In Giappone si chiude un capitolo irripetibile della storia automobilistica: la Daihatsu Copen esce di produzione, segnando la fine delle kei car sportive, piccole e leggere spider capaci di far innamorare generazioni di appassionati.
Dopo l’addio alla Nissan GT-R, anche l’agile roadster di Daihatsu lascia la scena, portando con sé un’eredità fatta di semplicità meccanica e puro piacere di guida.
La nascita di un’icona a misura di città
Presentata nel 2002, la Copen nacque come omaggio all’essenza più autentica della mobilità giapponese: compatta, accessibile e sorprendentemente divertente.
Con una lunghezza di appena 3,40 metri e un peso inferiore a 900 kg, la piccola spider incarnava alla perfezione la filosofia delle kei car, vetture nate per muoversi agilmente tra le strade strette delle metropoli giapponesi, dove lo spazio è un lusso.
Sotto il cofano, la versione domestica montava un quattro cilindri turbo da 660 cc, in linea con le rigide normative del segmento, mentre in Europa arrivò una variante con motore 1.3 aspirato da 87 CV.
Numeri modesti, ma sufficienti per offrire una guida leggera e sincera, che privilegiava le sensazioni rispetto alla potenza.
Un successo di nicchia e una comunità fedele
Pur rimanendo una vettura di nicchia, la Copen ha saputo conquistare un pubblico fedele di estimatori.
Appassionati attratti dal suo design retrò, dal tetto rigido ripiegabile elettricamente e dalla rara combinazione tra leggerezza e coinvolgimento meccanico, qualità sempre più rare nell’automotive moderno.
Nel 2014, con la seconda generazione, Daihatsu affinò il progetto introducendo nuove tecnologie e una carrozzeria più rigida, ma mantenendo fede al concetto originario: piccola, economica e divertente.
Tuttavia, la nuova Copen restò confinata al solo mercato giapponese, simbolo di una filosofia automobilistica ormai lontana dai gusti globali.
Un addio che racconta la trasformazione dell’automotive
La decisione di interrompere la produzione nel 2025 segna più di una semplice uscita di listino: rappresenta la fine di un genere. Le kei car sportive, un tempo emblema dell’ingegno giapponese, sono oggi schiacciate tra norme sempre più severe sulle emissioni, mercati dominati da SUV e veicoli elettrici e strategie industriali votate ai volumi più che alla passione.
La Daihatsu Copen resta così l’ultima testimone di una scuola costruttiva che privilegiava l’agilità, la leggerezza e il sorriso di chi guida, ricordando che non serve una supercar per provare emozioni.
Con la sua uscita di scena, il Giappone perde l’ultima vera kei-car sportiva.
E con essa, un piccolo ma prezioso frammento della sua cultura automobilistica.