Dal 2026 gli automobilisti italiani con auto Diesel dovranno fare i conti con una stangata sulle accise destinata a incidere concretamente sul portafoglio di ciascun guidatore. Secondo le tabelle della Legge di Bilancio 2026, l’allineamento dell’accisa a 67,29 centesimi al litro per benzina e Diesel comporterà un gettito complessivo di 694,4 milioni di euro nel solo 2026 e di quasi 3 miliardi di euro (2.962,4 milioni) nel periodo 2026-2030.
Quanto peserà sulle singole tasche
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, spiega che considerando il numero di auto Diesel in circolazione, la stangata si traduce in una tassa di oltre 42 euro per ogni veicolo nel 2026. Nel periodo 2026-2030, il costo medio per proprietario si aggira intorno a 180 euro.
Le cifre indicate tengono conto anche delle differenze tra regioni a statuto speciale e province autonome, oltre ai crediti d’imposta destinati a gasolio commerciale e taxi, ma questo non diminuisce l’impatto diretto sulle famiglie e sui singoli automobilisti, che anticiperanno comunque queste somme.
Un monito agli automobilisti
Dona sottolinea che, se il Governo vuole evitare la percezione di una politica fiscale che considera gli automobilisti come “polli da spennare”, le accise dovrebbero essere riallineate a un livello inferiore rispetto a quello previsto dalla legge. Altrimenti, il peso sulle tasche degli italiani rischia di diventare significativo, soprattutto per chi percorre molti chilometri con un’auto diesel.
Il quadro futuro
L’incremento delle accise è parte di un più ampio percorso di armonizzazione fiscale tra carburanti. Tuttavia, per chi possiede un veicolo Diesel, la conseguenza immediata sarà una spesa aggiuntiva ogni anno, che si somma ai costi già sostenuti per carburante, assicurazione e manutenzione.
In pratica, ogni guidatore Diesel dovrà prepararsi a pagare di più già dal 2026, con un impatto economico reale che si farà sentire fino al 2030 e oltre, a meno di correzioni legislative o agevolazioni mirate.