellantis, avevano sottolineato la necessità di creare un’offerta popolare di auto elettriche. Senza un’alternativa accessibile, l’Europa rischierebbe infatti di restare indietro nella competizione globale, mentre la Cina continua a proporre modelli sempre più avanzati a prezzi sempre più competitivi.
Il nodo della tecnologia: solo elettriche o anche ibride?
Sul fronte politico, però, non manca il dibattito. L’Italia, tramite il ministro Adolfo Urso, ha accolto favorevolmente la proposta, chiedendo però che non sia vincolata esclusivamente all’elettrico. Roma spinge per una maggiore neutralità tecnologica, lasciando spazio anche a soluzioni ibride o a benzina a basse emissioni, per garantire inclusività in una fase di transizione ancora incerta.
Sfida industriale e geopolitica
Il progetto delle kei car europee rappresenta molto più di una semplice scelta di prodotto: è una strategia industriale e geopolitica. Da un lato, ridurre la dipendenza dall’import asiatico; dall’altro, offrire ai cittadini auto sostenibili e a basso prezzo.
La partita, dunque, si gioca su due fronti:
- Competitività industriale, con la necessità di produrre in Europa modelli convenienti e scalabili.
- Scelte politiche, legate al tipo di alimentazione da privilegiare in vista degli obiettivi ambientali e del futuro regolatorio.
Le kei car europee potrebbero diventare la chiave per rilanciare la mobilità urbana elettrica e per contrastare l’avanzata cinese sul mercato low cost. Resta da capire se Bruxelles sceglierà la via dell’elettrico puro o se, come chiede l’Italia, verrà lasciata aperta la strada ad altre tecnologie. Una decisione che definirà non solo il futuro delle citycar, ma anche l’equilibrio dell’intero settore automotive europeo.